Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 17 febbraio 2013

Quale programma per gli studenti in lotta?


di Adriano Lotito
(candidato premier Pdac)

Partiamo da un dato di fatto. Le lotte degli studenti e delle studentesse nei mesi passati hanno rappresentato indubbiamente la punta di diamante del conflitto sociale in Italia. Abbiamo assistito a centinaia di occupazioni, assemblee autoconvocate, mobilitazioni nazionali e sempre l’avanguardia studentesca è stata il pilastro della giornata di sciopero europeo dello scorso 14 novembre. Ieri, 15 febbraio, ancora manifestazioni studentesche molto combattive in tante piazze per la mobilitazione studentesca nazionale.
Più volte nella storia del secolo scorso, l’offensiva studentesca ha funto da detonatore del conflitto di classe, più volte ha rappresentato l’apripista di un radicale scontro frontale con il padronato e le classi dominanti. Anche questa volta il movimento studentesco ha avuto il coraggio di opporsi quando nessuno si opponeva, quando le direzioni sindacali frenavano il movimento operaio, quando Landini invocava il “raffreddamento” del conflitto. E a dimostrazione di come la lotta soltanto paghi, il popolo studentesco è riuscito a respingere il progetto di legge Aprea (il piano Marchionne applicato alla scuola) che intendeva privatizzare, negandolo, il diritto allo studio, e cancellare la rappresentanza studentesca. Al contrario, il movimento operaio, diretto dalle burocrazie dei sindacati ufficiali, è costretto a subire l’imposizione del modello Pomigliano, con il beneplacito di Camusso, Landini e Airaudo.
Solo la lotta paga! Sconfitto l’Aprea, la lotta continua!
Abbiamo imparato a vincere. Questo lo slogan di un comunicato del Movimento all’indomani del blocco del Pdl Aprea. Eppure non è consigliabile abbandonarsi a facili entusiasmi. Rivendicare una vittoria senza collegarla ad un rilancio della prospettiva di lotta, significa abbandonare il campo e provocare il riflusso del movimento. Questo a sua volta significa riaprire lo spazio alle classi dominanti per una nuova controffensiva. Che in parte è già in corso: il taglio delle borse di studio con l’ultimo decreto Profumo, la riproposizione del metodo di valutazione Invalsi, ecc. Le vittorie parziali servono solo a prepararsi a nuove battaglie. Solo con la lotta possiamo conquistare vittorie, ma solo continuando la lotta possiamo difendere quanto ottenuto, approfondirlo, estenderlo. Nessuna conquista, all’interno della società-azienda, può essere data per acquisita definitivamente. Fin quando resteremo all’interno di un modello di produzione basato sullo sfruttamento, sul dominio della forma merce, sulla competitività, la scuola, e in generale i saperi, resteranno sempre esposti al rischio di essere aziendalizzati, subordinati alle logiche di profitto. Per liberare i saperi, è necessario liberarsi del capitalismo. Tutte le lotte vanno messe in campo in direzione di questa prospettiva, l’unica realista, l’unica realmente compatibile con gli interessi oggettivi degli studenti e delle studentesse ad avere un’istruzione pubblica, gratuita, laica e di qualità. E soprattutto dove lo studente, oltre ad essere oggetto, è anche soggetto della dimensione scuola, con il diritto di partecipare all’elaborazione dei piani di offerta formativa, di partecipare alla gestione della scuola mediante commissioni paritetiche docenti-studenti-personale ATA. I Giovani di Alternativa Comunista per queste ragioni, di classe, garantiscono la partecipazione in prima linea ai cortei che si terranno il 15 febbraio, giornata di mobilitazione nazionale studentesca indetta dall’Autonomia. Una giornata promossa per denunciare quelle forze politiche presenti alla tornata elettorale che nei loro programmi si schierano contro gli operai come contro gli studenti. Basta dare un’occhiata alle proposte dei candidati: perfino coloro che si definiscono più “anti-sistema”, Rivoluzione Civile e Movimento Cinque Stelle, nei loro programmi non danno spazio ai temi dell’istruzione, e quando lo fanno, assumono posizioni assolutamente destrorse; Grillo inneggia all’abolizione del valore legale del titolo di studio, una misura che andrebbe ad inasprire la competizione tra università e la separazione tra atenei di seria A e atenei di serie B, mentre si dice d’accordo sull’integrazione tra scuole e aziende (che tradotto significa subordinazione della scuola alle logiche di profitto); mentre Ingroia, tace sul rimettere al centro gli studenti e le studentesse, i loro diritti e la loro partecipazione concreta, appellandosi unicamente all’articolo 3 della Costituzione, da buon magistrato!
Il nostro programma: per un contropotere studentesco e operaio
Alternativa Comunista al contrario si presenta a queste elezioni con un programma che presta particolare attenzione agli interessi degli studenti che hanno manifestato in questi mesi e in questi anni contro il modello capitalistico di istruzione (un modello appunto che vuole rendere le scuole, cinghie di trasmissione delle aziende). Un programma che prevede oltre alla partecipazione studentesca alla vita e alla gestione della propria scuola (tramite le già citate commissioni paritetiche e la possibilità di avere voce in capitolo nel Pof), anche l’elevazione dell’obbligo scolastico a 18 anni, l’istituzione di un reddito studentesco indiretto per studenti medi e universitari che preveda il comodato d’uso dei libri di testo e l’accesso gratuito a mense, trasporti, alloggi per i fuori sede, luoghi di cultura; una riforma radicale dell’ordinamento su stage e tirocini (che metta al centro la formazione dello studente e non il profitto delle aziende sfruttatrici); la riqualificazione del ruolo di dottorando (una figura ibrida tra lo studente e il ricercatore sfruttabile in ogni modo) tramite la certezza del passaggio da assegnista di ricerca a ricercatore a tempo indeterminato (mentre oggi il 93% degli assegnisti di ricerca non ha un futuro in università); un piano nazionale di edilizia scolastica per costruire nuovi edifici e mettere a norma quelli esistenti (finanziato con il taglio dei fondi stanziati per le Grandi opere e con il taglio delle spese militari); l’abolizione di tutte le misure repressive nei confronti delle lotte studentesche (come voto di condotta, tetto massimo di assenze, sospensioni facili, ecc.). Ovviamente tutto questo passa per l’abrogazione di tutte le precedenti controriforme della scuola (in primis quella Gelmini), per il riassorbimento di tutti i lavoratori licenziati dal mondo dell’istruzione, per la cancellazione di tutti i finanziamenti pubblici a scuole e università private e per la cancellazione di tutte le università telematiche.
Alternativa Comunista, non lo diciamo per autofeticismo, è l’unica forza politica che presenta in questa campagna elettorale un programma simile, un programma rivoluzionario, di rottura con le logiche di profitto e con il sistema di cui queste logiche sono coerente espressione. Un programma che non sarà mai sancito da nessun decreto legge, ma solamente dalla lotta degli studenti unita a quella dei lavoratori; un programma che si può realizzare solo a partire dalle scuole e dalle università in mobilitazione, mediante la loro unità e il loro coordinamento con il movimento operaio.

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