Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 20 dicembre 2012

La casella bianca

Luciano Granieri


 Nella mia tessera elettorale è rimasto un'unica casellina libera. Un bel guaio perché, a meno che non si organizzi l’election day accorpando il voto alla regione Lazio con le elezioni politiche, non ci  sarà spazio per due timbri, dunque sarò costretto a richiedere una tessera nuova.  In realtà è un bel rompicapo capire come votare alle prossime consultazioni nazionali. Soprattutto in questi ultimi giorni la fibrillazione all’interno dei comitati elettorali  rende evidente l’assoluta lontananza delle logiche elettorali dai bisogni dei cittadini elettori. L’intreccio di interessi personali e di classe, sta producendo una melma insidiosa  e spessa che si frappone fra il dritto dei cittadini di poter scegliere chi e come governerà, e la morbosa volontà dei cosiddetti rappresentanti di rimanere incollati alla poltrona. E’ un gioco talmente divertente  per loro che anche chi lo prova, per motivi contingenti,  poi non ne vuole uscire più. E’ il caso dell’attuale Premier in scadenza Mario Monti, che  invitato dalla casta della troika e del capitale finanziario europeo a convogliare la politica economica italiana secondo gli interessi delle banche e del  mercato , sembra ormai convinto nel presentarsi alle elezioni suscitando le ire del presidente della Repubblica, e le indifferenze quanto non le paure del centro sinistra. Attorno a Monti si radunano inoltre, i peones transfughi dal Pdl, come il sindaco di Roma Gianni Alemanno e diversi  reietti delle fila berlusconiane come Frattini., Crosetto. Perflno l’ex nemico Brunetta . Al robusto apparato di centristi, demo cristi, ex fascisti, terzo polisti, si affiancano nel sollecitare l’intervento di Mario Monti nella contesa elettorale, anche pezzi teodem del centro sinistra. Lo scopo di  questa marmaglia è evidente.  Non è importante verificare l’efficacia dell’agenda Monti e continuare ad imporla,  finendo di ridurre  al lastrico milioni di famiglie, ma è essenziale  sfruttare il successo di consensi del premier,   ultimamente in calo,  per confermare ben salde sotto i propri sederi le poltrone, indipendentemente dalla loro disposizione nell’emiciclo.  Mi permetto di far notare che  la candidatura di Monti è uno obbrobrio costituzionale. Infatti il professore   non può essere eletto in parlamento   perché lo è già come senatore a vita,  dunque,  chi voterà Monti si esprimerà direttamente per un candidato premier, procedura non proprio in linea con la costituzione   la quale definisce la nostra Nazione come una Repubblica Parlamentare e non uno stato presidenzialista . In ogni caso Mario Monti è già in campagna elettorale e la sua presenza al fianco di Marchionne presso la Fiat di Melfi, con gli operai buoni a far da corona rende l’idea su quale sarà il programma del professore.    Ma un altra disgrazia contribuisce ad alimentare la confusione più totale. E’ l’assoluta necessità per Berlusconi di riproporsi, perché sono in fase di discussione la legge  sull’incandidabilità dei condannati, che oggi  in Senato sembra aver  avuto un’accelerazione improvvisa , ma soprattutto bisogna rallentare il processo  Ruby che lo vede imputato per concussione e prostituzione minorile. Come al solito il  sultano è sceso in campo  imponendo le sue regole, innescando le sue trappole, come il tentativo di rimandare di quindici giorni la data delle elezioni, e quindi dell’inizio del regime della par condicio, per  avere più tempo  e occupare in modo  invasivo e  molesto tutte  le televisioni nel tentativo  di recuperare consensi. I suoi giannizzeri in commissione bilancio al senato si stavano  adoperando con solerzia nel rallentare i lavori sul testo della legge di bilancio per ritardarne l’approvazione, dopo la quale si procederà allo scioglimento  delle Camere.  Ma nel testo della legge di stabilità i 3miliradi e nove  necessari al salvataggio al Monte  dei Paschi  di Siena, e i due miliardi e cento da elargire al  Tav, cosi come i tredici milioni  di euro per l’acquisto  della prima tranche di aerei da guerra F35 non potevano aspettare, come inderogabile era l’ulteriore salasso ai danni della comunità  costituito dall’aumento del 30% della tassa sui rifiuti, quindi niente rallentamento, via a colpi di fiducia, nell’approvare l’ennesimo  dispositivo disastroso per i cittadini e remunerativo per banchieri, speculatori finanziari e lobbisti del mattone.  Dall’altro lato il Pd per mostrare la sua attitudine democratica indice primarie    per far scegliere ai propri iscritti    i candidati in parlamento, superando così il limite dell’attuale  legge elettorale per cui le liste vengono composte dalle segreterie di partito. Ma questo afflato di democrazia e partecipazione è parziale quanto non ipocrita. Infatti il Pd ha stilato una lista di esenti da primarie che verrà candidata d’ufficio,   guarda caso è tutta gente vicino al segretario. Questo listino  di personaggi andrà ad affiancare i nomi agli eletti alle primarie, ovviamente sopravanzandoli come capolista. Una deroga inoltre è comparsa alla norma statuale che prevedeva l’incandidabilità di chi aveva già effettuato tre mandati in Parlamento, tutta gente che  potrà  ricandidarsi, ma passando attraverso la procedura delle primarie. Anna Finocchiaro, Fioroni e Marini ringraziano.  Anche in questo caso quindi ci si impegna di più ad  escogitare escamotage per buttare negli occhi della gente una diversità dagli altri che tale non è, anziché pensare a come risolvere la crisi  del Paese. Poi c’è Grillo il cui movimento  5 stelle sta subendo un calo di consensi per colpa dell’eclettismo totalitario del capo  . L’invettiva contro la corruzione è buona per ricevere consensi. Ma poi qualora si dovessero vincere le elezioni bisogna governare e a questo i grillini ancora non sono abituati. E veniamo alla pseudo sinistra. In questi giorni sta maturando la saldatura fra il movimento arancione dei sindaci che ha  nel sindaco di Napoli De Magistris il principale protagonista, con il movimento “cambiare si può”, una caleidoscopica aggregazione che vede ampi pezzi della sinistra extraparlamentare, Prc e Pdci, con Di Pietro a rimorchio,  buttarsi a capofitto in una nuova avventura che comprende  anche gli esponenti della campagna referendaria per l’acqua pubblica e contro l’energia nucleare. Alcuni intellettuali, artisti e personalità della società civile auspicano  che  l’aggregazione veda al più presto la luce. A  guidarla dovrebbe essere il giudice di Palermo Ingroia, il magistrato che sta indagando sui rapporti stato mafia .  Personalmente preferirei che il giudice siciliano continui a portare avanti il suo lavoro meritorio anziché addentrarsi in meandri non propriamente suoi  ma,  soprattutto,  nonostante questo movimento provi a parlare concretamente di cose da fare per i cittadini,  il suo programma in dieci punti  è molto generico.  Legalità lotta alla mafia,  scuola e sanità pubblica sono tutti argomenti sacrosanti ma sono il minimo sindacale  per una formazione  orientata ad una politica sociale migliore, sono cose che va ripetendo da tempo Landini della FIOM. Ciò che non dice Landini ma è nel programma della lista arancione tendente al rosso,  è il punto nella quale si invoca per i padroni uno sguardo benefico da parte delle istituzioni finanziarie, francamente un’altro regalo alla classe imprenditoriale accattona, è del tutto inaspettato da una siffatta congrega. Non è da sottovalutare infine che anche nei componenti di questo movimento le contraddizioni non mancano. Avrà la meglio la tesi di Diliberto che auspica l’accordo con il Pd, o quella di Torelli il quale è irremovibile sull’autosufficienza del progetto politico? A mio avviso chi volesse candidarsi alla guida del paese per risolvere la crisi e sociale ed economica imperante dovrebbe  presentare progetti del tutto diversi. Per riuscire a pagare gli oltre duemila miliardi di euro di interessi sul debiti pubblico, non sono sufficienti  tagli alla spesa sociale , né alla scuola pubblica, né alla sanità. Neanche un vasto programma di distruzione dello stato sociale e di svendita del patrimonio pubblico riuscirebbe nell’impresa.  Il solo modo per venirne fuori consiste  semplicemente nel non pagare gli interessi di un debito illegale  contratto spesso con l’inganno della speculazione. Urge  una moratoria sul pagamento. Un’analisi di quali interessi siano dovuti per i titoli in possesso dei piccoli risparmiatori e quali contratti a causa delle scorribande finanziarie di criminali speculatori. Dopo di chè ai piccoli risparmiatori verrà richiesta la pazienza di aspettare i tempi del  risanamento sociale, prima di veder pagato il loro credito e agli altri non verrò reso neanche  un centesimo. E’ utile nazionalizzare le banche in modo che il giro di denaro sia necessario esclusivamente a finanziare il lavoro,  e non ad alimentare scorribande borsistiche, come è utile che lo Stato, in base all’articolo 41 della costituzione, espropri senza indennizzo quelle imprese che licenziano dipendenti per delocalizzare all’estero, e le ponga sotto il controllo degli operai che vi lavorano.  Nessuna formazione di quelle citate nel testo ha mai posto queste piccole regole nel proprio  programma. Dunque essendo la moratoria del debito, la nazionalizzazione delle banche e delle imprese,  punti fondamentali per chi vuole risolvere realmente la crisi sociale ed economica che sta investendo il paese ritengo che la casellina sulla mia scheda elettorale, molto probabilmente rimarrà immacolata.

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