Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 22 gennaio 2012

120 ANNI FA NASCEVA ANTONIO GRAMSCI

Cinzia Cerè



Antonio Gramsci, nasceva ad Ales, provincia di Oristano, il 22 gennaio 1891. Il suo nome è indubbiamente legato al Partito Comunista Italiano, ma non solo, infatti tra i suoi scritti sono annoverati i migliori studi di analisi politico culturale della società dei primi del 900 con una lettura in chiave marxista. Di Gramsci si ricorda in modo particolare il concetto di egemonia culturale secondo il quale le classi dominanti impongono i propri valori politici, intellettuali e morali a tutta la società, con l'obbiettivo di saldare e gestire il potere intorno a un senso comune condiviso. Gramsci è stato deputato nel 1924, poi arrestato, perchè: "Per vent'anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare"; e infatti Gramsci, è stato condannato a venti anni quattro mesi e cinque giorni di reclusione; il 19 luglio raggiunse il carcere di Turi, in provincia di Bari. Gramsci è di salute cagionevole, soffre del noto morbo di Pott, arteriosclerosi, soffriva di ipertensione e di gotta. Tratto da "Quaderni del carcere": "La via che conduce all'egemonia del proletariato passa per una riforma culturale e morale della società. .....Tuttavia l'uomo attivo di massa - cioè la classe operaia, - non è, in generale, consapevole né della sua condizione reale di subordinazione, né della funzione che essa può svolgere. Il proletariato, «non ha una chiara coscienza teorica di questo suo operare che pure è un conoscere il mondo in quanto lo trasforma. La sua coscienza teorica anzi può essere in contrasto col suo operare»; opera praticamente e nello stesso tempo ha una coscienza teorica ereditata dal passato, accolta per lo più in modo acritico. La reale comprensione critica di sé avviene «attraverso una lotta di egemonie politiche, di direzioni contrastanti, prima nel campo dell'etica, poi della politica per giungere a una elaborazione superiore della propria concezione del reale». La coscienza politica, cioè l'essere parte di una determinata forza egemonica, «è la prima fase per una ulteriore e progressiva autocoscienza dove teoria e pratica finalmente si unificano».Ma autocoscienza critica significa creazione di una élite di intellettuali, perché per distinguersi e rendersi indipendenti occorre organizzarsi, e non esiste organizzazione senza intellettuali, «uno strato di persone specializzate nell'elaborazione concettuale e filosofica»

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