Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 27 gennaio 2012

Arbeit Macht Frei

Luciano Granieri



“Il lavoro rende liberi” era il messaggio di benvenuto posto sopra i cancelli dei campi di concentramento nazisti. Un messaggio di valorizzazione del lavoro stridente con quello che si perpetrava all’interno di quei luoghi. Nei lager il lavoro era simbolo di prigionia, di barbarie, di privazione della dignità umana, di morte. Nella guerra devastante che il capitale ha mosso contro la classe lavoratrice  sin dalla fine degli anni ’70 ad oggi, e che sta raggiungendo il culmine nella crisi attuale, si stanno mettendo in atto le stesse modalità di privazione che si compivano in quei luoghi, con meno violenza  sicuramente, ma solo perché i processi di annientamento ora  sono più subdoli e diluiti nel tempo. E’ un fatto che oggi i luoghi di lavoro sono la rappresentazione di campi di concentramento e la precarietà lo sterminio delle menti prima che dei corpi e tutto ciò sicuramente non rende liberi.  I nuovi padroni del terzo millennio  non si identificano più nella classe   dentatrice dei    mezzi di produzione,  ma  sono gli stregoni   del grande capitale finanziario, che   realizzano profitti  reali con soldi virtuali, sono i  grandi speculatori, le multinazionali capaci di  produrre merci e servizi  attraverso uno sfruttamento che non ha precedenti neanche nelle società più schiaviste. Questi nuovi padroni    provocano , così come accadeva nei campi di concentramento,  barbarie, privazione della dignità umana, morte. Il capitalismo non fa prigionieri. Provoca stragi e devastazioni peggiori della bomba atomica. Il capitalismo riesce a rigenerarsi dalla propria crisi determinando  guerre fra poveri, disgregando quella classe che dovrebbe contrastarlo, polverizzando qualsiasi elemento di solidarietà all’interno della società civile. La guerra del capitalismo non fa prigionieri, si avvale di  ascari, poveracci che, allettati dalla  promessa di elargizione di  diritti  che diventano  regalie,  si scagliano contro altri poveracci. Il capitalismo non fa prigionieri, utilizza populismo  ignorante,   neo fascisti,  neo nazisti, la peggiore espressione del razzismo e dell’odio per il diverso come maglio  per sfaldare il blocco sociale degli oppressi.  La guerra del capitalismo non fa prigionieri ma utilizza  i sistemi repressivi degli stati per annientare i movimenti popolari che osano contrastare il  loro  piano di saccheggio delle risorse pubbliche e di sfruttamento dei territori. Le ultime vicende sugli arresti dei No Tav ne sono una chiara prova. Dove non è possibile ottenere il pieno controllo degli organi dirigenti delle singole nazioni si fa in modo, attraverso speculazioni e ricatti, di sovvertire l’ordine democratico di quel paese ponendo al comando direttamente propri uomini. La vicenda italiana con la destituzione di Berlusconi a favore del tecnocrate dirigente dalla Goldman Sachs  Monti ne è dimostrazione evidente. E’ giunto il momento di lottare affinchè veramente il lavoro renda liberi e sia strumento di promozione sociale, permetta ad ogni individuo di conquistarsi la propria dignità sapendo che la sua attività produce benessere  per sè e per gli altri. E’ giunto il momento di difendere la ricchezza prodotta da chi lavora dagli assalti del capitale finanziario, per investirla a vantaggio dalla collettività. 



Editing: Luc Girello
Brano: Arbeit Macht Frei  - Area.

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