Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 22 gennaio 2012

Occorre conoscere il passato per dare risposte al futuro

Giuseppe Casarrubea


Stanotte dovrebbero averla finita dandosi finalmente una calmata. Ma non è così, le asce non sono state sotterrate, si sentono da vicino ancora i tamburi degli accampamenti e si può osservare il corredo dei pennacchi di fumo nel cielo plumbeo di quest’inverno nero.

Stamattina tutto è peggio di prima. L’acqua, la pasta e altri generi di prima necessità scarseggiano nei supermercati; alle pompe di carburante si vedono lunghe code di persone con bidoni in mano. Gli spazzini continuano a non passare perché i loro furgoncini sono a secco, e i ragazzi non vanno a scuola perché c’è un freddo cane.

La Sicilia è stata messa a ferro e a fuoco, presa d’assedio. Ma finalmente abbiamo capito la differenza che passa tra uno sciopero ordinato e composto, e la sollevazione dei fantasmi, della paura. Cosa significa sentire i piedi di qualcuno sulla testa. Nel primo caso avverti la forza collettiva, hai rivendicazioni condivise, sei attento ai bisogni di tutti. Nel secondo no. Perché sei in un ingranaggio malevolo, perverso. Non sono i netturbini a scioperare e neanche i dipendenti dell’Ato Rifiuti, ma categorie lontane da casa tua.

Entrano e te la mettono sottosopra. E per te, che sei siciliano, questo è già troppo. Eppure devi chinare la testa perché sei abituato a farlo da secoli, e, in più, non scioperano tanto i padroncini, i piccoli proprietari di un camion. Sono i proprietari dei Tir, i grandi padroni di bestiame, quelli che hanno sempre votato per Cuffaro o Lombardo che alzano i polveroni del disagio e della confusione. Il governatore della Sicilia ha venduto l’acqua dei monti Sicani alla Nestlè, eppure non si trova acqua al supermercato.

Alcuni prodotti di prima necessità si stanno riducendo a livello del grano ai tempi dell’ammasso. I baroni lo occultavano per fare lievitare il prezzo. Si dice che così i forconi rivendicano i diritti dei siciliani e fanno gli interessi collettivi. Molti s’accodano, magari plaudendo.

Le cose non stanno come appaiono. Quando uno sciopero, un blocco stradale, ferroviario o marittimo si risolve contro le famiglie, contro quelli che ogni giorno lavorano e devono recarsi al mercatino per risparmiare qualche soldo, non può che essere nocivo. Ieri una giovane insegnante ha collocato una tenda davanti alla sua scuola, non potendo viaggiare. Quando è il piccolo commerciante, l’artigiano, lo studente, il padre di famiglia, l’ammalato, il pensionato a pagarne le spese, qualcosa non funziona. E’ intuitivo che se uno sciopero ha effetti solo contro la popolazione e non su una ben chiara controparte, non solo qualcosa non funziona ma c’è dell’oscuro dietro.

Abbiamo assistito a furti di carburante, all’assideramento delle persone, a vetrine rotte e a incomprensibili discorsi improvvisati di signorotti che forse rappresentano solo se stessi. Li vediamo poi in abiti da sera, allegri nei loro salotti, mentre la povera gente viene illusa. Ora si minaccia l’allargamento della “lotta” ad altre regioni d’Italia.

C’è o non c’è, allora, una strategia nazionale dentro la muraglia grigia del disagio sollevato in questi giorni? I pastori sardi se la intendono o no con i forconi siciliani, con gli allevatori lumbard e con altre categorie regionali? E tutte assieme sono o non sono attraversate dagli interessi corporativi di autotrasportatori, magnati della terra e delle produzioni agricole, proprietari di impianti zootecnici, vaccari e pecorai abituati da secoli a far pascolare i loro animali in terreni altrui, a disinvolte transumanze a costo zero? E se c’è una strategia, chi sono i fautori di un piano tanto diabolico da sovvertire il vecchio ordine democratico e costituzionale e persino la serenità dei comuni mortali?

il manifesto che gira tra molti aderenti a Forza Nuova (Facebook)

Alcuni dati sono trapelati. Si cominciano a conoscere, ad esempio, i legami dei Forconi con esponenti di Forza Nuova, con piccoli gerarchi neofascisti. Per quanto il capo dei forconi, Martino Morsello dica che non ha nulla a che fare con la politica, quanto da lui dichiarato non tranquillizza proprio.

Almeno centomila organizzati – come afferma – scenderebbero in campo a un suo fischio. Sua figlia, Antonella, è una dipendente di Forza Nuova e qualcuno la dà come vera e propria ideologa del movimento. Forse sono dicerie. Ma non è diceria il fatto che gestisce la pagina Facebook dei Forconi e ha comunicato i nomi dei primi referenti regionali (quelli di Calabria, Lazio e Puglia) nominati direttamente da lei. Pare che i primi referenti regionali siano tutti di Forza Nuova. Ci sarebbero Umberto Mellino per la Calabria, Antonio Mariani, responsabile Agricoltura di Forza Nuova di Frosinone, per il Lazio, e Fabiano Fabio di Foggia per la Puglia.

Tra gli aggiornamenti pubblici attivati dalla Morsello nella sua pagina Facebook c’è, al primo posto, un gruppo di oltre 1.200 iscritti che si identifica con il volto di Benito Mussolini. Porta la dicitura “Movimento Sociale Italiano” e la seguente precisazione: “Lavora presso il Duce”. Chi sono questi 1.200 cavalieri dell’Apocalisse? Sanno o no che in Italia è un reato ricostituire il disciolto partito fascista, o addirittura lavorare per un dittatore anche se morto? E non è finita. Tra i simpatizzanti dei forconi c’è Giovane Italia, il movimento giovanile del Popolo della Libertà, a suo tempo tenuto a battesimo, se non ricordo male, da Marcello Dell’Utri. Sono schierati tutti con “Forza d’Urto” la cui ideologia nelle pagine Facebook si ispira direttamente a Mussolini. L’ex duce è presentato come l’uomo che per primo pareggiò il bilancio dello Stato, senza ricorrere all’ Ici, all’ Irpef, e a tasse varie come Irap, Tarsu e quant’altro. Questo spiega perché, durante lo sciopero di ieri a Palermo, uno studente che farebbe meglio a studiare di più e a manifestare meno, abbia bruciato la bandiera italiana, assunta a simbolo dello Stato e di una classe politica vista tutta in blocco come corrotta.

Ci fa piacere, perciò, che il procuratore della Repubblica Messineo abbia voluto aprire un dossier “per verificare eventuali intromissioni mafiose in questa specie di movimento che ci siamo venuti a trovare tra i piedi. E non solo per le dichiarazioni del presidente degli industriali siciliani. Ci pare doveroso dire che l’angolatura dello sguardo non potrà essere solo la mafia, ma un intrigo di forze oscure in cui, anche questa volta, come molte altre volte in passato, questo fenomeno, volenti o nolenti, si è saldato ai gruppi eversivi di destra, per pescare, come sempre, nel torbido. Perciò, sarà pure estraneo a Cosa Nostra l’onorevole Roberto Fiore, cofondatore con Massimo Morsello di Forza Nuova, ma la loro collocazione politica ci pare poco rassicurante. Fiore, intervistato da Giuseppe Parente (v. blog di Ugo Tassinari) ha dichiarato:

“Il mondo della terra e quello dei padroncini e dei tassisti è filosoficamente vicino a FN. […] La nostra analisi ideologica è che il mondo liberalmarxista (purtroppo esiste ancora questa categoria) odia quelle categorie e le vuole morte, mentre noi vediamo in queste categorie, nella protezione dei corpi intermedi, nella rinascita del mondo della terra in particolare, il cuore della prossima Rivoluzione”. A parte la confusione tra rivoluzione e reazione, o meglio tra innovazione e conservazione, c’è da dire che dietro l’agitarsi dei forconi tridentati, c’è un’immagine deformata di Sicilia e di Nazione. La prima è ridotta alle sue scarne tre punte, declassata dal mito della terra dei giganti e delle sirene, dalla classicità goethiana, a oggetto oscuro di ribellismo medievale. La seconda è vista come una sommatoria di piccole corporazioni in ebollizione che tanto ci richiamano il tumulto dei Ciompi, gli antichi lavoratori della lana. Ma eravamo nel XIV secolo e si potevano capire. Oggi no. Solo Fiore ne è entusiasta quando oltre che ai forconi fa appello ai tassisti, ai camionisti e non si sa a quante altre singole e isolate categorie di lavoratori per scagliarle tutte contro le politiche del default di Draghi e di Monti. Ma come mai quell’avveduto uomo qual è Giorgio Napolitano non si è accorto prima della presenza nel nostro Paese di uno statista come Roberto Fiore? Oggi non si trova più in territorio inglese a contatto, dicono le cattive lingue, con i servizi segreti britannici, l’MI6, come pare abbiano scritto i redattori della Commissione parlamentare di Inchiesta sul razzismo e la xnofobia (1991). E forse non è neanche vero che Fiore abbia avuto qualche predilezione per Julius Evola e che sia stato cofondatore di Forza Nuova. Ma un paio di anni fa era o non era a Bergamo alla testa di un manipolo di naziskin armati di mazze a inneggiare contro gli immigrati di quella città?

Ora, a proposito dei forconi dice: “Abbiamo la nostra proposta regina per la crisi e per queste categorie in difficoltà: la Moneta di Popolo. Anche in questo caso la sinistra, salvo qualche eccezione, non capisce. Il sistema non ne può parlare perché la forza di questa tesi è disarmante e noi procediamo di città in città nella conquista di cuori e cervelli. Negli ultimi cinque giorni ho parlato di questo tema di fronte a centinaia di persone a Cremona e Chieti”.

Gli va dietro Martino Morsello, “leader naturale dei Forconi”. Pare sia stata la stessa natura a fare di quest’uomo singolare un leader. “Con lui – precisa Fiore – c’è un rapporto di stima, è noto che sia intervenuto al nostro congresso e sua figlia è una militante attiva del Movimento. Nulla da nascondere, nulla da interpretare. Certo che anche qui i nostri detrattori avrebbero capito qualcosa in più se fossero venuti al nostro Congresso. Un Congresso che ha visto 10 delegazioni straniere e personaggi di tutti i settori parlare di un Italia che non muore e che emergerà combattiva nei prossimi mesi”.

Speriamo bene. Per ora ci basta sapere che Fiore fu denunciato per associazione sovversiva. Faceva parte di Terza Posizione (fonte: Osservatorio sul razzismo). Il che ci spiega molte cose, anche se all’epoca era poco più che un ragazzo.

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