Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 7 giugno 2014

Il governo contro il popolo

Mentre il forum regionale per l'acqua pubblica sta definendo le linee guida per l'applicazione della prima legge d'iniziativa popolare approvata dalla regione in merito alla gestione partecipata  sull'acqua, il paladino eletto come unto del signore dal popolo del Pd  Matteo Renzi,  gliela scippa. Il governo infatti  boccia la legge decisa dal popolo, nè più nè meno  di quanto fatto   da Monti e Berlusconi. Cambiare verso all'Italia è il mantra recitato dalle truppe renziane, già ma solo per alcuni aspetti. Le leggi per la precarizzazione del  lavoro e la volontà di gettare nel cesso quanto deliberato dal popolo, prima con il referendum e poi con la legge d'iniziativa popolare regionale sulla gestione partecipata dell'erogazione idrica,  mantengono drammaticamente lo stesso odioso verso sancito da decenni di potere degli interessi privati, del capitale finanziario,  sulla sovranità del popolo che, nel caso dell'acqua è stata esercitata,senza se e senza ma, nelle forme e nei limite della Costituzione. Ricordare come nel 2011 gli Ascari piddini cavalcarono alla stregua di   una loro vittoria quella ottenuta nei referendum organizzati dai comitati per l'acqua pubblica è ributtante e nauseabondo. VERGOGNATEVI!!!

Luciano Granieri

Il governo ferma la legge del Lazio sull’acqua “pubblica”


Il governo ferma la legge del Lazio sull’acqua ‘pubblica. E, lo fa impugnando il provvedimento che la Regione aveva approvato meno di tre mesi. Alla base della decisione di Palazzo Chigi il contrasto con la Costituzione. La ‘bocciaturà ha per molti un suono stridente rispetto ai risultati referendari, dal momento che la legge in questione (‘Tutela, governo e gestione pubblica delle acquè, la n.5 del 4 aprile 2014, approvata dal Consiglio regionale all’unanimità) era la prima che, di fatto, traduceva in disposizioni normative le proposte avanzate dal ‘popolò dell’acqua pubblica nel 2011, poi votati da 27 milioni di italiani. E c’è anche chi, come Forza Italia, spara la cartuccia dello scontro politico tra il premier Matteo Renzi e il governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Ora, su proposta del ministro per gli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta, il consiglio dei ministri decide di impugnare quella legge perchè «numerose disposizioni, riguardanti l’organizzazione e la gestione del servizio idrico integrato, contrastano con la legislazione statale in materia di tutela della concorrenza, dell’ambiente, e dell’ordinamento civile»; tali disposizioni infatti – afferma Palazzo Chigi – sono «in violazione» del secondo comma dell’articolo 117 della Costituzione. «È grave e non giustificabile – osserva subito Green Italia – l’impugnazione decisa dal governo che rappresenta la traduzione normativa della vittoria dei cittadini che hanno combattuto e poi votato al referendum perchè l’acqua restasse un bene di tutti. Impugnare una legge che chiaramente è in linea con l’esito referendario è uno schiaffo». Sulla stessa linea il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, che ‘pungè Palazzo Chigi: «La decisione del governo è forse il primo passo per una privatizzazione delle risorse idriche del nostro Paese. È incomprensibile che il governo abbia voluto impugnare uno dei pochi atti legislativi che ha seguito proprio a le indicazioni referendarie». Sposta il tavolo del confronto Giuseppe Simeone, consigliere regionale di Forza Italia, facendone una questione politica: «Avevamo mosso dei rilievi e siamo stati derisi. Oggi quei rilievi sono patrimonio dell’impugnativa del governo contro quella stessa legge. Non si può certo dire che il governo sia di un’altra parte politica. Zingaretti è stato bocciato da Renzi». A rincarare la dose ci pensa Ncd, con il capogruppo regionale Pietro Di Paolo: «Il governo Renzi boccia Zingaretti» dimostrando «l’approssimazione della giunta di centrosinistra» che lavorando con «superficialità» ha fatto «un lavoro in fretta in furia. Zingaretti ora faccia i compiti a casa e rimedi al pasticcio». La legge ‘fermatà dal Cdm stabilisce che «l’acqua è un bene naturale e un diritto umano universale». Un principio che apre alla definizione di assenza del mercato dalla gestione dell’acqua: «Tutte le acque superficiali e sotterranee sono pubbliche e non mercificabili». La gestione deve essere svolta «senza finalità lucrative e ha come obiettivo il pareggio di bilancio, persegue finalità di carattere sociale e ambientale». Tanto che prevede la costituzione di due fondi: il primo per la ‘ripubblicizzazionè (cioè gli enti locali che vogliono tornare a gestire il servizio), il secondo di «solidarietà internazionale» per «concorrere all’accesso all’acqua potabile a tutti gli abitanti del Pianeta» anche grazie a progetti di cooperazione.

Renzi      blocca   Zingaretti     sull'l'acqua 
Andrea Palladino, 6.6.2014 fonte : http://ilmanifesto.it/
Beni comuni. Per il governo la norma approvata dal consiglio del Lazio «viola la concorrenza»
Era la prima legge per la gestione — pub­blica e par­te­ci­pata — nata diret­ta­mente dai con­si­gli comu­nali, su spinta dei movi­menti. Riguarda il Lazio, dove opera Acea, il primo gestore di acque­dotti del paese, con milioni di cit­ta­dini ser­viti. Per Mat­teo Renzi, però, è da rifare.
Il con­si­glio dei mini­stri ha impu­gnato ieri la legge regio­nale appro­vata due mesi fa, «in quanto nume­rose dispo­si­zioni — si legge nel comu­ni­cato stampa del governo — riguar­danti l’organizzazione e la gestione del ser­vi­zio idrico inte­grato, con­tra­stano con le regole riser­vate alla legi­sla­zione sta­tale in mate­ria di tutela della con­cor­renza, dell’ambiente, e dell’ordinamento civile, in vio­la­zione dell’articolo 117, secondo comma, let­tere e ), l), e s), della Costituzione».
Tutela della con­cor­renza è l’espressione che ha con­sen­tito ai governi Monti e Ber­lu­sconi di aggi­rare il refe­ren­dum del 2011, man­te­nendo, nei fatti, un sistema di gestione pri­vata dell’acqua. Lo stesso pas­sag­gio della com­pe­tenza per le tariffe all’agenzia per l’energia ha avuto come esito la ripro­po­si­zione della remu­ne­ra­zione del capi­tale inve­stito — abro­gata dal voto popo­lare — sotto altra forma. La legge della regione Lazio intro­du­ceva il prin­ci­pio della gestione senza pro­fitto, con la pos­si­biltà di resti­tu­zione ai comuni della sovra­nità effet­tiva sul sistema idrico inte­grato. Da subito i gestori, con Acea in prima linea, hanno fatto sapere non aver gra­dito la nuova legge, evi­den­ziando pro­prio una pre­sunta vio­la­zione della con­cor­renza. La stessa osser­va­zione arri­vata dal con­si­glio dei mini­stri di ieri. Ora si pro­fila uno scon­tro tra la giunta Zin­ga­retti e il governo Renzi, sul tema deli­cato delle pri­va­tiz­za­zioni. A patto che il gover­na­tore voglia ancora difen­dere la nuova legge, votata dalla sua maggioranza.

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