Liri Blues è andato in scena anche quest’anno. Fra enormi difficoltà
- per la solita mancanza di fondi che, sarà un caso, ma diminuiscono proporzionalmente
all’aumentare del profitto dei potentati
economici finanziari che fagocitano tutte le risorse a disposizione per la popolazione, compresi i fondi per la cultura -la
rassegna dell’Isra è andata in scena
ugualmente. Sicuramente la kermesse
sulla cascata ha subito un ridimensionamento: solamente due serate e un
cartellone corposo ma privo del grande nome. Anche se bisognerebbe
accordarsi sulla definizione di "grande nome". Per il sottoscritto Napoli
Centrale è un grande nome, per la
valenza tecnica dei musicisti, a partire da James Senese passando da Ernesto
Vitolo, Gigi De Rienzo e Fredi Malfi , per ciò che questo gruppo ha
rappresentato, sia nella storia della musica italiana, sia nella mia vita di
appassionato di musica e batterista a tempo perso.
Il gruppo, guidato da James Senese, ha animato la seconda serata preceduto dal set della Jonas Blues Band, nome
tutt’altro che secondario. Per completezza d’informazione segnaliamo che il
festival si era aperto nella giornata del 3 luglio con il gruppo Hadacol Special, con l'ospite d'eccezione Daniele Sepe, e i giovani della Homemade Jamz Blues Band. Globalmente possiamo
parlare di un cartellone di tutto rispetto nonostante la carestia.
Ma torniamo
al grande nome. Napoli Centrale è stata una delle band protagoniste di quegli
anni ’70 che molti si ostinano a definire “ANNI DI PIOMBO” . Periodo buio,
violento, ma sta di fatto che in quel decennio
, veniva approvato lo statuto dei lavoratori, e processi di democrazia partecipata
si diffondevano nelle fabbriche e nella scuole. Soprattutto in ambito musicale proliferavano
fior di gruppi composti da musicisti straordinari. Dalla Premiata Forneria
Marconi, alle Orme, al Banco del Mutuo Soccorso, dagli Area, al Perigeo, ai
Goblin, fino ad arrivare a Napoli Centrale. Volete
qualche nome dei solisti che animavano questi gruppi? Fermiamoci alla batteria:
Franz di Cioccio (PFM), Michi Dei Rossi
(Orme), Agostino Marnagolo (Goblin-Napoli Centrale), l’immenso Giulio Capiozzo
(Area).
Per militare in quelle band era necessaria una sola, ma indispensabile cosa:
saper suonare e bene anche. Come
direbbe il mio amico Mario Insenga,
protagonista anch’egli sul palco di Liri
Blues con gli Hadacol Special, i DJ mettevano i dischi e non li incidevano. Per
suonare nei locali dovevi eseguire brani originali, l’era delle cover band era
lontanissima. Si poteva proporre la
composizione di un altro gruppo, però doveva essere innovata, reinterpretata.
Ma
soprattutto in quegli anni Napoli Centrale, e gli altri protagonisti della
scena rock-progressive-jazz, andavano in televisione, senza problemi, avevano spazio
nei media anche se molti dei testi proposti,
in particolare dagli Area e da Napoli Centrale, erano decisamente sovversivi e ideologicamente schierati. Oggi
esistono gruppi di valore ma sono
relegati ai margini dalla dittatura del mercato che privilegia i soliti noti, o
i finti eroi dei talent.
In realtà i “mitici” di Napoli Centrale, hanno segnato
anche la mia storia di appassionato e schiatta pelli da strapazzo. Ho
passato momenti indimenticabili nel garage con i miei amici, Sandro bassista, Sandro chitarrista, Giovanni
sassofonista, io batterista a provare i brani di Napoli Centrale, quelli
strumentali in particolare, visto che tra noi nessuno sapeva cantare come
James. Sotto A’Suttana, il pezzo che accompagna la clip di foto del concerto di
Isola Liri, era quello che ci veniva meglio. Ore ed ore passate ad esaltare un passaggio
di James o l’arpeggio di Guarnera, il controtempo di Agostino Marangolo, a
bearci della loro maestria e straordinaria vena creativa.
Ecco perché, tornare
ad ascoltare “Campagna” “O’Nonno mio” “Acquaio’ l’acqua è fresca” è stato un
enorme piacere, oltre che una grande emozione. Due parole sui musicisti.
Ernesto Vitolo alle tastiere, Gigi De Rienzo al basso, Fredi Malfi alla
batteria. Questa line up ha contraddistinto la formazione nel corso degli anni ’90
segnando, fra l’altro, la collaborazione
con Pino Daniele, anch’egli bassista del gruppo nel lontano 1978.
Musicisti
eccellenti. Sontuosa la prestazione di Ernesto Vitolo con arpeggi e glissati
mozzafiato, l’apporto di Gigi De Rienzo è stato fondamentale. Il bassista, già
collaboratore del Tony Esposito jazzista, ha sfoderato perle di rara finezza
nel coagulare linee ritimiche e armoniche accattivanti. Straripante il drumming
di Fredi Malfi. Magmatico, sfavillante, poliritmico. Insomma nella tradizione
che vuole i migliori batteristi in circolazione al soldo della formazione napoletana.
Ed
infine, lui, James Senese, robusto sassofonista, ancora voglioso di sperimentare
sonorità particolari, e trascinante vocalist, magari un po’ più sobrio nell’avventurarsi
in tonalità alte o in falsetto. James Il
vero mattatore del gruppo, l’indelebile marchio della ditta “Napoli Centrale”. Un nome una garanzia.
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