Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 25 luglio 2014

Roma Trastevere e il Cinema America occupato

Nel tessuto urbano di centri  grandi e piccole, ma sopratutto nelle città d'arte, molti quartieri dei centri storici, hanno registrato lo svuotamento della popolazione locale a vantaggio dell'insediamento di ricchi speculatori. Il flagello della globalizzazione si abbatte finanche sulla cultura e sulla tradizioni che nascono dai quartieri e che costituiscono fondamento di un'identità culturale e sociale specifica di una città. Una identità formatasi nel tempo attraverso storie collettive, processi di integrazione e solidarietà. Nell'alveo di questa specificità sociale si inserivano forme di economia particolare, basata sull'artigianato e sulle produzioni tipiche. Il processo di evoluzione culturale passava attraverso luoghi simbolo, mitici: cinema, teatri, ma anche piazze o altri luoghi cardine dell'aggregazione popolare. Oggi tutta questa specificità culturale sedimentata in secoli, passata attraverso tragedie, come i vari conflitti succedutisi nel corso della storia,  viene distrutta, asfaltata da una logica speculative e privatistica che, prima ha cacciato pezzi di popolo con il loro patrimonio culturale, e poi si è insediata con l'unico scopo di realizzare profitto da ambienti urbani  unici. Ciò che è stato ricostruito sul deserto creato dalla devastazione speculativa, è un coacervo di centri di profitto. Attività commerciali, spesso appartenenti a grandi multinazionali,  quando non alla criminalità organizzata che ormai è a buon titolo inserita nel catalogo speculativo neoliberista,  tutte uguali, tutte orientate allo sfruttamento di luoghi e persone.Ciò è quanto accaduto a Trastevere. Ma come spesso succede  anche quando la sconfitta globale per il popolo sembra inesorabile c'è qualcuno che resiste. Sono resistenti deboli, spesso disorganizzati, ma che comunque costituiscono una speranza  per  la  riconquista di spazi culturale e sociali indebitamente espropriati alla collettività.  Il video che segue realizzato per l'archivio audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, è una testimonianza di questi focolai di resistenza.

Buona Visione.
Luciano Granieri.





Realizzato da Emanuele Redondi e Paolo Palermo
Musiche: David Redondi
Produzione: Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico
Si ringraziano per la gentile partecipazione: Basilio Pennetta, Massimiliano Iachini, Francesco Lomonaco e Samuele Marcucci (Cinema America Occupato)

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