Story telling, ovvero cantare storie. No non è proprio così.
La figura del cantastorie evoca l’immagine di un affabulatore che affascina
l’uditorio guidandolo nei sentieri della fantasia e della fascinazione. Story
telling, significa, : “il dire storie”, in cui il termine storia è inteso come
imbroglio, bugia. La pratica dello story telling risale agli albori del
neoliberismo occidentale i cui campioni, all’inizio degli anni ’80, furono
Margaret Thatcher ,ma soprattutto Ronald Reagan. La loro politica tesa a
distruggere lo stato sociale, il controllo dello Stato sul libero dispiegarsi
dell’accumulazione finanziaria e sulla polarizzazione delle ricchezze a favore
delle grandi lobby private, necessitava di un sistema per convincere i poveri,
vittime predestinate di questo insensato sistema, a votare per i ricchi.
L’imbroglio consisteva
nel sostenere che era nella disponibilità di ogni persona un capitale umano il cui utilizzo, ai fini dell’ottenimento del
successo, dipendeva solo ed esclusivamente dalla persona stessa. E lo Stato, con le sue regole opprimenti, non
era altro che un ostacolo al pieno dispiegamento delle capacità di ciascuno finalizzate
a conseguire il successo. L’essere poveri non era altro che la conseguenza
della propria inadeguatezza, per cui compito di ognuno era darsi da fare per non essere abbietto.
Tramite lo story telling, la solidarietà venne sostituita dalla competitività. Le sciagure che tale sistema ha prodotto nei decenni successivi sono ancora
sotto gli occhi di tutti.
Alla stessa scuola si iscrisse Bettino Craxi. Anche
il leader socialista praticò lo story telling, con la sua Milano da bere, con
il partito liquido, tutti oscuri presagi all’avvento del ventennio
berlusconiano. Ma a leggere bene la storia il popolo italiano è stato sempre
particolarmente sensibile a chi gli ha raccontato storie. Ci siamo sempre fatti
gabbare da certi personaggi, a partire dall’inizio del ‘900.
Uno dei primi
story tellers può ritenersi Gabriele D’Annunzio, che insieme all’allora
presidente del consiglio, il conservatore Salandra, al ministro degli esteri
Sonnino, e a quasi tutte le formazioni politiche dai conservatori, fino ai
socialisti rivoluzionari di Benito Mussolini, convinse gli italiani con le “radiose
giornate di Maggio” ad entrare in una guerra dalle conseguenze drammatiche per
il Paese. Un Paese screditato agli occhi delle altre potenze, infatti, dopo aver flirtato con Austria e
Germania era entrato nel conflitto
affianco dell’alleanza opposta, formata da Francia Germania e Russia. Con le mire di conquista del Trentino Alto Adige, Trieste, L’Istria e la
Dalmazia, una Nazione povera, oberata
dalle tasse, militarmente debole, guidata da generali inetti, con un
esercito formato da soldati arruolati perché
cacciati delle proprie famiglie che li ritenevano stupidi o turbolenti, si avventurò in un
conflitto disastroso.
Il periodo che seguì la grande guerra aprì la strada ad
un altro famoso story teller. Benito
Mussolini, la testa d’ariete della borghesia conservatrice, dei poteri forti,
chiesa compresa, utilizzata per
annientare le lotte sociali del biennio rosso. Affabulando gli italiani con
l’espansionismo, la rottura delle reni
alla Grecia, la conquista infausta
dell’Etiopia che aveva svuotato le casse dello Stato, il duce condusse
la nazione all’ignominia delle leggi razziali, alla sanguinaria sudditanza ad Hitler, allo sfascio della seconda guerra mondiale. Ma l’abilità dello story
teller nel convincere un popolo povero,
affetto da ampie sacche di analfabetismo, a seguirlo nella follia, fu esemplare,
o forse fu la stupidità del popolo medesimo a determinare tali esiti
drammatici. Queste gesta di story teller
condannarono il paese a stenti e massacri.
Dopo le miserie della guerra,
ci furono risparmiati altri venditori di storie, forse quella generazione post
bellica, figlia della lotta partigiana, non era
facile da imbrogliare. Ma l’incantesimo, che guarda caso portò a conquiste
sociali e civili notevoli, fu interrotto dall’esemplare italiano dello story
telling thatcheriano reaganiano. Iniziò l’era di Bettino Craxi. Abbagliati
dalla sua storia del successo possibile per tutti, gli italiani si videro
derubati, del sistema di adeguamento del salario all’inflazione, assistettero all’inizio del declino
inesorabile dei diritti sul lavoro. Travolto dall’emersione della corruzione,
Craxi abdicò al suo principale sponsor politico. Silvio Berlusconi.
Un grande
story tellers. Sotto la sua illusione profusa a piene mani dalle sue televisioni, al popolo bue fu fatto credere che ogni cittadino avrebbe potuto aspirare a
diventare imprenditore miliardario, ogni
ragazza soubrette, l’importante era non farsi troppi scrupoli delle regole
condivise definite lacci e lacciuoli. Il Parlamento si bevve la storia che una
prostituta marocchina minorenne era nipote di Mubarak. Mentre impazzavano
queste leggende, veniva smantellato il sistema giudiziario, orientato alla
salvaguardia di corruttori ed evasori ,
il sistema dei diritti dei lavoratori restava ulteriormente smembrato e iniziò
l’era della privatizzazione dei profitti unita alla socializzazione delle
perdite, continuò la destrutturazione della sanità e della scuola pubblica. Sfinito
dall’età, dai guai giudiziari e dai ricatti dei suoi infimi cortigiani, lo story teller brianzolo qualche mese fa, ha
nominato il suo erede.
Con i famosi patti del Nazareno, il vecchio passava la
mano al nuovo in cambio di chissà quali guarentigie.
Eccolo Matteo Renzi il nuovo venditore di fumo. Il vate della velocità. In nome del nuovo è
bello, della rivoluzione riformista, il suddetto sta procedendo all’abolizione
del Senato, alla definizione di una legge elettorale anti democratica,
plebiscitaria, assolutamente noncurante della tutela dei diritti di
rappresentanza. Il nuovo story teller procede come un treno nel depotenziare la
partecipazione dei cittadini innalzando il numero di firme necessario per
presentare le leggi di iniziativa popolare e i referendum. Contornato dal suo
cerchio magico di rapidi efficienti e
desiderabili quarantenni, procede al definitivo smantellamento delle protezioni
sociali e alla precarizzazione del
lavoro.
Le conseguenze nefaste
degli story teller passati sono scritte nella storia, ancora ne
sopportiamo le conseguenze, e ciò che sta approntando questo nuovo affabulatore
non sembra migliore, anzi. Forse sarebbe il caso di smettere di farsi
abbindolare da chiunque racconti fandonie. Forse sarebbe il caso di cominciare
a costruirsi la propria storia tutti insieme.
Nessun commento:
Posta un commento