Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 14 settembre 2011

SIAMO TUTTI SULLA TORRE!

Matteo Frigerio (da Milano) Lega Internazionale dei lavoratori



Milano: intervista agli immigrati in lotta
 
A Milano, in piazzale Selinunte, spicca uno striscione che scende dalla cima della torre dove sono saliti due immigrati per iniziare una nuova battaglia per vita e per la dignità. Lo striscione recita: “Lavoriamo ma senza diritti”. Ai piedi della torre il presidio d’immigrati con la presenza di qualche italiano, altri striscioni e cartelloni, tra cui uno contro la legge sull’immigrazione “Bossi-Fini fabbrica di clandestini”, firmato dal Comitato Immigrati di Milano, un cartellone di solidarietà degli indiñados, e alcune bandiere: egiziane, palestinesi e anche una italiana. C’è qualche giornalista che parla con i ragazzi del presidio; si sente parlare di questo o quel dirigente che è passato, di quello che ha detto o non detto il sindaco. Due giovani italiani, Matteo ed Erica, volontari presso il centro sociale T-28 dove insegnano italiano ai lavoratori stranieri, sono insieme con gli altri a sostenere il presidio e raccontano che gli immigrati che conoscono sono, nella maggior parte dei casi, senza permesso di soggiorno, cosa questa che li espone ai ricatti dei padroni, oltre a spingerli ad accettare ogni lavoro in nero, a lavorare anche oltre 8 ore il giorno. Problemi che esistono in tutta Italia, e non solo a Milano, ed è sempre utile ricordare cosa sono costretti a sopportare questi lavoratori per poter sopravvivere. Parlando della giunta di centrosinistra, ad una nostra domanda, i ragazzi commentano che considerate le attuali priorità dell’Amministrazione di Milano, le promesse elettorali saranno disattese. Intanto il presidio si riunisce tutte le sere alle ore 20, sotto la torre, per un’assemblea pubblica che ha il compito di decidere come continuare la lotta.
Parlando con gli immigrati del presidio, in particolare con Rhouma Youness del Comitato Immigrati di Milano, chiediamo  immediatamente informazioni sui due lavoratori immigrati sulla torre, che vengono da Egitto e Marocco, e sulle ragioni della lotta. Obiettivo principale e immediato della protesta è la sanatoria del 2009 per colf e badanti, ormai conosciuta come la "sanatoria truffa". Per accedere a questa sanatoria, gli immigrati clandestini devono avere un datore di lavoro che garantisca che hanno un’occupazione: questo espone i lavoratori ai ricatti del padronato, che ne approfitta per comprimere ulteriormente i diritti già minimi degli immigrati facendo pendere sulla loro testa la “spada di Damocle” dell’espulsione. Oltre a questo tutti gli immigrati, al momento di presentare la domanda, devono pagare una tassa di 500 euro, che non sarà restituita nel caso la domanda non vada a buon fine. Ci sono poi anche casi d’immigrati che sono stati truffati da persone che si proponevano come intermediari per sbrigare le pratiche. Da questa situazione era già nata una protesta analoga nel 2009, a Brescia e a Milano. Chiedo agli immigrati di parlarmi un po’ di questa prima protesta e del suo fallimento, che ha poi portato alla lotta odierna. Rhouma mi dice che quando hanno iniziato la protesta, nel 2009, i sindacati confederali hanno incontrato il prefetto senza nemmeno chiedere agli immigrati quali fossero le loro precise richieste.
 
I sindacati confederali e la demoralizzazione delle lotte
Secondo Rhouma “la Cgil ha cercato di dividere gli immigrati, cercando di emarginare chi ha protestato in modo radicale contro la sanatoria. Non ha fatto nulla per approfondire la lotta. Sembra quasi che Maroni abbia delegato la Cgil per dividere le lotte e bloccarle” ci dice.  La lotta di due anni fa si è fermata appunto per una divisione interna al Comitato causata dalla linea della Cgil. E quindi ci spiega che i sindacati hanno avuto in quel periodo alcuni incontri col prefetto ritenuti dai sindacati stessi incontri di successo ma che in realtà non hanno portato ad un solo permesso di soggiorno per gli operai. “Ormai ci fidiamo solo di chi lotta insieme con noi” ripete.
Ovviamente le istituzioni borghesi sono completamente indifferenti alle problematiche degli immigrati; raccontano, infatti, che ad una manifestazione tenutasi il 29 dicembre scorso per sapere che fine avesse fatto il tavolo sull’immigrazione promesso dopo l’incontro sindacati-prefetto, dalla prefettura si è loro risposto con chiarezza cristallina: “Non c’è nessun tavolo”.
 
La piattaforma di lotta degli immigrati
Le richieste dei lavoratori immigrati seguono una piattaforma rivendicativa in continuità con le lotte precedenti, formata da sei rivendicazioni:
1. Rilascio del permesso di soggiorno a tutti quelli che hanno pagato per la sanatoria.
2. Prolungamento del permesso per chi perde i requisiti per il rinnovo (casa e lavoro).
3. Permesso di soggiorno per chi denuncia il lavoro nero (secondo le direttive della Comunità Europea del 2009 riguardo alla lotta al lavoro nero).
4. Cittadinanza per chi nasce e vive in Italia.
5. Diritto al voto per chi risiede in Italia da più di 5 anni.
6. Diritto all’asilo politico che, di fatto, in Italia oggi è negato.
Rhouma dice che questa è la piattaforma di base, stabilita già dalle lotte precedenti, ma ora gli immigrati stanno valutando di approfondirla, perché gli sviluppi della situazione vanno in senso opposto a quello che loro vorrebbero, sono sempre più negativi. Si propongono, infatti, di ottenere una revisione generale della condizione degli immigrati nel nostro Paese in quanto, per effetto della legge Bossi-Fini che lega il permesso di soggiorno al lavoro, non possono che arrivare come clandestini, vivendo costantemente in uno stato d’incertezza e sfruttamento. Gli obiettivi immediati della lotta sono al momento soprattutto l’assegnazione dei permessi legati alla sanatoria truffa e del diritto d’asilo. Sul primo punto sono chiarissimi: “Chi ha pagato deve avere il permesso di soggiorno altrimenti perché lo Stato ha preso i soldi? Se lo Stato non rilascia i permessi già pagati, allora significa che lo Stato stesso è un truffatore”.
Riguardo al diritto d’asilo, si percepisce l’apprensione degli immigrati del presidio per i loro fratelli che sono chiusi nei Cie (Centri d’ identificazione ed espulsione) o, peggio, respinti verso la morte nel Mediterraneo. Chiedono che il diritto d’asilo sia riconosciuto e sia effettivo, con un aiuto concreto per trovare una dimora degna ai riugiati e per il loro sostentamento.
 
Anche i lavoratori immigrati sono per l’unità delle lotte
Per concludere questa breve intervista, chiediamo a Rhouma se vuole fare un appello alla solidarietà. Ci dice: “Noi siamo qui e chiamiamo tutti i lavoratori, immigrati e italiani, tutti i disoccupati, italiani e immigrati, e tutti gli studenti, italiani e immigrati, ad unirsi alla nostra lotta. Noi siamo qui per portare ad un percorso d’unione delle lotte”.
A questo proposito, il Comitato sta valutando la possibile adesione allo sciopero che la CUB ha indetto contro la manovra finanziaria.
Questa posizione è un’altra dimostrazione che l’unità delle lotte tra tutti gli sfruttati è un’esigenza reale che i lavoratori riconoscono e che conferma ulteriormente la giustezza della battaglia dei compagni del PdAC che militano in “Unire le lotte – Area classista Usb” e di tutti i compagni che organizzano la medesima battaglia negli altri sindacati di base e nella Cgil.
Ci auguriamo che la voglia di lottare dei lavoratori immigrati ed il loro invito siano accolti da tutti i lavoratori d’ogni nazione, per farla finita col capitalismo in crisi e per la rivoluzione internazionale per poter arrivare finalmente al  potere dei lavoratori, in quest’autunno che si prospetta come il più caldo da molti anni.
 
 
(ringraziamo Alberto Francia, autore delle foto pubblicate in questa news)
 

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