“Se i centri finanziari impongono la loro legge (quella del
mercato) a nazioni e a gruppi di nazioni , allora dobbiamo ridefinire i
limiti e gli scopi della politica,
ovvero del che fare politico. Conviene allora parlare della megapolitica.
Quando diciamo “megapolitica” non alludiamo al numero di quelli che in essa agiscono.
Sono pochi, molto pochi, quelli che si trovano in questa “megasfera”. La
megapolitica globalizza le politiche nazionali, cioè le assoggetta ad un
comando che ha interessi mondiali (che per solito sono in contraddizione con
gli interessi nazionali) e la cui logica è quella del mercato, vale a dire
quella del profitto economico. E’ con questo criterio economicista (e
criminale) che si decide su guerre, crediti, compravendita di merci,
riconoscimenti diplomatici, blocchi
commerciali, appoggi politici, leggi sulle migrazioni, colpi di Stato,
repressioni, elezioni, unità politiche internazionali, rotture politiche
internazionali, investimenti, in altre parole, sulla sopravivenza di nazioni
intere. Il potere mondiale dei centri finanziari è tanto grande, che può
prescindere dal segno politico di chi detiene il potere in una nazione, se
questi garantisce che il programma
economico (cioè la parte che corrisponde al megaprogramma economico mondiale)
non venga alterato. Le discipline finanziarie si impongono ai diversi colori
dello spettro politico mondiale. Il grande potere mondiale può tollerare un governo
di sinistra in una qualche parte del mondo, sempre che, e quando, questo
governo non prenda decisioni che contraddicono le disposizioni dei centri
finanziari mondiali. Ma in nessuna maniera tollererà che una alternativa di organizzazione economica,
politica e sociale si consolidi. Dal punto
di vista della megapolitica le politiche nazionali sono cose per nani,
che devono piegarsi ai diktat del gigante finanziario. E così sarà finchè i
nani non si ribelleranno”.
Sub Comandante Marcos.
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Illustrazione a cura di Luciano Granieri |
Il testo scritto dal
Sub Comandate Marcos risale al 1997 e offre
una chiave di lettura precisa delle dinamiche politiche che da oltre un
ventennio almeno flagellano la nostra Nazione. Queste poche righe ci aiutano a
capire il senso dei continui attacchi alla Costituzione ripetutisi da
decenni, illustra in modo esauriente le
ragioni (evitare che una alternativa di organizzazione economica, politica e
sociale si consolidi) per cui è sempre più necessario estromettere la
collettività dai processi decisionali e controllarne il malcontento. Sotto questa luce bene s’intende a cosa
mirino le riforme istituzionali del governo Renzi, dall’abolizione del Senato,
alla legge elettorale nata dallo
scellerato patto con Berlusconi . Questi nani, i nostri nani, mai avranno la
forza, e soprattutto la voglia di ribellarsi, e allora tocca a noi. Su quest’aspetto
riportiamo ancora le parole di Marcos.
“Nel cercare di imporre il suo modello economico, sociale e
culturale, il neoliberismo pretende di soggiogare milioni di esseri umani, e di
disfarsi di tutti quelli che non trovano posto nella nuova organizzazione del
mondo. Però accade che questi “prescindibili” si ribellino e resistano contro
il potere che vuole eliminarli. Donne,
bambini, anziani, giovani, indigeni, ecologisti, omosessuali, lesbiche sieropositivi, lavoratori e tutti quelli che
non solo “esuberano”, ma che per di più “disturbano” l’ordine e il progresso
mondiale, si ribellano, si organizzano e
lottano sapendosi uguali e differenti. Gli
esclusi della 'modernità' iniziano ad
organizzare la resistenza”.
Sub Comandante Marcos
Dalle montagne del sudest messicano.
Esercito zapatista di liberazione nazionale.
Messico giugno 1997.
Credo che la strada possa considerarsi tracciata. Non resta, a noi "esuberi", che mettersi in cammino.
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