E’andata in archivio la prima delle due giornate di
mobilitazione promosse dai sindacati di base Usb, Cobas e Unicobas. Domani seguirà
una manifestazione con corteo a Roma. Lo
sciopero di oggi, ha visto ulteriori mobilitazione in molte città con sit-in e
presidi organizzati per protestare
contro le politiche filo padronali del governo.
Anche a Frosinone militanti e
dirigenti dell’Usb, insieme ad esponenti della sezione provinciale di
Rifondazione Comunista , hanno manifestato organizzando un concentramento presso Piazzale Vittorio
Veneto, dal quale con un breve corteo è stata raggiunta la Prefettura in Piazza
della Libertà.
Finalmente qualcosa si muove! Da tempo immemore non andava in
scena un’astensione dal lavoro motivata da una vertenza tutta politica. Non uno
sciopero mosso da singole rivendicazioni, ma dalla sacrosanta mobilitazione
contro le politiche economiche e antisociali del governo Renzi, e della sua controfigura Gentiloni. La menzognera narrazione della ripresa economica, con la fandonia sull’uscita dalla crisi, non può essere più
tollerata. Così come è inaccettabile sopportare l’ennesimo attacco ai diritti
dei lavoratori e ai pensionati , mentre la classe padronale, sempre più rara,
ma sempre più ricca, si spartisce le regalie governative, che hanno elargito
alle grandi imprese, e ai magnati della finanza, decine di miliardi di euro,
attraverso il jobs act ed una fiscalità che non ha mai intaccato rendite e
patrimoni.
E’ uno sciopero politico e come tale fa paura. Perché non basta
risolvere una singola vertenza - magari con traccheggiamenti e compromessi, sempre
al ribasso per i lavoratori - a riportare la pace sociale. Qui la
mobilitazione pretende , finalmente, un deciso cambio di rotta. Chi era in
piazza oggi, invocava la riappropriazione del proprio reddito
da lavoro, reso oggi residuale dal liberismo predatorio che saccheggia enormi quote di salario per
trasferirlo nelle capienti casse del
capitale finanziario. Chi era in piazza rivendicava la dignità del lavoro, così
come sancito dalla Costituzione. Una dignità che si salvaguarda con l’abolizione del precariato, dello
sfruttamento e della disoccupazione.
Un’altra novità della mobilitazione riguarda il ruolo dei sindacati di base,
sempre più protagonisti, non solo nelle piazze ma anche nei luoghi di lavoro.
Tutto ciò certifica lo sgretolamento del muro che la triplice concertatrice
oppone alle rivendicazioni dei lavoratori. Il gioco di Cgil Cisl e Uil,
finalizzato a tenere buoni i lavoratori, mentre la voracità del capitale saccheggia la collettività, è ormai
scoperto. Tant’è vero che in diverse aziende si registra il trasferimento di molti
lavoratori dalla Cgil alle forze sindacali di base .
Illuminante è il caso
della elezione di Marina Navarra nella rsu dell’unità produttiva della Sanofi ad Anagni . La delegata, precedentemente iscritta alla Cgil, si è dimessa in profondo disaccordo
con la politica sindacale operata dal massimo sindacato italiano, ed è passata ad Usb, riuscendo dopo un’estenuante
battaglia, stile Davide contro Golia, ad essere eletta. Complimenti alla
compagna, ma ciò è sintomo di come anche
nelle fabbriche più grandi la natura corporativa della triplice ormai stia venendo alla luce.
Marina Navarra delegata Usb in Sanofi |
Un’ultima, ma
non per questo, meno importante
notazione. Al presidio di Frosinone era presente anche Rifondazione
Comunista, con il segretario provinciale Paolo Ceccano, il responsabile del dipartimento
lavoro Giuseppe Di Pede ed altri militanti. Nell’impazzimento totale che sta colpendo gli schieramenti pronti a
scaldare le segreterie in vista delle prossime elezioni, tutti i movimenti posizionati a sinistra del Pd, lanciano
proclami sulla difesa dei lavoratori, sulle diseguaglianze e sulla
redistribuzione del reddito. Ma nessuno da concretezza a tali proclami. Merito quindi a Rifondazione Comunista che
invece mostra con i fatti di stare vicino ai lavoratori, partecipando a
scioperi e mobilitazioni. Merito al segretario Paolo Ceccano, con il quale
spesso sono in disaccordo, ma a cui devo riconoscere il grande impegno con cui
schiera il partito, nel nostro territorio, sempre a fianco di quella classe che
oggi si vuole estinta, cioè il proletariato.
Forse lo sciopero di oggi potrebbe
segnare l’inizio di un nuovo corso. Una nuova strada fatta di mobilitazioni più
incisive e consapevoli delle dimensioni della crisi. Un nuovo percorso dove,
finalmente ci si liberi dall’azione anestetizzante del conflitto sociale
operato da Cgil, Cisl, e Uil. Se son rose fioriranno e speriamo che alle rose si aggiunga il pane.
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