Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 29 settembre 2010

Time for African Village

di Luciano Granieri




Credevate di esservi liberati della rubrica “ Il concerto a cui avrei voluto assistere”.  Ma il redattore di Aut, l’alter ego della redattrice  in blocco notes e macchinetta fotografica, ha una “fissa” (così si dice oggi) per la musica, in particolare per la musica popolare, quella non scritta ma che si trasmette  secondo una  cultura  orale (vedi trattato “Oralità e scrittura” di Walter J. Ong), ovvero la musica improvvisata, ovvero il jazz. Dunque niente di nuovo sotto il  mouse, stiamo per trasmettervi un nuovo estratto da un concerto di jazz .  Siamo a Vienna  nel 2002, Strauss e il “macellaio” Radetzky non c’entrano una cippa. I signori che ci deliziano con le loro evoluzioni musicali sono McCoy Tyner, classe 1938 da Philadelphia – pianoforte, Bobby Hutcherson, classe 1941 da Los Angeles -Vibrafono, Charnett Moffett, classe  1967 da Chicago - Contrabbasso, Eric Harland, classe 1976 da Houston- batteria. Stavolta Miles Davis non c’entra nulla potrebbe, rilevare un navigatore attento a tutti i nostri post di jazz. Sbagliato. Come tutte le strade portano a Roma, così tutte le vie del jazz post parkeriano portano a Miles Davis. McCoy Tyner infatti è stato un pilastro dello storico inarrivabile quartetto di John Coltrane, dal 1960, fino alla morte del sassofonista avvenuta prematuramente nel luglio del 1967.  Coltrane, a sua volta,  costituì nel 1958 uno straordinario  sodalizio creativo con Miles Davis che portò all’incisione, nel 1959, di quello che personalmente considero il più bell’album di jazz mai realizzato “Kind of Blue”  Riconosciuto a Miles ciò che è di Miles veniamo a presentare questo effervescente  quartetto. McCoy Tyner come detto è stato protagonista della combo di John Coltrane. Un ensemble che ha traghettato il jazz  dal post bop al free. Tyner, al pianoforte, Coltrane al tenore e soprano,  Elvin Jones alla batteria e Jimmy Garrison al Contrabbasso, hanno scritto alcune delle più suggestive ed innovative pagine della musica afroamericana, da  “Giant Steps” a “My Favourite Things”, da “Africa Brass”  fino a “Impression” e allo spirituale “Love Supreme” .  Lo stile di McCoy Tyner e molto particolare, la mano sinistra incalza con l’esecuzione di fraseggi netti  e percussivi, la mano destra invece tesse armonie incrociando  accordi molto sofisticati. Il tutto va a costruire uno stile molto personale ed inconfondibile, oltre che lasciare spesso il pianoforte scordato dopo ogni esibizione. Bobby Hutcherson è un maestro, un innovatore del Vibrafono e della Marimba. Partendo dal linguaggio  armonico e sofisticato di Milt Jackson, sviluppa uno stile che include fraseggi veloci, figure modali, tali  da approdare al  free più autentico. Un musicista a tutto tondo dalla tecnica sopraffina ha suonato particamente con tutti i giganti dell hard bop e del free, Freddie Hubbard, Jackie Mc Lean, Eric Dolphy, solo per citarne alcuni . Passiamo ora ai giovani. Eric Harland ha iniziato molto presto a picchiare su tamburi e cimbali, aveva solo 5 anni. La sua carriera corre parallela a quella di un altro enfant prodige della musica afroamericana, il trombettista Terence Blanchard, con lui ha scritto diverse colonne sonore per i film di Spike Lee. Il suo drumming rutilante, incalzante con le bacchette che volano agili sui piatti, è tecnicamente notevole, unisce l’esuberanza di Elvin Jones con la rigorosità ritmica di Roy Hynes, veramente un grande batterista. E veniamo al protagonista assoluto di questo pezzo, il contrabbassista Charnett Moffett. Charnett è il figlio di Charles Moffett, il batterista che accompagnò Ornette Colemann fra il  1965 e il  1967 già il suo nome segna una sorta di predestinazione: Charnett è la combinazione di Charles, il nome del padre, ed Ornette il nome di Colemann profeta del free jazz.  E’ un musicista “LIBERO”  dallo strumento, nel senso che dal suo contrabbasso esce di tutto, sonorità distorte e polifoniche eseguite con l’archetto, esecuzioni funky eseguite in slap, sequenze percussive con l’archetto usato come una bacchetta di batteria, addirittura nell’assolo del video si ascolta  anche la citazione del noto spiritual  “Amazing Grace” . Il brano diviso in due video per esigenze YouTubbistiche è “African Village” inciso nel 1968 da McCoy Tyner incluso nell’LP “Time for Tyner” con una line up composta  dallo stesso Hutcherson al vibrafono ma con Herbie Lewis al contrabbasso e Freddie Waits alla batteria . Il brano sembra fatto apposta per mettere in risalto le incredibili doti dei musicisti, dal magmatico assolo di Tyner, al velocissimo intervento di Hutcherson, all’incredibile sortita di Moffett. Da non perdere.
Buona Visione.







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