Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 20 agosto 2014

Valle del Sacco. Cronaca di una presa in giro annunciata

Luciano Granieri.


Forse sarebbe è ora di gettare la maschera sulla Valle del Sacco . E’ tempo che  inquinatori, amministratori, organi politici, mostrino un minimo di senso di responsabilità e si pongano una mano sulla coscienza se ce l’hanno . 

  Nonostante le varie peripezie burocratico- amministrativi, l’arrivo di fondi per la bonifica, la Valle è tutt’ora  inquinata. Non è un segreto.  Nel “Piano di gestione BACINO SACCO”, redatto per la qualificazione dei corsi d’acqua compresi  nel distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale, a pag. 91 si legge che il  fiume Sacco, fra tutti i corsi d’acqua compresi, è  l’unico a presentare la qualifica di “pessimo”. Nella scala dei valori questa e la valutazione peggiore. La ragione, sempre esposta nel piano, è accertata e semplice cioè:” L’intera area della valle del fiume Sacco fu interessata da fenomeni di inquinamento delle acque superficiali e sotterranee. Il fenomeno era ed è tutt’ora da attribuirsi alla mancata regolamentazione del sistema di scarichi da varia natura, in specie industriale. Ad oggi nell’area persistono condizioni di “emergenza ambientale” connessi ancora ad un sistema di collettamento e depurazione non idoneo o comunque non sufficiente a garantire standard qualitativi delle acque reflue compatibili con la tutela e salvaguardia delle risorse idriche”.Chiaro no?  Dal 2005 ad oggi la realtà accertata è questa. 

Allora facciamo due conti:  Iniziamo dal 2008, data giunta improvvisamente agli onori delle cronache  in questi ultimi  giorni. Quando il  territorio del bacino del fiume Sacco era ancora sito di bonifica  di Interesse Nazionale (SIN)  fu stipulata una convenzione, il 31 ottobre 2008, fra il Ministero dell’Ambiente, Regione Lazio ed ARPA,  cioè  l’organo regionale deputato ai controlli  ambientali. Nella convezione,  dei 4.5 milioni  di fondi stanziati dal ministero per la bonifica, 1.5  - divisi in 5 tranche da 300 mila euro, di cui quattro (1 milione e due) già erogati -  erano destinati all’ARPA, in qualità di organo attuatore dei provvedimenti, affinchè  all’interno della vasta area del SIN definisse le zone  potenzialmente inquinate. Ovvero validasse i siti già individuati  dai Comuni e interessasse gli stessi    affinchè collaborassero all’individuazione di altre aree precedentemente non  identificate.  

Questo primo step  avrebbe avuto una durata di 10 mesi e un finanziamento di 600 mila euro.  Nel  secondo step di 14 mesi i rimanenti 900mila euro del milione e mezzo stanziato, avrebbero dovuto consentire di pianificare le attività di bonifica e messa in sicurezza dei siti individuati. Il risultato di questa programmazione  da parte dell’ARPA è su tutti i giornali. Del  milione e duecentomila fino ad ora ricevuti  si è provveduto ad acquistare quattro autovetture, così tanto per inquinare ancora un po’, e a pagare fior di  consulenti al fine di  giungere alla conclusione che la Valle del Sacco era inquinata. Come se una casa vinicola pagasse fior di somellier per stabilire che un vino rosso è…rosso.  Un bel colpo  di fortuna per quegli esimi scienziati al quale è stato sufficiente reperire la documentazione già in possesso dei Comuni per mettersi in saccoccia un bel po’ di quattrini. Il risultato inevitabile  è che  il ministero abbia giudicato al limite della presa in giro quanto prodotto dall’ARPA con il milione e duecentomila  euro percepito, per cui ha bloccato l’ultima tranche di 300 mila euro. 

Ma andiamo avanti. A causa dell’estrema urgenza posta dal degrado ambientale della Valle del Sacco, è stato costituito un ufficio commissariale   presso la protezione civile che avrebbe avuto pieni poteri sul finanziamento dei progetti di bonifica.  Al medesimo ufficio sono stati affidati 9 milioni e 600 mila euro per i primi interventi.  A seguito dell’ordinanza di protezione civile n.0061 del  14 marzo 2013 è stato nominato alla presidenza dell’ufficio commissariale, incaricato di procedere alla bonifica, il dott. Luca Fegatelli già direttore del Dipartimento Istituzione e Territorio. Ogni provvedimento avrebbe dovuto  ottenere l’approvazione di questo dirigente, il quale però, ad oggi, è interdetto dalla validazione di ogni atto perché inquisito in relazione alla faccenda dei rifiuti di Roma. Dunque non essendo ancora nominato un sostituto, anche quei 9 milioni rimangono nel cassetto inutilizzati per mancanza di un disgraziato autorizzato alla firma della carte . 

Saltiamo piè pari tutta la vicenda legata a progetti sciagurati di aeroporti , eliporti,  al SIN diventato SIR e poi ridiventato SIN, tralasciamo le interrogazioni parlamentari,  i proclami e  le promesse proferite a destra a manca da tutti gli amministratori di ogni colore politico e veniamo all’oggi. Come prima accennato lo stato della Valle del Sacco,  non solo non è migliorato, ma  è peggiorato, perché nel frattempo si stanno facendo sentire i nefasti effetti di alcuni  ecomostri:  impianti industriali dismessi ed in abbandono, carichi di amianto e di altre sostanze tossiche. 

Nei primi giorni di luglio la Regione Lazio ha pomposamente annunciato che la  bonifica della Valle del Sacco era stata inserita come azione cardine nel programma regionale  di  ottenimento dei  fondi europei e sarebbe stata  finanziata dall’Europa con 70 milioni di euro.  Peccato che questi fondi non saranno spendibili.  Perché  la Regione stessa non è più responsabile della bonifica.  Infatti ripassando da   SIR (Sito di interesse Regionale) a SIN (Sito di interesse Nazionale) il  Bacino del Fiume Sacco   è  tornato  sotto la responsabilità attuativa ed economica  del Ministero dell’Ambiente, che non c’ha una lira, e  della protezione civile che come abbiamo visto manca del dirigente responsabile.  Ciò va a demerito della stessa Regione che battendosi ,con ricorsi al TAR e raccolta di firme,  per far tornare il sito da  SIR a SIN si è data la zappa sui piedi rendendo inutilizzabili  per gli interventi a favore della Valle i 70 milioni promessi dall’Unione Europea . 

Aggiungiamo infine la ciliegina sulla torta. Non  giova indubbiamente alla bonifica e alla riqualificazione della Valle del  Sacco il programma di rideterminazione del fabbisogno impiantistico dedicato al trattamento dei rifiuti urbani del Lazio, deliberato dalla Regione il 24 Luglio 2013.  In esso  si pianifica l’apertura, lungo tutta la Valle del Sacco, di nuovi impianti ad alto impatto ambientale  per lo smaltimento rifiuti (discariche impianti di compostaggio e trattamento meccanico biologico), per lo più provenienti da Roma. E l’articolo 14 comma 1 inserito  nel dl competitività n.91/2014, convertito in tutta fretta il 4 agosto scorso dal Senato, in virtù di una urgenza tutta da dimostrare, consente di attuare questo piano in deroga ad ogni osservazione, altrimenti necessaria, degli organi tecnici sanitari e ambientali.  

Questa piccola  parziale   e incompleta storia , che attraversa un arco temporale compreso fra   il 2005 ed oggi , un    periodo cioè, in cui si sono alteranti alla guida del Paese e della Regione comitati elettorali di centro destra e centro sinistra, dimostra come denari pubblici siano stati letteralmente gettati al vento sulla pelle dei cittadini della Valle del Sacco. I quali abitano in una zona in cui  lo” Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti  esposti a rischio inquinamento” (SENTIERI)  ha registrato un eccesso di mortalità per tutte le cause epidemiologiche. Una situazione peggiore  di quella  di Taranto dove come è noto c’è l’ILVA. A questo punto la domanda sorge spontanea. Si tratta di incapacità e inettitudine bipartizan, o la questione della Valle del Sacco non deve essere risolta perché giova agli interessi di alcune lobby che sono le prime finanziatrici dei comitati elettorali di qualsiasi colore essi siano?  Ai posteri, se non muoiono prima di cancro, l’ardua sentenza.


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