Il 2 giugno del 1946 con un referendum l’Italia sceglieva la Repubblica
in luogo della monarchia. Ma siamo sicuri che ciò è quanto volesse il popolo?
Qualcuno parlò di brogli, tanto che re Umberto si rifiutava di partire. In
realtà per noi la democrazia è affare complicato e faticoso. Ci piace che qualcuno decida per noi, il Re ci piace. Tanto che per mantenere un ricordo dei bei tempi andati abbiamo lasciato che le nazionali sportive
italiane indossassero le magliette con l’azzurro dei Savoia.
Che la democrazia
non fosse cosa per noi l’abbiamo realizzato immediatamente. La Costituzione?
Mamma mia che fatica rispettarla! E allora dopo un comprensibile spaesamento
abbiamo incoronato il Papa Re, ma il Papa o fa il Papa, o fa il Re, per cui, il regno non fu così risoluto. Dopo poco meno
di trent’anni di dominio quattro teste calde scesero in piazza. Si erano messe in testa di esercitarla veramente la democrazia, pensate avevano osato ottenere
diritti civili, migliorare le condizioni dei lavoratori.
Anche l’operaio voleva
il figlio dottore. Troppo casino, troppa
fatica. Che si erano messi in testa questi quà?
I decreti delegati nelle scuole, i consigli di quartiere, tutta roba da
togliere il sonno e far rovinare la salute.
Meglio individuare e incoronare al più presto un nuovo Re.
Dopo un ventennio
di spaesamento si trovò il nuovo monarca. Un greve industrialotto brianzolo
tolse le castagne dal fuoco allo stanco popolo italiano. Silvio Berlusconi da
Arcore trasformò l’Italia in una grande reggia di Versailles. Come Luigi XIV, ma molto più gretto, egli la popolò, non di artisti, scrittori e intellettuali, ma
di lacchè, leccaculo, scioperati
corrotti, corruttori, attricette, puttanelle da quattro soldi ai quali
diede anche importanti incarichi di governo.
Si pensi che a queste sciacquette
mise in mano, oltre che diversi membri dei suoi sodali, e il suo, le sorti di consigli regionali, della scuola pubblica della
tutela dell’ambiente e del rispetto
delle pari opportunità . Mentre li
popolo italiano, rincoglionito dalle sue televisioni e prostrato dalla
grettezza culturale che il suo regno diffondeva, lo osannava come uomo della provvidenza capace
di sconfiggere anche il cancro , lui, il Re, si affidava a mafiosi e camorristi
di ogni specie e risma, frodava il fisco, spacciava qualche mignottella a lui cara come nipote di
capi di Stato .
Il suo motto “ghe pensi mi” era musica per le orecchie per la pigra gente italica. Sotto il suo regno
l’Italia si impoverì economicamente
e culturalmente. Il notevole numero
di sgherri in grado di ricattarlo, essendo a conoscenza
delle sue malefatte, lo indebolì tanto
da costringerlo ad abdicare. In realtà in alcune parti degradate della Nazione,
come nella nostra provincia, molti lo riconoscono ancora come Re.
L’abdicazione
di Re Silvio avvenne in favore di un altro grande monarca. Re Giorgio
Napolitano. Il bi-presidente riportò la calma fra le genti italiche,
sconquassate dalla decadente fine del monarca di Arcore. Re Giorgio si fece
garante della pax capitalistica e mafiosa, assicurando le costanti ruberie delle èlite ai danni dei lavoratori. Osannato dal popolo
che lo incensava come un vecchio saggio Il
suo è stato un interregno. Si è avvalso
della collaborazione , per un certo
periodo, di un banchiere e di un autorevole burocrate. Ma
poi la sua avanzata età lo ha convinto a passare la mano al suo delfino precedentemente
ammaestrato .
Re Matteo. Questi dopo aver pugnalato alle spalle l’autorevole
burocrate si è preso di forza il trono. Anche Re Matteo, come il suo
predecessore di Arcore è circondato da truppe cammellate, da leggiadre
pulzelle, ligie studentesse, che non hanno la discinta sfacciataggine delle
cortigiane berlusconiane, ma sono sempre pronte ad osannare il sovrano. Così come
altri studentelli usciti dai boy scout sono pronti a ripetere la
lezioncina delle sulle riforme, sull’elemosina
degli 80 pauli roventi gettati alla
plebe per bruciargli le mani come fece il Marchese del Grillo.
Re Matteo ha lo
stesso carisma di Berlusconi ed è di quasi quarant’anni più giovane. Eccolo il
nuovo Re osannato e riverito, pronto a cambiare il regno lancia in resta
lottando contro gufi e rosiconi. Anche
lui è stato incoronato dal popolo con un plebiscito. E mentre le genti italiche
sono tranquille consapevoli che per decenni avranno un sovrano che li guiderà,
questi continua ad assicurare la pax capitalistica e la disfatta delle classi
meno abbienti.
Ma che ci volete fare? A
noi italiani piace che qualcuno ci dica cosa dobbiamo fare. A noi piacciono i
Re che ci sollevano dall’incombenza di esercitare le prerogative
democratiche. Oggi è il 2 giugno si
festeggia la nascita della Repubblica. Quanta fatica sprecata! Meno male che c’è
la parata dei militari, e chi se ne frega se l’articolo 11 della Costituzione
dice che l’Italia ripudia la guerra. Vuoi mettere la soddisfazione di agitare
la bandierina tricolore mentre i soldati calcano l’asfalto dei fori imperiali!
Buon 2 giugno dannazione!
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