Lo sciopero del 1 giugno degli operai dell’Ilva di Taranto, contro i primi 6.000 “esuberi” previsti dal piano industriale di Arcelor Mittal per rilevare l’acciaieria, ha messo in crisi il disegno antioperaio spalleggiato dal governo Gentiloni-Renzi.
I governi a guida PD, come quelli delle destre, hanno sempre seguito una sola politica: scaricare sugli operai e sui lavoratori i costi dei piani di “rilancio”, liquidare i loro diritti, comprimere il salario, privatizzare e svendere le aziende strategiche per garantire i voraci interessi dei grandi capitalisti italiani e stranieri.
Per i magnati dell’acciaio e i loro governi amici non basta che gli operai siano torchiati come le olive, che subiscano quotidianamente gli incidenti e la nocività del lavoro salariato, che siano bastonati ogni volta che alzano la testa. Ora devono anche essere sbattuti in mezzo a una strada, in una regione in cui la disoccupazione è al 22%, per assicurare quote di produzione e relativi profitti.
Ma la disastrosa situazione dell'azienda non è dovuta a colpe degli operai, bensì a criminali strategie aziendali dovute alla voracità di profitto dei padroni dell'Ilva, che per anni hanno calpestato le più elementari regole di sicurezza, avvelenando operai e cittadini.
Con lo sciopero e la mobilitazione di massa, gli operai Ilva hanno chiarito che non si rassegnano alla disoccupazione e alla fame, che respingono il ricatto.
La lotta degli operai Ilva è la lotta di tutti i lavoratori per impedire i licenziamenti per i profitti, i “licenziamenti di borsa” decisi dalle multinazionali e appoggiati dai governi borghesi.
Questa lotta va estesa e proseguita senza cadere nelle illusioni riformiste e senza lasciarsi ingannare dalle promesse elettoraliste!
Riprendiamo fiducia nella nostra grande forza, difendendo in maniera intransigente i nostri interessi: nessun posto di lavoro deve essere perso, nessuna fabbrica deve essere chiusa, no ai tagli del salario, salute e l’ambiente devono essere garantiti!
Chiamiamo tutti gli sfruttati alla costruzione del fronte unico operaio dal basso, con propri organismi (Comitati, Consigli, etc.) per difenderci dall’offensiva padronale e governativa, dalla complicità e dai cedimenti dei partiti borghesi e dei burocrati sindacali, che già frenano la lotta.
Uniamo in solo fronte, in una sola vertenza le lotte che padroni, governo e i loro lacchè vogliono mantenere divise. Basta con la divisione fra sfruttati!
E’ ora di costruire lo sciopero generale nazionale per il lavoro, per il pane, contro i sacrifici e le spese di guerra! E’ ora di occupare le fabbriche che chiudono e licenziano!
Il problema non è sindacale; il problema è politico. Non riguarda solo gli operai dell'Ilva, non riguarda solo le città di Taranto e di Genova, ma l'intera società italiana: se l’economia fondata sulla proprietà privata dei mezzi di produzione per far arricchire sempre più un pugno di parassiti deve continuamente distruggere forze produttive, se pone a una comunità di lavoratori e di cittadini l'alternativa di morire di cancro o morire di disoccupazione e di miseria, vuol dire che questa economia è marcia fino alle midolla e deve essere distrutta da una rivoluzione che abbia il proletariato come protagonista.
Operai, lavoratori, prendiamo nelle nostre mani questa grande questione sociale, prepariamo le condizioni della vittoria della rivoluzione socialista. Si uniscano fin d'ora i proletari più consapevoli e avanzati con i coerenti comunisti in un'organizzazione politica che non abbia solo il nome, ma la sostanza, la linea politica, il programma e la combattività di una vera forza comunista basata sul movimento operaio. Costruiamola insieme!
Nessun commento:
Posta un commento