Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 21 dicembre 2012

“Caso Addimandi”, la presunzione di innocenza non calpesti i diritti della comunità

Rete per la tutela della Valle del Sacco, CODICI Frosinone


Nel settembre del 2010, emerse all’attenzione dell’opinione pubblica una delle pagine più nere della cronaca provinciale e regionale relativa agli enti deputati al controllo dei reati ambientali. Il Direttore ARPA della sezione di Frosinone, Vincenzo Addimandi, fu accusato, a fronte di elementi probatori molto pesanti, di aver commesso nell’esercizio delle sue funzioni una serie di gravissime irregolarità, in particolare di aver falsificato e indotto a falsificare gli esiti di rapporti di prova relativi a campioni di acque prelevati nel territorio di Anagni, che testimoniavano effetti inquinanti di origine industriale.
Il dirigente ARPA fu doverosamente sospeso, e cautelativamente confinato agli arresti domiciliari per circa due mesi. E si avviò il processo, tuttora in corso - in cui CODICI AMBIENTE è presente come parte civile - che si spera giungerà ad accertare eventuali responsabilità in tempi utili, grazie ad alcuni dipendenti ARPA, che al silenzio e l’omertà di convenienza hanno preferito la scomoda e coraggiosa esposizione personale.
Lascia esterrefatti quanto successe subito dopo.
Pur con il processo in corso, l’ARPA si è presa la non leggera responsabilità di allontanare il dirigente da Frosinone promuovendolo.
Vincenzo Addimandi, scaduti gli arresti domiciliari, è stato infatti nominato Dirigente Responsabile della Divisione Ambiente e Salute regionale, risultando, tra l’altro, a fronte di un’intensa attività, il terzo dirigente ARPA per emolumenti nell’anno 2011, per complessivi 116.388,39 € (dati ARPA). Non discutendo le capacità tecniche del dirigente, ci chiediamo come un ente pubblico possa considerare opportuno e compatibile con il principio della tutela del diritto alla salubrità dell’ambiente e alla salute dei cittadini la promozione di un dirigente sotto processo a seguito di seri elementi probatori relativi a presunti gravi reati. Fermo restando il principio di presunzione di innocenza, ci pare evidente fosse doverosa maggiore cautela da parte dell’ARPA e ci rammarichiamo del messaggio che una simile vicenda potrebbe veicolare alla società, soprattutto a chi ha avuto il coraggio di denunciare i presunti reati al vaglio dei magistrati. 

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