E’ un maledetto venerdì di un maledetto e bollente
pomeriggio di giugno. Mi trovo bloccato sul raccordo anulare. Mezz’ora per fare due chilometri e ne devo percorrere
altri venti, tanta la distanza che mi separa dallo svincolo della Roma-Napoli.
L’aria è rovente ci saranno 50 gradi,
ogni tanto qualche automobilista accosta con il motore in surriscaldamento. Una
situazione da girone infernale.
Dalla radio arriva la notizia che Roma e il
raccordo anulare sono congestionati perché lo sciopero degli addetti al
trasporto pubblico e del personale di Alitalia ha costretto molti utenti a
prendere la macchina intasando la città. Chiamo casa, per avvisare di non avere
la più pallida idea di quanto ci metterò a tornare. Mia moglie mi dice che
anche mio figlio tornerà dall’università in serata perché non ha trovato la
metro che l’avrebbe portato in stazione.
Comincio a bestemmiare. Ma anche se il caldo è incessante, non riesce bloccare i mie neuroni e inizio a riflettere
che se si vuole avere la minima possibilità di spuntarla su una vertenza
bisogna fare come i lavoratori del trasporto pubblico, di Alitalia e della
logistica. Stanno scioperando per ottenere lo sblocco del contratto riguardante
le loro categorie, fermo dal 2014, contro
le privatizzazione dei servizi pubblici, per un piano industriale diverso di
Alitalia e per la triste vicenda dei voucher.
Lo sciopero indetto da Cub Trasporti, Adl e Si Cobas, Usi, evidentemente
sta riuscendo se anche il sottoscritto ne sta rimanendo vittima. Ricomincio a
bestemmiare, ma non contro i lavoratori che stanno scioperando, ma contro quella masnada di servi del potere finanziario che occupano il parlamento. Burocrati reazionari artefici del crudele sfruttamento dei
lavoratori della logistica , privi di
qualsiasi diritto, vite eternamente precarie che rischiano la vita non solo quando faticano
ma anche quando protestano. Uno di loro è morto sotto le ruote di un TIR
mentre partecipava ad un presidio di protesta .
Continuo a bestemmiare contro
quei manager privati illuminati, che
distruggono aziende fondamentali, come l’Alitalia, con piani industriali fantasiosi,
e poi a pagare le conseguenze delle loro scempiaggini lautamente retribuite sono i lavoratori. Tutto ciò non accadrebbe se si potessero
nazionalizzare le compagnie strategiche per il Paese. Le invocazioni proseguono
verso quella accozzaglia di personaggi del governo che continuano a tagliare i
fondi agli enti locali i quali non sanno
come gestire i servizi pubblici a cominciare dai trasporti urbani.
Penso anche,
non con una punta di sollievo, che se tutte le persone rimasti vittime dello
sciopero rivolgessero le loro bestemmie alla stessa gente contro cui sto inveendo io ,
la protesta indetta dai sindacati di
base otterrebbe un successo superiore alla aspettative.
Una conferma che
l’agitazione ha colpito nel segno mi
arriva la mattina seguente sfogliando i giornali. I più incazzati di tutti sono
i dirigenti piddini, dal segretario Matteo Renzi, al ministro dei trasporti
Graziano Del Rio. Tutti invocano un ulteriore giro di vite sulla
regolamentazione del diritto di sciopero, additano i sindacati di base e gli
scioperanti come degli irresponsabili, ed emettono altre rabbiose lamentazioni .
Un'affermazione del segretario Pd mi colpisce più di altre. Renzi afferma che va
regolata la rappresentanza sindacale partendo dall’accordo firmato dalla “triplce”
e confindustria nel 2014.Cioè
quell’accordo per cui i sindacati minoritari nelle aziende non possono svolgere attività sindacale di nessun tipo
men che meno d’opposizione. Firmò quel ricatto vergognoso anche la CGIL. Pensare che proprio da li
vuole ripartire Renzi. Da un accordo
fatto con la CGIL. Quella stessa CGIL che
si è vista sonoramente bocciare dai lavoratori Alitalia il piano da macelleria
sociale concertato insieme alla peggiore consorteria predatoria ultra liberista.
Oggi quella CGIL, piccata, ha
chiamato in piazza la sua gente, compreso l’indotto partitico associato, perché il
governo ha dato un colpo mortale, quasi definitivo, all’annosa vicenda
referendaria. Alla bocciatura della Corte Costituzionale del
quesito sull’art.18 ,perché scritto male, non si sa quanto consapevolmente, è seguito lo smacco del voucher tolto per evitare il referendum e
poi rimesso. Una presa in giro umiliante per la democrazia, ma ancora di più
per chi ha voluto sostituire una tortuosa e infruttuosa strategia referendaria
a quella della protesta.
Il rito della gita “entro porta” si è consumato oggi a
Roma. La Camusso dal palco ha assicurato che i giuristi consulenti della CGIL
stanno predisponendo il ricorso alla Corte Costituzionale per chiedere il rispetto dell’art.75 e l’eliminazione
dei voucher. Se la redazione del ricorso avrà la stessa efficacia del quesito
referendario proposto sull’art.18, ci terremo i voucher per sempre.
Una
manifestazione, indetta da un sindacato - che ha firmato di tutto contro i
lavoratori, legge vergogna sulla rappresentanza compresa, che propone piani industriali
lacrime e sangue insieme ai padroni, fortunatamente bocciati dai lavoratori
stessi , che accoglie nel corteo parlamentari
i quali in aula non si sono espressi in modo avverso alla legge oggetto della
protesta - diventa un specie di burlesque o al meglio una manifestazione di
frustrazione.
Sarei disposto a passere molti altri pomeriggi dentro una
macchina fermo sul raccordo anulare con
50 gradi di temperatura, se ciò potesse significare che il maggiore sindacato
italiano si è finalmente deciso a passare
dalla parte giusta nella lotta di classe.
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