Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 23 marzo 2011

NON MI RASSEGNO ALLA GUERRA

di Severo Lutrario

 Martedì 29 marzo alle ore 18.00 a Frosinone, presso la sede
dell'U.S.B. e del Coordinamento Acqua Pubblica della provincia di
Froninone, in via Marittima 225, riunione aperta a tutti gli
interessati per programmare iniziative sul territorio contro la
guerra.

Siete inviati tutti ad intervenire e ad estendere l'invito
.


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E’ ancora e di nuovo guerra.
La primavera sull’altra sponda del Mediterraneo quest’anno era arrivata prima.
Come i gelsomini, in Egitto, Tunisia, Algeria, Libia una fioritura nuova, fatta di giovani che si conoscono in rete, è spuntata in piazza per il pane e la libertà.
Certo, questa fioritura non nasce in un’aiuola dissodata d’un giardino, nasce spontanea nell’oasi del deserto, tra erbe infestanti e predatori. Nulla può assicurarci che non sia una fioritura stagionale
(e il ruolo dei militari in Egitto, il nuovo governo in Tunisia, gli ex ministri di Gheddafi dirigenti “provvisori” degli insorti in Libia, ne sono il sintomo).
Ciò non di meno chi nella vita ha scelto di essere di parte, di essere dalla parte dei diseredati, degli sconfitti e di chi non ha voce, non può che stare dalla parte dei gelsomini, dalla parte di chi chiede
pane e libertà.
Poi avviene che il Colonnello Gheddafi, lo stesso che imprigiona e tortura i migranti africani, lo stesso che manda a morire nel deserto i migranti respinti in mare dalla marina italiana, a differenza degli altri dittatori della regione (come lui, al soldo dell’occidente), non si perora di scatenare la repressione più feroce e sanguinaria contro il suo popolo e scatena un’aggressione fatta con caccia bombardieri, elicotteri, carri armati, artiglieria pesante e mercenari.
E’ guerra. E’ già guerra. E’ guerra civile. E’ l’annuncio di un bagno di sangue con cui il regime che sino a ieri contava le proprie partecipazioni in Fiat e Unicredit punta a diserbare quell’aiuola di
gelsomini.
Che ha fatto, intanto, l’occidente? E’ rimasto a guardare perplesso alla finestra. Non comprende il senso, la direzione e la misura di una fioritura al di fuori degli schemi imposti nell’ultimo decennio dalla coppia di potenza Bush / Bin Laden.
Balbetta incerto di quale sia la strategia migliore, per i propri interessi.
E’ in gioco una nuova geografia mediterranea, è il gioco il petrolio e il gas.
Gli Stati Uniti sono freddi e di fatto subiscono il protagonismo interessato delle europee, Gran Bretagna e, soprattutto, Francia. Nuovo neo-colonialismo?
Non necessariamente.
Un Mediterraneo che non sia “frontiera” è nell’interesse anche dei paesi rivieraschi che subiscono il cuore germanico di un’Europa orientata ad est ed ad ovest ma non a sud...
L’Italia è sempre stata “mediterranea” più che europea, ma la satrapìa del baciatore di mani la relega al ruolo di piattaforma logistica degli altri.
Poi la situazione precipita e le parti, tutte le parti, nel giuoco, riassumo le proprie rassicuranti parti.
E’ guerra.
E’ la guerra umanitaria degli occidentali, mai commossi dalle soluzioni saline delle lacrime degli sterminati in cento angoli del mondo e sempre incapaci di resistere alle lacrime d’idrocarburi. E’ la
guerra santa contro i crociati di chi, meno di ventiquattr’ore prima dichiarava di battersi contro Bin Laden.
E’ la guerra ingiusta di chi in barba agli assediati di Misurata e Bengasi cincischia del mai esistito diritto internazionale e di “Stato sovrano”.
E’ l’operazione di polizia internazionale di chi, prendendo a pretesto l’incolumità della popolazione, è pronto ad ogni danno collaterale per la testa del Colonnello e i pozzi e per qualche base nel nord d’Africa
E’ guerra.
Ed io non mi rassegno alla guerra.
Non mi rassegno alle bombe intelligenti e ai morti ammazzati negli obiettivi militari.
Non mi rassegno al massacro degli insorti che ci sarebbe stato a Bengasi senza l’attacco dei francesi.
Non mi rassegno e sto’ dalla parte delle vittime, di tutte le vittime.
Delle vittime innocenti e delle vittime colpevoli, perché è sempre il boia il peggiore degli assassini.

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