In questi giorni di leggi elettorali e coppe di campioni, entrambe naufragate non senza soddisfazioni personali, di stupidaggini ne sono
venute fuori a bizzeffe. Lasciamo da parte il lato sportivo calcistico e
occupiamoci di quello politico. Fra le tante amenità ascoltate ho apprezzato due esternazioni. Una del nuovo
segretario di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo e l’altra del capo del
Movimento 5 Stelle Beppe Grillo. Il
diavolo e l’acqua santa, dove resta difficile capire chi sia il diavolo e chi l’acqua
santa dopo i recenti selfie che il segretario Acerbo si è scattato davanti alla
bara di Padre Pio.
In un recente comizio elettorale tenuto a Frosinone dal
candidato sindaco Stefano Pizzutelli, sostenuto dalla lista Frosinone in Comune,
è intervenuto anche il neo leader di Rifondazione. Infatti sotto l’ala
rassicurante della lista civica in appoggio del candidato sindaco Pizzutelli
convergono elementi della sinistra ex extraparlamentare (SI, Possibile, e la
stessa Rifondazione). Nel suo intervento
Acerbo ha detto molte cose, alcune condivisibili, altre meno. Una però mi
ha colpito per l’esattezza dell’analisi.
Ad un certo punto il segretario ha
sostenuto con forza che quando in una formazione politica la cultura ideologica è il faro da seguire, i
militanti, i dirigenti e i candidati di quel movimento sono molto
preparati, forse sono i più preparati, perché, per tradurre in atti
programmatici e di governo i dettami di una cultura ideologica, è necessario studiare
affondo le dinamiche politiche e sociali a cui questa si applica.
La tesi è indubbiamente vera. Basta guardarsi
indietro e constatare il disastro che ha prodotto la gestione deideologizzata, privatistica della politica a vocazione iper
maggioritaria inaugurata dal ventennio berlusconiano. L’avvento del partito
liquido, dove a contare è il capo e il massimo dell’espressione democratica
interna rimane la roulette delle primarie, ha prodotto dei leader geneticamente
modificati (Berlsuconi-Renzi) che nel corso degli anni hanno licenziato: due leggi elettorali bocciate dalla Consulta,
hanno eletto un parlamento, quello tutt’ora in carica, illegittimo perché incoronato
con una delle leggi elettorali incostituzionali
di cui sopra. A questo aggiungiamo quattro riforme costituzionali, due bocciate
dal popolo sovrano, altre due approvate con la maggioranza di due terzi di un
parlamento di inetti . Le riforme approvare si sono rivelate devastanti sia sul
piano politico sia su quello sociale .
La modifica del titolo V sugli enti locali fu concepita dal centro
sinistra per intercettare voti leghisti, e l’iscrizione in Costituzione dell’art.81, che introduce l’obbligo
del pareggio di bilancio, è stato
votato per gentile richiesta dell’Europa, ma in stretto contrasto con l’art.
3 che promuove la rimozione di ostacoli di ordine economico per conseguire la
piena realizzazione della persona umana. Per non parlare della riforma della
pubblica amministrazione, anch’essa impallinata dalla Corte Costituzionale e
altre leggi ancora. Quelle sulla (cattiva) scuola e il jobs act che, se non
fosse stato per il disinteresse e l’insipienza di certi sindacati, sarebbero
state mandate al macero da altrettanti pronunciamenti popolari.
Il massimo dell’ignoranza
dei leader, prodotta dall’alienazione della cultura ideologica, si è manifestato
con la recente vicenda della legge
elettorale alla tedesca. Renzi, Grillo, Berlusconi e Salvini, originariamente d’accordo
su un testo, non per la bontà dello stesso, ma perché in grado di promuovere elezioni anticipate, a furia di stravolgerlo, stirarlo da una parte e dall’altra, a seconda delle
convenienze, hanno finito per non capirci più un beneamato cazzo di ciò che stavano scrivendo . E la legge che doveva sancire un ampio accordo è finita nel cestino , fortunatamente dico io.
Ma veniamo alle dichiarazioni di
Grillo, che sottoscrivo pienamente come quelle di Acerbo. Nel corso di un
comizio elettorale per le amministrative il comico penta-stellato ha sostenuto
quanto segue. Considerato il disinteresse degli italiani per le votazioni,
testimoniato dai dati dell’astensionismo sempre i crescita, le prossime amministrazioni locali, e il prossimo Parlamento, anziché eleggerli li tiriamo a sorte. Così come si fa per i
membri delle giurie popolari impegnate nei processi.
Chi vuole partecipare al
sorteggio si iscrive in un apposita lista
per sperare poi di vincere la poltrona. Tanto, conclude Grillo, nessuno
può essere peggio degli attuali parlamentare e amministratori locali. Dimentica
il simpatico Beppe che buona parte di questi è formato da suoi sodali. L’idea
non è male ma andrebbe sviluppata meglio. Ad esempio per entrare nella lista
degli aspiranti vincitori della riffa dovrebbe essere obbligatorio superare esami di cultura generale, di storia, di diritto
costituzionale, di scienze politiche, così tanto per evitare di dare altro lavoro alla
Corte Costituzionale.
Ma anche agli elettori, prima di rilasciare il
certificato elettorale andrebbe somministrato un test per vedere se ne sanno
qualcosa di istituzioni democratiche. Tanto per evitare che coloro i quali gridano piccati di non capire nulla di
politica vadano a far danni dentro le urne.
In buona sostanza, visto che oggi
sono sparite le ideologie, con esse la
cultura ed un minimo di preparazione politica , in parlamento saranno
destinati ad essere eletti solo incapaci, come ampiamente dimostrato dal
recente passato. Allora tanto vale reclutare un po’ di persone che hanno voglia
di studiare, e tirare a sorte chi fra loro andrà a guidare la Nazione. Mi rendo
conto che in questo modo si rinuncerebbe ad un esercizio democratico importante
come quello del voto. Ma meglio rinunciare a votare per avere in sorte una classe
politica preparata, piuttosto che sottoscrivere, attraverso elezioni taroccate l'incoronazione di manipoli d'ignoranti come quelli guidati da Renzi, Berlusconi, Salvini e Grillo.
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