Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 16 ottobre 2011

Come a Genova, meglio che a Genova

Luciano Granieri

Come a Genova. L’obbiettivo è stato raggiunto. Nel G8 del 2001 si voleva impedire che la contestazione raggiungesse la zona rossa, a Roma sabato scorso si voleva impedire la presa di P.zza San Giovanni da parte degli indignati che qui avrebbero voluto accamparsi con tende e sacco a pelo fino a quando non si fosse ottenuta la caduta del governo Berlusconi . Scopo raggiunto dunque ma le strategie per compiere la missione sono state di molto più fini . A Genova, in particolare, fallì l’operazione di delegittimare i manifestanti bollandoli come violenti . La mano pesante delle forze dell’ordine, chiamate in causa anche in questo caso dal pretesto black bloc , con le mattanze di Bolzaneto Scuola Diaz e soprattutto con la morte di Carlo Giuliani ha ribaltato l’etichetta di violenti proprio su polizia e carabinieri , facendo in modo che pur con vari distinguo ai manifestanti fosse riconosciuto lo status di vittima soprattutto all’estero tanto da evocare per i fatti di Genova la violazione dei diritti umani . Tutto questo a Roma non doveva succedere. Per screditare, pur se in modo più velato e sotterraneo , chi era in piazza, per occultare le ragioni della protesta l’intervento delle forze dell’ordine doveva essere molto meno invasivo. Anzi l’immagine da mandare in giro per il mondo era che polizia e carabinieri erano le vere vittime della violenza. Inoculare il sospetto che anche se la stragrande maggioranza dei manifestanti era contro i black bloc , questa non avrebbero fatto abbastanza per isolarli. Non c’è che dire missione compiuta. Tutto ciò è avvenuto puntualmente. Non si è visto alcun manifestante malmenato a parte qualche caso isolato. , Ma soprattutto la sequenza del finanziere accasciato che a fatica riesce a respirare, , quella del poliziotto che scappa dal blindato in fiamme e la forza mediatica della statua della Madonna sbriciolata sull’asfalto, hanno creato nell’immaginario collettivo un quadro in cui  tutte le  istituzioni - di pubblica sicurezza, statali finanziarie e religiose -sono state vittima di una violenta aggressione dal parte dei manifestanti (di una parte minoritaria certo) ma comunque sufficiente a gettare discredito su tutta la manifestazione. Quale è stato il segreto? E’ risultata decisiva una diversa gestione dei black bloc , non più specchi per le allodole per le forze dell’ordine che con la scusa di contrastare la loro violenza caricavano manifestanti pacifici, ma devastatori senza scrupoli cui neanche polizia e carabinieri potevano opporsi in modo significativo. Il risultato ha prodotto la guerriglia necessaria per rendere impraticabile piazza San Giovanni , evitare che gli indignati in loco tenessero i propri comizi e piantassero le proprie tende,e il quasi completo oscuramento delle ragioni della manifestazione. Molti potranno obbiettare che questa è la solita dietrologia da quattro soldi di chi non vuole ammettere il fallimento della protesta. In merito a questo mi pongo e pongo qualche domanda: Che interesse hanno i black bloc  a distruggere tutto, quale arcana ideologia si nasconderebbe dietro il loro nichilista teppismo ? Nessuna. Sono invisi ai manifestanti, sono messi all’indice (a parole) dalle istituzioni, nessuno li vuole eppure diventano sempre i protagonisti quando le lotte toccano temi nevralgici come il potere dell’economia, della finanza e dei governi loro maggiordomi? . Perchè sabato le forze dell’ordine circondavano noi manifestanti pacifici quasi fossimo delinquenti ed erano drammaticamente in ritardo nell’intervenire contro quei pochi sciagurati che incendiavano le macchine e spaccavano le vetrine delle banche? Riflettete. Per fortuna la manifestazione vera è stata un'altra, un po’ intristita dalle notizie che venivano dal San Giovanni, succube, obtorto collo, del cambiamento di programma che ci dirottava verso Circo Massimo, sempre e comunque pacifica e serena. Una protesta certamente dura, portata avanti da gente incazzata che non ce la fa più a vivere dignitosamente, in qualche modo ( qualcuno ci sperava ) a rischio di trascendere nelle proprie azioni vista la disperazione , ma sempre non violenta e orientata all’unico obbiettivo di farsi sentire e promuovere la propria idea di un altro mondo possibile, allora, indispensabile oggi. Nell’altra manifestazione quella oscurata dai media si è discusso anche della propria genesi culturale e politica del rapporto fra i partiti, ex/post comunisti o comunisti tout court, e la società civile. Le ragioni della protesta si sono inserite in un contesto più ampio relativo al modo di agire il conflitto alla necessità di fondere esperienze di lotta diverse ma mosse dalla stessa pratica di valorizzazione dei diritti . Una protesta contro il sistema ma nello stesso costituente di nuovi sistemi. Di tutto questo nulla è trapelato offuscato dalla follia di quattro deficienti. Ma siamo sicuri che è follia. Non sarà parte di un preciso piano antidemocratico atto a destabilizzare qualsiasi forma di protesta che sia imponente e soprattutto pericolosa per il finanzcapitalismo?

 


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