Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 16 ottobre 2011

Ottobre nero: Fascisti e Polizia Indignano la democrazia

Rosa Paterna 


 L'avevo percorso tutto il corteo, con l'ansia di chi vuol vedere quanti siamo, chi siamo, quanta determinazione sentiamo di mettere in questa lotta. Se ci credi, e hai una vita di lotta alle spalle, vuoi sapere se è fattibile, se il sogno che porti nel cuore, che è il riscatto della vita e della dignità di ciascuno e ciascuna di noi, può diventare cosa concreta. Per questo ho avuto la forza, nonostante l'inisistenza dei miei problemi cardiaci, di alzarmi alle tre di notte e partire, tra i primi, per raccogliere gli altri compagni sparsi sul territorio della provincia. E poi a Roma. Ho cercato Simonetta Zandiri, tra le bandiere del NO TAV, in via Cavour, proprio all'altezza della vetrina infranta del negozio. Tra lo spezzone della resistenza della Val di Susa e il resto del corteo che si stava snodando c'era un gruppo di una quindicina di uomini neri, incappucciati e imbavagliati. Chi sono e perchè la polizia non li ha fermati lì? Mi pareva surreale. Ho continuato ad avanzare, insieme ad un compagno, lungo il corteo, volevo proprio vedere tutto, cercare di capire, e di gioire per il fiume di umanità che dilagava, per le vie di Roma, rivendicando diritti e rispetto. Il potere si è preso tutto, con l'aiuto dei politici. Il popolo indignato è l'Italia intera. Lo testimoniavano gli striscioni di tutte le città, di scuole, di fabbriche, di centri sociali; lo testimoniavano oltre un milione di voci che urlavano contro il governo, il debito, gli inciuci e le puttane di regime. Contro il capitalismo, aguzzino globale dell'umanità che finalmente si ribella. Noi a Roma ci sentivamo così, uniti agli indignati di tutto il mondo, che contemporaneamente rivendicavano, in tutte le capitali e in tutte le lingue: Potere e Libertà! Il popolo è sovrano! 
In via Labicana siamo stati superati da due poliziotti in borghese, uno di loro l'ho riconosciuto in una foto, anche se in questa indossa un casco integrale. La mia percezione che qualcosa stava per accadere aumentava sempre più, ma non la manifestavo a nessuno, mi limitavo a far osservare qualcosa al compagno che era con me, volevo fargli fissare in mente delle cose, come quando devi prendere un appunto e non hai con che scrivere, dici a un altro di ricordartelo. L'ingresso in piazza S. Giovanni l'ho fatto con la testa al corteo, stanchissima mi sono seduta quasi subito sul prato, quasi mezz'ora a chiacchierare con un'insegnante pensionata appena conosciuta, eravamo non più di cinquecento persone, doveva arrivarne ancora un milione. D'un tratto si è scatenato l'inferno. Nella piazza sono entrati i mezzi da guerra della polizia, due autoblindo sono stati messi di traverso per bloccare l'ingresso al corteo che stava avanzando, e subito gli spari, tanti, a ripetizione, i gas urticanti, molti che urlavano e scappavano... che stà succedendo, perchè tutto questo? volevo capire! Il compagno si è messo a correre anche lui, l'ho rincorso per fermarlo... bisogna capire che sta succedendo, gli ho detto: dobbiamo mantenere le posizioni! In quel mentre siamo stati colpiti dall'idrante, subito dopo il gas e il fumo denso che impediva di vedere. Ci neutralizzano per poi finirci, questi figli di puttana, ho detto ad alta voce. E ancora, non correte, dovranno ammazzarci tutti! E siamo rimasti, ci siamo spostati nelle strade vicine, a cercare riparo dai gas. A tutti lacrimavano gli occhi, tutti avevamo difficoltà a respirare e la pelle che bruciava. Ci siamo assiepati intorno a una fontanella, molti stavano male, ho tirato fuori il Kefiah dallo zaino, l'ho inzuppato di acqua, avevo gola e narici in fiamme, tendevo al massimo i nervi, non potevo permettermi un cedimento in quel momento, dovevo resistere. A questo punto il mio problema non è più il cuore, mi sono detta, che senso ha evitare i rischi che comportano la morte, se la vita poi non ti appartiene, la decidono gli altri, padroni o politici, è la stessa cosa. Nessuno governa, se il potere non è d'accordo. Chi stava orchestrando tutta quella violenza e perchè, a noi che eravamo accerchiati è stato subito chiaro, il resto del corteo non sarebbe mai arrivato in piazza e noi saremmo stati massacrati per ridurre all'obbedienza quell'altro milione di uomini e donne ricacciati indietro. Un compagno anarchico mi ha prestato soccorso, nello zaino aveva una bottiglia dove aveva diluito il malox, me ne ha versato su viso e occhi e me l'ha fatto bere, quando si è assicurato che stavo meglio, mi augurato buona fortuna ed è andato. Ci siamo spostati per capire cosa c'era intorno a noi e alle nostre spalle, dappertutto arrivavano squadre di poliziotti antisommossa, avevano circoscritto la zona nel raggio di una decina di kilometri, ma incredibilmente con i poliziotti spuntavano nuove squadre di uomini neri, sbarravano le vie di fuga proprio a chi doveva scappare da piazza S. Giovanni, rovesciando sulle strade i bidoni della spazzatura dati alle fiamme, accostati gli uni agli atri; per uscire da quell'inferno bisognava passare tra le fiamme e sperare di passare indenni tra i manganelli di nuove squadre di poliziotti. I negozi chiudevano velocemente e da un bar hanno buttato fuori un ragazzo che era in bagno. Ora chiudono le metropolitane, ho gridato. L'avevano già fatto. A casa sono arrivata quasi all'alba, letteralmente a pezzi, ma non è affatto finita, non sono più educatamente indignata, sono fermamente incazzata. Devono pagare! 




Foto: Rosa Paderna
Musica: Elefante Bianco , AREA
Editing : Luc Girello

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