Nel sottosuolo di Frosinone esistono testimonianze
archeologiche estese per oltre 2.000 mq. Vestigia
di civiltà stratificate in ere
che vanno dal XII secolo avanti cristo, fino all’età imperiale romana .
Villaggi di capanne volsche su cui i romani hanno sovrapposto la loro magnificenza imperiale attraverso l’imponenza
di sontuosi impianti termali. Nelle viscere di mezza Frosinone bassa esistono dunque importanti testimonianze di brulicanti civiltà.
E’ dal 1997 che ogni tanto
da un buco fatto, oggi qua, domani là, nel complesso mare di particelle urbanistiche
private e pubbliche, queste millenarie
tracce tornano a veder le stelle . Una sciagura peggio della peste bubbonica per
le mire espansionistiche dei grandi edificatori della città e dei politicanti a loro asserviti.
Fortunatamente negli ultimi
anni piani particolareggiati
regionali, pareri delle varie sovraintendenze
, relazioni di insigni archeologi, ma soprattutto l’immane impegno dell’associazionismo frusinate,
hanno impedito la definitiva chiusura
nell’oblio del sottosuolo di questi tesori. Grazie alla strenua ed impari
battaglia di movimenti, associazioni e cittadini, nei confronti delle lobby fondiarie locali, nel
settembre del 2011 il comune di Frosinone approva ben DUE MOZIONI che
impediscono alle mire della speculazione edilizia di allungare le mani sui siti
archeologici.
In particolare, nella PRIMA PROPOSTA, presentata in prima battuta
il 7 giugno dall’allora consigliere di maggioranza
di Rifondazione Comunista Francesco Smania, e la cui votazione fallì per mancanza del numero legale, si impegnava
il comune a non concedere autorizzazione a costruire in aeree private, in
questo caso ci si riferiva al progetto
denominato “Portici”, limitrofe al sito comunale dove erano stati
rinvenuti reperti di interesse archeologico,
fino a che l’ente non avesse
ultimato scavi , finanziati in parte dalla Regione e con l’ausilio della
sovraintendenza ai beni archeologici, necessari a determinare la reale
rilevanza e ampiezza dell’intero sito archeologico.
Nella SECONDA MOZIONE ,
presentata dalla consulta delle associazioni, con la firma in calce di 750
cittadini, si stabiliva che il sindaco e la giunta avrebbero dovuto impegnarsi
nell’ avviare
tutte le iniziative necessarie alla
salvaguardia, alla tutela e alla valorizzazione dell’intera area archeologica,
vista anche la disponibilità dell’Assessorato alla Cultura dell’Amministrazione
Provinciale, e al recupero
dei vari beni archeologici rinvenuti nel corso
degli anni su tutto il territorio comunale , reperti di indubbio valore archeologico e
storico.
Gli strali del costruttore
titolare della lottizzazione contro gli intrepidi cittadini che avevano osato
profanare il suo sacrosanto diritto a spargere cemento, non si fecero
attendere. Sul giornale di famiglia il grande muratore fece fuoco e fiamme,
minacciando di lasciare la città, se questa fosse ancora rimasta in mano a
quattro banditi ecologisti.
Fu una vittoria, ma come ci insegna la storia ogni
diritto conquistato non è per sempre se non lo si difende con costante impegno. Al soglio di P.zza VI dicembre, nel
frattempo indebitatosi fino al collo anche per i mancati versamenti
degli oneri di urbanizzazione da parte dei marchesi di cazzuola uccellati dai
cittadini, sale il miglior amico della
classe dei grandi costruttori. Quel Nicola Ottaviani la cui campagna elettorale
fu sostenuta in cambio dello sblocco di milioni e milioni di metri cubi di
cemento.
Ed ecco puntuale il letale
contrattacco. Attraverso un atto legislativo la Regione Lazio, ente competente
nell’attribuzione delle autorizzazioni paesaggistiche, nella concessione cioè
di permessi ad edificare su aree di particolare interesse, trasferisce a quei comuni che hanno insediata una commissione paesaggistica,
la subdelega per deliberare in materia.
Disgraziatamente il comune di Frosinone dispone di questa commissione
che immediatamente, nel dicembre 2013, dichiara l’area dei “Portici” edificabile
incurante del danno che una tale decisione potrà arrecare ai reperti
sottostanti.
Il tutto rendendo carta straccia le delibere approvate nella precedente consiliatura e senza passaggi consultivi in consiglio comunale. Anni di lotte spazzati via in un baleno. La
reazione delle associazioni non si fa attendere. Si decide di impugnare la decisione del nuovo sindaco
ricorrendo al TAR, contro un provvedimento adottato nel disprezzo assoluto
delle delibere precedenti. Inoltre si interessano consiglieri comunali, oggi d’opposizione,
Raffa, Martini e Calicchia affinchè si
adoperino al risanamento dello strappo attraverso azioni specifiche, come un’interrogazione scritta da sottoporre
al consiglio comunale, la convocazione
di un consiglio straordinario , o addirittura
la presentazione di un esposto alla Procura della Repubblica.
Incassato
anche l’impegno a livello parlamentare della senatrice Pd Spilabotte disponibile a presentare un’interrogazione al
ministro Franceschini che possa
raccogliere altre firme di deputati e
senatori. Anche Nazerno Pilozzi deputato
di Sel ha concesso la sua disponibilità,
mentre l’onorevole Frusone del M5S ha già presentato una sua
interrogazione. Un interesse istituzionale
di indubbio spessore, ma che si faccia attenzione.
Perché non molti se ne sono accorti, ma la
questione delle terme romane, rischia di intrecciarsi con quella del nuovo
stadio Casaleno. In una intervista
rilasciata nei giorni scorsi al
quotidiano “il messaggero” l’assessore ai lavori Pubblici Tagliaferri spiegava
come il comune di Frosinone ha intenzione di finanziare la ristrutturazione
dell’impianto del Casaleno.
Tre milioni
di euro derivano da un vecchio prestito
trentennale di 16 milioni e rotti contratto con la Cassa depositi e prestiti,
un altro milione e mezzo dovrebbe arrivare dagli incassi degli oneri concessori.
Guarda caso 800 mila euro sono già belli e pronti in cambio della concessione a costruire sulle terme
romane.
Conoscendo le furbesche
attitudini dell’attuale sindaco, questi non ci metterà molto a sostenere che chi vuole impedire il progetto dei “Portici” blocca di fatto anche
il finanziamento del nuovo stadio. Se in
futuro i tifosi frusinati si dovranno privare del privilegio di vedere nella
propria squadra un Balotelli o un Insigne, sarà colpa di quei disgraziati che
hanno impedito la costruzione dei palazzi dei "Portici”. Una tale argomentazione
rischia inoltre di condizionare un eventuale campagna elettorale aperta da una possibile caduta della giunta
Ottaviani. Quale candidato sindaco avrà il coraggio di sacrificare il sacro
fuoco della passione calcistica alla tutela di quattro cocci messi in croce?
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