Si è tenuta il 4 novembre scorso, presso l’associazione
culturale “Oltre l’Occidente” di Frosinone un’assemblea pubblica sul tema “L’Attualità
della Rivoluzione d’Ottobre”. Nel centenario della rivoluzione sovietica, il Fronte
della Gioventù Comunista ha voluto organizzare questo incontro proprio per sottolineare come quegli
ideali, motore di un evento storico forse unico, siano oggi più che
attuali. Non un orpello da libri di storia impolverati, ma principi che,
secondo i giovani compagni del fronte della gioventù comunista, se applicati
oggi, consentirebbero una vita sociale
più giusta e dignitosa.
Lo sviluppo del dibattito è
andato in profondità cercando di confrontare la situazione sociale, politica ed
economica dell’Unione Sovietica uscita dalla rivoluzione e dei paesi governati da istituzioni socialiste,
con l’attuale quadro delle Nazioni a capitalismo
avanzato. Dopo l’introduzione di Gianluca Evangelisti, responsabile locale del Fronte della Gioventù Comunista, il quale ha rinnovato l’invito a partecipare al corteo nazionale
celebrativo della rivoluzione che si terrà l’11 novembre prossimo a Roma, è
intervenuto Fabio Massimo Vernillo, responsabile PC per la regione Lazio, Paolo Spena
vice segretario nazionale della stessa formazione giovanile comunista
e Rita Di Fazio delegata FlmUniti Cub presso la Fiat di Cassino.
E’ la seconda volta che partecipo ad un’assemblea
organizzata dal Fronte della Gioventù Comunista, e anche in questa occasione sono rimasto favorevolmente impressionato
dalla motivazione che anima i ragazzi . Una convinzione basata sullo studio e l’approfondimento degli
avvenimenti che hanno caratterizzato lo sviluppo e l’evoluzione del pensiero
comunista dal suo fiorire fino ad oggi. Per chi
si definisce comunista conoscere il “lontano” storico filosofica da cui si proviene è fondamentale per poter ambire ancora ad andare “lontano”.
Paolo Spena, Gianluca Evangelisti, Fabio Massimo Vernillo. foto di Marina Navarra |
E’ un peccato ammetterlo, ma le sezioni
giovanili degli altri partiti - ormai diventate non scuole di pensiero, ma
formatrici di quadri per la direzione di
comitati elettorali - per lo più hanno ridotto, se non eliminato del tutto, la fase
dell’approfondimento. Per vincere le elezioni, pare che la coscienza politica e la militanza, siano del tutto inutili, forse è anche questo il motivo della totale inadeguatezza dell’attuale
dirigenza politica e probabilmente di quella futura.
Il giovane Paolo Spena, si è
sobbarcato l’onere di confrontare i vari aspetti della vita sociale e politica
della Russia post rivoluzionaria con le pari tematiche con cui si snoda la convivenza di oggi. E’ storia,
forse troppo spesso dimenticata, che nell’Unione Sovietica, molte conquiste
sociali siano state ottenute già all’inizio del secolo breve. Diritti fondamentali , all’istruzione gratuita, alla sanità pubblica,
ad un avanzamento culturale elevato, erano acquisiti e consolidati.
Curioso ed
interessante il fatto che l’Unione Sovietica raggiunse la piena occupazione già
negli anni ’30, mentre nel paese più capitalista di tutti, gli USA, imperversava una delle più grandi crisi economiche che l’occidente abbia conosciuto.
In quella Russia furono chiusi gli
uffici di collocamento pubblici, che riaprirono, guarda caso, solo 50 anni più tardi durante la Perestroyka
di Gorbaciov. Ed è proprio la prospettiva del lavoro a segnare una distanza
abissale con i paesi a capitalismo avanzato. In quella Unione Sovietica, almeno
fino alla presa del potere da parte di Stalin, (qui i
ragazzi del Fronte della Gioventù non saranno d’accordo), si stava veramente
realizzando, con i primi soviet, la collettivizzazione dei mezzi di produzione.
Gli operai , ma anche i contadini, potevano ambire realmente al potere, perché erano
in grado di organizzare autonomamente i processi produttivi senza rendere conto
né al padrone privato né al padrone statale. Non solo, ma tali aspirazioni
stavano realmente valicando i confini russi per estendersi ai Paesi incanalati
verso il socialismo reale. Il riassorbimento dei mezzi di produzione da parte del
governo centrale , la rigida statalizzazione dell’economia, hanno
progressivamente ridotto un fenomeno straordinario in un'asfissiante forma di capitalismo di Stato.
Ma a raccontare in modo aspro e drammatico il completo distacco che
oggi c’è nel mondo del lavoro con quell’idea di produzione ci ha pensato Rita Di Fazio, sindacalista della
FlmUniti Cub alla Fiat di Cassino. All’indomani del mancato rinnovo del contratto
di 530 addetti nello stabilimento di Piedimonte San Germano, la constatazione
che le conquiste dei lavoratori maturate in anni di lotte sono definitivamente perdute,
è stata particolarmente cruda.
Rita Di
Fazio ha bene spigato come la
devastazione della classe operaia in Italia abbia come principali responsabili
proprio i sedicenti partiti e sindacati
di sinistra. Organizzazioni che avrebbero dovuto rappresentare e difendere i lavoratori,
si sono vendute al
padrone con l’inizio delle stagioni concertative. In un excursus partito dagli anni ’80 la Di Fazio
ha snocciolato tutti i tradimenti dei
riformisti, finti difensori delle classi subalterne.
Il quadro offerto nella sua
interezza, ha rivelato come il jobs act, le politiche filo padronali dei “Renzini”
non fossero altro che l’atto finale di un processo degenerativo imposto alla classe operaia proprio dai suoi presunti
rappresentanti. L’annacquamento degli ideali non è realpolitik ma è
tradimento vero e proprio secondo la
delegata Cub.
foto di Marina Navarra |
Fra i tanti giovani militanti
dell’assemblea, oltre alla partecipazione di qualche stagionato comunista come il sottoscritto ed altri compagni , si è
notata la presenza di esponenti politici locali in quota Pd: un
deputato, e una ex consigliera comunale. Chissà cosa avranno provato nell’immergersi in
una realtà popolare giovanile che non è più la loro e forse non lo è mai stata?
Dopo i primi interventi i due hanno lasciato l’assise.
Si
saranno sentiti avulsi da quel contesto,
probabilmente avranno avvertito il
disagio di presenziare davanti ad un pezzo di popolo , forse avranno
inconsciamente percepito di trovarsi innanzi ad un tribunale del popolo. Per
cui la reazione è stata consequenziale, abbandonare la gente che
ormai li ha abbandonati da un pezzo, considerato i rovesci elettorali che
continuano a subire, l’ultimo quello di ieri in Sicilia.
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