Quiz estivo. Indovina
chi l’ha detto: “Dobbiamo governare. Tra
una soluzione brutta e una catastrofica bisogna scegliere la prima” Prodi? Bersani? Letta? Renzi? Sbagliato, nessuno di loro. Questa perla di
saggezza si deve ad Alexis Tsipras.
Fatemi capire. Si è messo in mezzo tutto
sto’ casino in Grecia , le elezioni anticipate, la battaglia con la
troika, il referendum, lo sciame di
soggetti ultrasinistri in religioso pellegrinaggio da tutta Europa, Calimera
d’Italia compresi, verso la rinata patria della democrazia per scegliere il male
minore? Allora non è cambiato nulla!
E’
una vita che riformisti vecchi e nuovi, propongono di optare per il meno peggio. Quando accadrà che la
moltitudine di lavoratori, precari, disoccupati, studenti, pensionati, sarà in
grado di scegliere il bene . Quand’è che
ci libereremo dalla dittatura del male, minore o peggiore che sia?
Il brutto preferibile alla catastrofe di Tsipras
prevede 12 miliardi di tagli, invece degli 8 proposti dalla Troika e rigettati del
referendum. In cambio si
otterrebbero 50 - 60 miliardi di aiuti
per il prossimo triennio e una riduzione dell’avanzo primario da realizzarsi attraverso quattro step : 1% nel 2015, 2%, 3% e 3,5% negli anni
seguenti sino al 2018 (la troika aveva imposto il 5%) . Ad una revisione delle imposte, che andranno
a piluccare qualcosa anche fra i più ricchi, ad una riduzione delle
spese militari, si contrappone un aumento
dell’Iva fino al 13% per i generi
alimentari di base e 23% su i prodotti lavorati, il tutto porterà ad un aumento
medio del cibo dell’8,65%. L’età pensionabile sarà elevata a 67 anni e dalle
pensioni verranno prelevati contributi per il sistema sanitario. Sono previste riforme del lavoro stile jobs act e privatizzazioni diffuse.
Oltre ai gioielli
famiglia, il Porto del Pireo su tutti, anche l’ex aeroporto ateniese di
Hellinokon, ex base nato, ex sede dei giochi del 2006 sarà venduto al miglior
offerente. 700 ettari pronti ad essere acquistati dall’armatore immobiliarista,
proprietario della Eurobank Spyros Latzis . Ad oggi quell’area ospita un
ambulatorio sociale gestito da proprio da Syriza, dove diversi medici prestano
alla popolazione più povera cure a titolo gratuito e dove è previsto
l’insediamento di un parco pubblico. Ma
se, come sembra certo, l’area finirà
nelle mani di Latzis è bell’e pronto un gigantesco piano di lottizzazione. Alla
faccia del male minore!
Il bello è che le istituzioni, potrebbero anche non approvare
questo piano giudicato poco credibile
dai ministri finanziari e dalla Ue. Francamente facciamo tifo per l’ex troika.
Speriamo che la proposta venga rigettata.
Finalmente si capirà, che con una Ue espressione dei
potentati finanziari, pronti ad aggredire con manovre speculative qualsiasi
governo si azzardasse a pianificare politiche redistributive, non è possibile
trattare.
La storia ce l’ha insegnato, con il capitalismo non si tratta. Quello
è il nemico di classe e come tale va combattuto. Come? Intanto disinnescando le
armi che oggi i neoliberisti possiedono. La prima, la più potente è
l’euro. Una delle grandi sciagure arrecate dalla moneta unica è l’impoverimento dei lavoratori, i quali hanno dovuto subire
pesanti compressioni dei salari , per sopperire alla svalutazione competitiva
non più possibile con la moneta unica. Su questa dinamica si è consumato il più
feroce attacco alla classe lavoratrice e alle classi subalterne. Si è prodotto
un impoverimento diffuso, per la continua devastazione del salario reale, il
cui reddito si è trasferito progressivamente verso il profitto.
Come è possibile
trattare in un contesto di regole stabilite da quattro banchieri, in cui il fiscal compact impone la macelleria sociale
ad intere popolazioni per rientrare di un debito che non hanno contratto. Quali
possono essere i margini di trattativa se ogni stato è costretto a sottoporre
le proprie leggi di bilancio a quattro
burocrati, pronti a segnare con la penna rossa ogni provvedimento teso a
ripristinare un minimo di giustizia sociale?
Ora le forze variamente collocate
alla sinistra di Syriza, gridano al tradimento. In realtà, le cose erano chiare
sin dalla presentazione del programma elettorale, completamente irrealizzabile. Non è
possibile sfuggire dal tritacarne dei memorandum, senza rifiutare totalmente le
regole dell’Ue compresa la moneta unica. L’obbiettivo di Tsipras finalizzato
alla ristrutturazione del debito senza
pagare dazio sociale e senza uscire dall’Euro era ed è pura chimera .
Purtroppo una significativa maggioranza di Greci ci ha creduto e adesso si
sente tradita.
Più realisticamente Tsipras
avrebbe dovuto tener conto del rapporto del
suo Parlamento sul del debito Greco definito
illegittimo, illegale e odioso. Illegale
perché le condizione imposte per concedere i prestiti da parte di FMI e Bce
hanno violato la Costituzione greca e il diritto internazionale, illegittimo perché quelle stesse condizioni hanno
disatteso gli obblighi in materia di
rispetto dei diritti umani, odioso perché
la Troika sapeva che le misure imposte erano antidemocratiche e avrebbero
portato a grandi violazioni dei diritti socio economici.
In base al rapporto,
dunque non si sarebbe dovuta neanche analizzare la possibilità di
rimodulazione, ma imporre il non pagamento di debiti, illegali, illegittimi e
odiosi. Si sarebbero interrotti gli aiuti da parte delle “Istituzioni” la Bce,
come è accaduto, avrebbe interrotto il flusso di denaro alla banche. Automatica dunque l’uscita
dall’euro con la conseguente ripresa dell’emissione della Dracma. La
svalutazione conseguente, se gestita in modo accorto, non sarebbe stata una
sciagura così devastante.
Posta l’adozione di un sistema per legare i salari
all’inflazione allo scopo di difenderne il potere d’acquisto, con l’emissione della
Dracma le banche sarebbero state nazionalizzate e anzi una moneta debole in un Paese in cui la maggiore risorsa è il turismo,
avrebbe potuto rilanciare in modo decisivo questa settore, ricavandone la
capacità finanziaria per far crescere le altre attività attraverso la
nazionalizzazione delle aziende in crisi senza indennizzo per i proprietari
privati.
Questo piano sin da subito avrebbe dovuto proporre Tsipras già dalla
campagna elettorale. Ma evidentemente Syriza insieme con le sue omologhe
formazioni europee, Podemos, Possiamo, (se ce lo permettono) Sel i frammenti di Rifondazione è entrata a
far parte della galassia riformista. Uno spazio lasciato vuoto dai partiti
socialisti europei, ormai convertitisi al verbo neoliberista. E da prassi
riformista, non è buona norma mettere in discussione il contesto capitalistico
borghese che ha portato alla disgregazione delle classi subalterne. E’ prassi
riformista, far finta di protestare per ammansire i propri rappresentati, e poi
trattare con la controparte. Dalla Grecia dunque nonostante un po’ di casino
non arriva proprio niente di nuovo.
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