Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 13 novembre 2011

Una grande tragedia in un piccolo partito

Andrea Cristofaro

E così alla fine ciò che si prospettava già da tempo si avvera. Come d’incanto spariscono tutte le barricate di Silvio Berlusconi, i suoi avvocati, le sue accuse, le sue telefonate in diretta TV……….niente più barricate, il lupo diventa agnello. Colui che mai e poi mai si sarebbe dimesso, colui che manco fosse cascato il mondo l’avrebbe fatto, dopo una lettera della BCE, invece, lascia il campo libero e sparisce. Ad un 76enne che si toglie di mezzo succede provvisoriamente un ultraottantenne, il presidente Napolitano, strenuo difensore delle politiche neoliberiste del FMI. Provvisoriamente perché dopo questo breve periodo in cui diventa l’interlocutore privilegiato delle banche per assicurare tutti sulla lealtà canina dell’Italia, passerà il testimone ad un ultrasettantenne: Mario Monti. Cosa è successo? Come mai tutto questo? Forse Berlusconi non era più affidabile per la BCE, forse stava opponendo un po’ troppa resistenza nell’obbedire agli ordini. Anche se in realtà obbediva eccome, ma forse con non sufficiente zelo. Bisognerebbe andarsi a rivedere la costituzione, perché sembra che tutto sia successo in troppo poco tempo ed in meno tempo ancora si svilupperanno i processi successivi: mi ricordo che tempo fa in occasione di crisi di governo prima il governo doveva cadere, poi il presidente della Repubblica iniziava le consultazioni per valutare una eventuale nuova maggioranza parlamentare. Sentiva prima un gruppo parlamentare, poi un altro, poi un altro ancora, poi si ritirava nelle sue stanze, traeva le conclusioni e se riteneva proponeva una soluzione che il parlamento avrebbe dovuto accettare o rifiutare con un voto. Se si bene, se no si tornava al voto. Il tutto durava diversi giorni. Ma tutto questo oggi non sta avvenendo: si sa il nome del successore di Berlusconi prima ancora che lui si dimetta, si sanno già i nomi di alcuni ministri del nuovo governo tecnico. Si sa già il nuovo programma di governo. Inoltre, forse questo è ininfluente, ma perché il presidente Napolitano ha nominato Monti senatore a vita pochi giorni prima di indicarlo come nuovo presidente del consiglio? Forse ciò che è successo nelle stanze dei bottoni in questi giorni non lo sapremo mai, fatto sta che sicuramente è successo qualcosa di molto preoccupante per la democrazia e per la libertà. Il programma che la BCE ha scritto per l’Italia non cambia con il cambio al timone del governo, ma ciò che cambia è che le dimissioni di Berlusconi distraggono comunque l’opinione pubblica. E questo in un momento in cui da più parti emergono segnali di pre-rivolta da parte di alcuni strati della società, può essere un buon vantaggio per l’establishment. Ma vorrei focalizzare l’attenzione su un’altra cosa che è successa in questi giorni, non in Italia, ma in Grecia. L’ex premier Papandreu dopo aver obbedito come Berlusconi ai diktat della BCE un bel giorno ha un’impennata d’orgoglio (o forse di astuzia politica), e si oppone all’ultima richiesta della banca centrale europea: propone un referendum che permetta ai greci di decidere il da farsi. In quattro e quattr’otto viene convocato a bruxelles, e quando torna si dimette e nel giro di poche ore viene sostituito da Lucas Papademos, un tecnico (come Monti), componente della Trilaterale (come Monti), ex vice presidente della BCE (più o meno come Monti), alta personalità del mondo finanziario ed iperliberista (come Monti), insomma un uomo della BCE e del FMI (come Monti). Ormai siamo al paradosso: BCE e FMI non si accontentano di dettare le ricette ai governi, ma quando vedono che tali ricette non vengono prese alla lettera decidono di prendere loro il timone dei governi di turno. E la cosa grave è che i parlamenti non si oppongono: Monti al suo ingresso in parlamento come neo senatore a vita ha ricevuto una standing ovation bipartisan da stadio. La politica si inchina al mercato e gli affida lo scettro del comando: la morte della democrazia. In tutta questa grave situazione generale, passa inosservata a chi non è direttamente interessato una piccola tragedia che si consuma nelle stanze della dirigenza nazionale di un piccolo partito che ancora si dice comunista: il Prc. La tragedia che consiste nello sbriciolarsi di una linea politica che era stata costruita tutta sull’alleanza democratica con il centrosinistra italiano per liberare l’Italia da Berlusconi: ma ora non c’è più Berlusconi, e il centrosinistra parlamentare (Pd, Idv) ed extraparlamentare (Sel) appoggiano il nuovo governo tecnico. Sarà difficile fra un anno e mezzo convincere la gente che serve l’alleanza democratica per battere le destre, e che ci si deve alleare con un centrosinistra che avrà votato tutte le misure di macelleria sociale prodotte dal governo Monti. Una vera tragedia per chi vedeva in quest’alleanza l’unica soluzione per tornare in parlamento: vuoi vedere che per cercare consensi toccherà ricominciare a fare i comunisti davvero, senza scorciatoie? A proposito, la lega nord non appoggia Monti, rimane all’opposizione: lo spazio lasciato vuoto dalla sinistra come al solito verrà occupato da qualcun’ altro.

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