Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 26 settembre 2012

CON PROFUMO STESSA MUSICA PER I PRECARI

Fabiana Stefanoni

Dal concorso truffa alle rappresaglie contro i precari ricorsisti  alle condizioni disperate delle scuole terremotate. Ma riprende la mobilitazione nel mondo della scuola.

Quest'estate, in un'intervista rilasciata a "Tuttolibri", inserto della Stampa, il ministro dell'istruzione Profumo suggeriva agli studenti delle scuole superiori una serie di romanzi da leggere durante le vacanze estive. Tra i libri suggeriti dal ministro, anche I fratelli Karamazov di... Tolstoj. Più di uno studente (e, soprattutto, più di un insegnante...) sarà rimasto stupito nel vedere attribuito a Tolstoj il celebre capolavoro di Dostoevskij. Una svista, dirà qualcuno. Se non fosse che di errori di tal fatta si sono rivelati zeppi i test di selezione per accedere ai cosiddetti tfa (per chi è al di fuori del complicato mondo degli astrusi regolamenti scolastici, si tratta di corsi destinati ai docenti che da anni insegnano come supplenti nelle scuole senza possibilità, nemmeno formale, di essere assunti perché "privi di abilitazione"). E' lecito prevedere che anche i test selettivi dell'annunciato concorso - giustamente definito "concorso-truffa" dai comitati di lotta dei precari della scuola - saranno pieni di erroracci, imprecisioni, banalità.

La presa in giro del concorso
Udite udite. Il neoministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, già rettore del Politecnico di Torino, ha varato un bando per un nuovo concorso nella scuola. I posti messi a bando sono circa 11.500. A detta del ministro, una "buona notizia" per i precari della scuola, addirittura un "modo per normalizzare il Paese". Una buona notizia? Forse sì, più o meno come nei lager nazisti era per i deportati affamati una buona notizia l'arrivo della zuppa quotidiana, cioè una brodaglia nella quale galleggiavano vermi e pezzi di carne decomposta. "Arriva la zuppa per i precari affamati", grida oggi il ministro dalle prime pagine dei giornali. Peccato che dimentichi di ricordare quali sono le condizioni odierne in cui si trovano i precari della scuola.

I precari della scuola che da anni o decenni sono in attesa dell'assunzione sono almeno 350 mila (più di 300 mila inseriti nelle graduatorie ministeriali, altre migliaia di precari non abilitati che lavorano su chiamata delle singole scuole). Su di loro è caduta la mannaia dei tagli. Prima è stata la volta dei tagli del ministro Fioroni, titolare del dicastero nell'ultimo governo Prodi. Fioroni, in cambio della promessa vaga di un piano di assunzioni triennale (piano mai approvato realmente, perché doveva annualmente essere sottoposto al giudizio dell'allora ministro dell'economia Padoa Schioppa - quello, per chi non lo ricordasse, che citava ad esempio il modello coreano delle classi pollaio di 40 alunni), ha dato la prima grande mazzata ai precari della scuola: taglio di 40 mila posti di lavoro, grazie all'aumento del numero di alunni per classe. E' bene ricordare ai tanti precari che oggi guardano con favore alle dichiarazioni "a difesa della scuola pubblica" di Italia dei valori, Sel e Rifondazione che proprio i parlamentari e ministri di quei partiti, quando erano al governo, quei tagli avevano approvato e votato. Dopo Fioroni, è arrivata la Gelmini, il cui operato è noto ai più: 8 miliardi di tagli all'istruzione pubblica, trasformati nel licenziamento di 180 mila precari della scuola. Giustamente, è stato definito il più grande licenziamento di massa della storia della repubblica italiana. Peccato che, a definirlo tale, allora, ci fossero anche i parlamentari del Pd, i quali oggi sostengono un governo - il governo Monti - che quei tagli non ha la minima intenzione di mettere in discussione.
I tagli non sono solo cifre, ma sono tragica quotidianità per i precari della scuola. Negli ultimi anni le assunzioni a tempo indeterminato sono avvenute col contagocce, soprattutto decine di migliaia di precari che fino a qualche anno fa lavoravano regolarmente con supplenze, hanno perso il posto di lavoro, hanno visto ridotte le ore di lavoro (e di conseguenza lo stipendio) e peggiorate le condizioni di lavoro. Non che prima la vita del supplente fosse cosa facile, anzi: due mesi di disoccupazione come minimo tutti gli anni, cambi continui di posti di lavoro, incertezza lavorativa perenne. Ma almeno uno stipendio era, più o meno, garantito. Dopo i tagli l'unica cosa garantita è la disoccupazione. Gli ammortizzatori sociali varati dal governo precedente - il cosiddetto "salvaprecari", una sorta di cassa integrazione - hanno riguardato una fascia ristretta di precari e per un periodo molto limitato. Oggi Monti taglia anche quelli. Non solo: il ministero dell'economia ha anche bloccato, nello spirito della spending review (cioè lo spirito del "rubo ai poveri per risarcire i debiti dei ricchi"), la "monetizzazione delle ferie non godute". I precari della scuola che rinunciavano ai pochi giorni di ferie potevano contare su qualche soldo in più in busta paga l'anno successivo (soldi che potevano dare un po' di sollievo, dopo due mesi di disoccupazione). Monti ha tagliato anche quelli: i sacrifici come sempre richiesti a chi ha di meno.
E' in questo contesto che cade l'annuncio del "concorso" del ministro Profumo. 11 mila posti per un esercito di 350 mila. Il che significa che in una regione (se va bene) ci saranno poche decine di posti per centinaia e centinaia di aspiranti. Per molti insegnamenti non ci saranno nemmeno posti a disposizione. Una presa in giro bella e buona, soprattutto perché rivolta a un personale che ha già fatto corsi e concorsi, che ha conseguito lauree e specializzazioni, ha svolto tirocini in scuole di specializzazione e da anni ha conseguito competenze nei luoghi di lavoro. E' un'operazione di facciata, che non ha però tratto in inganno i precari della scuola, che sono proprio in questi giorni tornati in piazza per protestare contro questa ennesima truffa.

Il grottesco caso dei precari di Mantova
Le lotte contro i tagli, negli scorsi anni, non sono mancate. In tutta Italia sono sorti comitati di lotta dei precari della scuola, sono stati organizzati presidi, sit-in, manifestazioni. Ciò che è mancata, tuttavia, è un'azione di lotta e sciopero prolungati (come è avvenuto in altri Paesi, da ultimo negli Usa, a Chicago) in grado di strappare risultati. Anche in questo ambito, si è sentito il peso degli apparati sindacali burocratici, che hanno in passato sottoscritto accordi che hanno trasformato in reato lo sciopero prolungato nel pubblico impiego (da questo punto di vista l'apparato Cgil ha le responsabilità maggiori, per il peso che ha nel settore pubblico), privando in questo modo i lavoratori pubblici di un prezioso strumento di lotta. Più in generale, l'atteggiamento della burocrazia della Cgil è stato di timido appoggio alle mobilitazioni dei lavoratori della scuola, con la proclamazione di scioperi simbolici e di routine, senza alzare il livello dello scontro quanto sarebbe stato necessario. Parallelamente, il sindacalismo conflittuale e alternativo ha mostrato, anche sul terreno della scuola, tutte le sue debolezze, rivelandosi incapace - anche per settarismo e autoreferenzialità - di contrastare l'operato delle burocrazie.
E' così che la battaglia contro i tagli è stata persa e questo ha indebolito il fronte di lotta, favorendo fenomeni di riflusso e, in alcuni casi, la lotta tra poveri (basta pensare alle diatribe tra precari del nord e precari del sud in occasione della riapertura delle graduatorie, o alle contese tra precari abilitati e non abilitati: diatribe e contese spesso fomentate dalle burocrazie sindacali). In questo quadro, a molti precari è apparsa come unica possibilità di salvezza la strada dei ricorsi giuridici. Sono decine di migliaia i precari che hanno deciso di intraprendere questa strada, nella speranza di ottenere almeno qualche migliaia di euro come risarcimento danni della mancata assunzione in ruolo. Ed è qui che l'attacco ai precari della scuola ha mostrato il suo volto più feroce e, al contempo, grottesco. A Mantova i precari della scuola vincitori di ricorso - cioè quei precari che avevano visto riconosciuto dal giudice il diritto a un risarcimento economico - sono stati, per indicazione dell'Ufficio scolastico regionale, depennati dalle graduatorie! Si è trattato di una vendetta degna, per ritornare all'errore del ministro, dei più perfidi personaggi di Dostoevskij: ai precari che alzano la testa va inflitta una sonora punizione, cioè la perdita definitiva del posto di lavoro! E' una vicenda che, se da un lato ci mostra il carattere illusorio dello strumento dei ricorsi legali per difendere le ragioni della lotta (come dimostra anche la vicenda degli operai Fiat, padroni e governanti trovano sempre il modo di aggirare le sentenze dei giudici a loro poco gradite), dall'altro ci indica chiaramente che in questa fase né il governo né i padroni hanno intenzione di concedere nulla, nemmeno le briciole. Il "modello Pomigliano" è il modello di riferimento, anche per i ministri dell'Istruzione: e il principale mezzo che abbiamo a disposizione per respingerlo sono la lotta unitaria dei lavoratori, lo sciopero prolungato, l'azione di massa e permanente.

Scuole terremotate: tutto va ben madama la Marchesa
Per avere un'idea di qual è l'effetto dei tagli sulla scuola pubblica consigliamo un viaggio tra le scuole terremotate dell'Emilia. Consigliamo di fare un giro a Finale Emilia e Mirandola, perché chi ha visto i telegiornali che, trionfanti, hanno annunciato "l'avvio regolare dell'anno scolastico anche nelle scuole terremotate" - con studenti e genitori sorridenti e insegnanti altrettanto contenti di tornare al lavoro - ha un'immagine totalmente distorta della realtà dei fatti. Ciò che non si dice, prima di tutto, è che decine (!) di scuole e asili sono crollati dopo le due grandi scosse della scorsa primavera: se si è evitata una strage di bambini è solo perché la prima scossa è avvenuta di notte, la seconda quando le scuole erano chiuse. Le scuole che sono rimaste più o meno in piedi andranno abbattute, perché inagibili. Soprattutto, mentre centinaia di famiglie ancora alloggiano nelle tende in un territorio militarizzato (nelle zone terremotate sono più le macchine della polizia che i "volontari", dato che ogni azione concreta di supporto e aiuto alle popolazioni colpite dal terremoto è vietata, se non rientra nei canali istituzionali) e i container non saranno pronti fino a metà ottobre (se escludiamo i costosissimi container delle scuole private cattoliche che invece sono già arrivati). Molte lezioni si svolgono sotto tendoni (dove si muore dal caldo, o dal freddo, a seconda del clima), con due o tre classi accorpate, in condizioni di sicurezza piuttosto dubbie (non ci sono estintori né vie di fuga in caso di incendio, giusto per fare un esempio), senza impianti idonei a fare una lezione degna di questo nome.

Alcune scuole avevano deciso di rinviare l'inizio delle lezioni a metà ottobre (vista la mancanza dei container) ma, dopo probabili pressioni politiche, a pochi giorni dall'avvio delle lezioni, si è deciso di anticipare al 17 settembre l'avvio dell'anno scolastico. Perché? Semplice, per poter fingere che tutto va bene, che tutto è a posto nelle scuole terremotate. La conseguenza è il caos sia per gli studenti che per gli insegnanti, con lezioni-farsa fino a tardo pomeriggio (a Finale Emilia si va a scuola il sabato pomeriggio!): insegnanti di latino che fanno lezioni a classi che non hanno il latino nel piano di studi; insegnanti di matematica messi in assistenza in palestra durante l'ora di educazione fisica (sempre che la palestra resti in piedi...); insegnanti che vagano da un tendone all'altro per recuperare una classe dispersa; insegnanti che devono mettere a disposizione un'ora alla scuola aspettando sotto una tettoia con la pioggia che scroscia tutt'attorno; persino insegnanti costretti a fare lezione nel tendone della chiesa, sotto le statue della madonna e di Gesù cristo... Ma lo scopo è stato raggiunto: il ministro Profumo e il governatore Errani il 17 settembre hanno potuto emettere un comunicato stampa in cui proclamano che "seppur con qualche difficoltà, l'anno scolastico ha avuto inizio regolarmente nelle scuole terremotate". E intanto gli insegnanti e gli studenti delle scuole terremotate si preparano domani a una nuova giornata di lezioni sotto un tendone da circo, con tre classi tutte insieme. Una bella fotografia dello stato della scuola pubblica italiana dopo i tagli dei governi di centrodestra, centrosinistra e tecnici.


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