Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 27 luglio 2014

Parole di saggezza per capire finalmente "Che fare"

a cura di Luciano Granieri


“Se i centri finanziari impongono la loro legge (quella del mercato) a nazioni e a gruppi di nazioni , allora dobbiamo ridefinire i limiti  e gli scopi della politica, ovvero del che fare politico. Conviene allora parlare della megapolitica. Quando diciamo “megapolitica” non alludiamo al numero di quelli che in essa agiscono. Sono pochi, molto pochi, quelli che si trovano in questa “megasfera”. La megapolitica globalizza le politiche nazionali, cioè le assoggetta ad un comando che ha interessi mondiali (che per solito sono in contraddizione con gli interessi nazionali) e la cui logica è quella del mercato, vale a dire quella del profitto economico. E’ con questo criterio economicista (e criminale) che si decide su guerre, crediti, compravendita di merci, riconoscimenti  diplomatici, blocchi commerciali, appoggi politici, leggi sulle migrazioni, colpi di Stato, repressioni, elezioni, unità politiche internazionali, rotture politiche internazionali, investimenti, in altre parole, sulla sopravivenza di nazioni intere. Il potere mondiale dei centri finanziari è tanto grande, che può prescindere dal segno politico di chi detiene il potere in una nazione, se questi garantisce  che il programma economico (cioè la parte che corrisponde al megaprogramma economico mondiale) non venga alterato. Le discipline finanziarie si impongono ai diversi colori dello spettro politico mondiale. Il grande potere mondiale può tollerare un governo di sinistra in una qualche parte del mondo, sempre che, e quando, questo governo non prenda decisioni che contraddicono le disposizioni dei centri finanziari mondiali. Ma in nessuna maniera tollererà  che una alternativa di organizzazione economica, politica e sociale si consolidi. Dal punto  di vista della megapolitica le politiche nazionali sono cose per nani, che devono piegarsi ai diktat del gigante finanziario. E così sarà finchè i nani non si ribelleranno”.


Sub Comandante Marcos.

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Illustrazione a cura di Luciano Granieri























Il  testo scritto dal Sub Comandate Marcos  risale al 1997 e offre una chiave di lettura precisa delle dinamiche politiche che da oltre un ventennio almeno flagellano la nostra Nazione. Queste poche righe ci aiutano a capire il senso dei continui attacchi alla Costituzione ripetutisi da decenni,  illustra in modo esauriente le ragioni (evitare che una alternativa di organizzazione economica, politica e sociale si consolidi) per cui è sempre più necessario estromettere la collettività dai processi decisionali e controllarne il malcontento.  Sotto questa luce bene s’intende a cosa mirino le riforme istituzionali del governo Renzi, dall’abolizione del Senato, alla legge elettorale  nata dallo scellerato patto con Berlusconi . Questi nani, i nostri nani, mai avranno la forza, e soprattutto la voglia di ribellarsi, e allora tocca a noi. Su quest’aspetto riportiamo ancora le parole di Marcos.

“Nel cercare di imporre il suo modello economico, sociale e culturale, il neoliberismo pretende di soggiogare milioni di esseri umani, e di disfarsi di tutti quelli che non trovano posto nella nuova organizzazione del mondo. Però accade che questi “prescindibili” si ribellino e resistano contro il potere  che vuole eliminarli. Donne, bambini, anziani, giovani, indigeni, ecologisti, omosessuali, lesbiche  sieropositivi, lavoratori e tutti quelli che non solo “esuberano”, ma che per di più “disturbano” l’ordine e il progresso mondiale, si ribellano, si organizzano  e lottano sapendosi uguali e differenti.  Gli esclusi della 'modernità' iniziano ad organizzare la resistenza”.

Sub Comandante Marcos                        
Dalle montagne del sudest messicano.
Esercito zapatista di liberazione nazionale.
Messico giugno 1997.

Credo che la strada possa considerarsi tracciata. Non resta, a noi "esuberi", che mettersi in cammino.

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