Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 9 giugno 2012

L’ISTINTO LIRICO DI GIOVANNI MIRABASSI AL BEBOP DI ROMA

Daniela Floris fonte: http://www.online-jazz.net


Giovanni Mirabassi non viene spesso a suonare in Italia.  Eppure è uno degli artisti italiani più amati in Francia, suo Paese di adozione, e non solo in Francia.  L’occasione era da non perdere dunque: quasi tutti brani tratti dall’ultimo cd “Live at the Blue Note Tokyo”… e, in effetti, al Bebop (brillantemente ripresosi dopo i danni subiti per l’ alluvione del 19 ottobre scorso, della qual cosa ci rallegriamo perché è uno spazio adeguato e piacevole per ascoltare ) è stata una bella serata di musica.
Giovanni Mirabassi al , Gianluca Renzi al , Lukmil Perez alla : questo il Trio che ha regalato un Jazz pieno d’inventiva, di spunti nuovi, di momenti anche complessi dal punto di vista dell’intreccio dei suoni, ma senza mai perdere il filo logico di quello che si usa definire “lirismo” e che possiamo descrivere anche come una tensione irresistibile di Mirabassi a un notevole “pathos melodico”.
Questo fil rouge fa si che in ogni episodio di ogni brano, anche nel momento potenzialmente più ostico, la musica di Mirabassi sia emotivamente intellegibile, fruibile, persino cantabile … eppure è proprio Jazz quello che si ascolta, e non certo un jazz suonato per essere mellifluamente adattabile ai gusti del pubblico.
Il trio è coeso.  Gianluca Renzi, altro italiano “espatriato” a NY è prodigo di note, sia durante i soli sia durante le parti insieme.  Molto bravo, tecnicamente preparatissimo, è talmente strutturato da essere complementare alle belle divagazioni di Mirabassi, che ha un modo di suonare sorprendentemente istintivo: istintivo, non casuale.  Sa bene a cosa tendere ma si lascia aperte tutte le possibili vie per arrivarvi. Le ballad sono quasi dolorosamente drammatiche, ma sanno diventare anche aspre con ostinati e dialoghi serrati con la batteria di Perez (sanguigno e presente ma in ascolto continuo).
Se durante una ballad in ¾ il tema viene affermato con decisione ripetendolo a lungo con un unisono tra pianoforte e contrabbasso, quando poi si entra nel vivo quello stesso tema viene come progressivamente interiorizzato, celato, i volumi si assottigliano fino a un poderoso solo di contrabbasso di Renzi.
C’è anche il Blues, in cui Perez alla batteria dà un apporto ritmico molto creativo ed energico sia con le spazzole sia con le bacchette.
In questa complementarietà dei componenti del Trio è entrato con voluta misurata disinvoltura, per due brani, il sax di Paolo Recchia, all’inizio solo apparentemente intimidito, in realtà da subito inseritosi nel fitto dialogo di musicisti tra loro molto affiatati.
Non si può che augurarsi di ascoltare più spesso Giovanni Mirabassi in Italia, per adesso questa di Roma è stata una delle uniche tre date di quest’anno dopo un tour che ha toccato Europa, Giappone, Corea, Cina e Stati Uniti.

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