La sanità è un parametro fondamentale per misurare il
livello di civiltà di un popolo, tuttavia è impossibile non constatare che in
provincia di Frosinone la sanità è ormai allo sfascio. Un cittadino,
presentatosi al ReCUP di Pontecorvo per prenotare una visita specialistica, ha
dovuto prender atto, suo malgrado, che potrà sottoporsi alla predetta visita soltanto
a distanza di un anno esatto dalla prenotazione. Un fenomeno del genere non è
più un caso isolato, ma si sta consolidando come una prassi inquietante. Questo
non è solo il segno di un malfunzionamento del sistema sanitario, ma anche un
preoccupante segnale di regresso sociale che non può più essere tollerato. Che
le cose non funzionano nella provincia, inoltre, lo dimostra benissimo
l’affanno con cui si ritrova ad operare quotidianamente il Pronto Soccorso
dell’ospedale di Frosinone. Occorre
quindi intervenire con estrema urgenza e determinazione per far in modo che
simili episodi, vergognosi ed inammissibili, non si ripetano, contribuendo a dipingere l’Italia come un paese con una sanità da terzo
mondo. La sanità pubblica andrebbe razionalizzata perché non è più tollerabile
che macchinari essenziali, come ad esempio quelli per tac e risonanze, vengano
utilizzati per poche ore al giorno, costringendo quindi i pazienti a ricorrere
a strutture private. La funzionalità di questi strumenti diagnostici dovrebbe
essere garantita 24 ore al giorno, come già accade in alcune regioni d’Italia
quali ad esempio il Veneto, piuttosto che l’Emilia Romagna. Se in queste realtà
si riesce a far funzionare le cose, peraltro senza per questo determinare un
aggravio di costi per i propri cittadini, non si capisce perché nella regione
Lazio, e quindi nella nostra provincia stessa, non si riesca a fare lo stesso.
Viene da pensare anche ai sofisticati macchinari per le analisi del sangue in
dotazione alle nostre ASL, le quali vengono utilizzate al 40% delle proprie
possibilità, costringendo quindi le aziende sanitarie stesse a ricorrere ai laboratori
privati come fossero strutture complementari. Quest’altro esempio avvalora
ancor di più la mia ferma convinzione che se ogni macchinario funzionasse 24
ore al giorno, come peraltro sarebbe non solo auspicabile, ma giusto e
coerente, le ASL, e la sanità pubblica in generale, potrebbero rappresentare un
sistema virtuoso, volto al risparmio, anziché determinare, come purtroppo
accade, una zavorra per l’economia. Noi Comunisti quindi ci appelliamo al
Presidente della Regione Lazio Zingaretti affinché intervenga subito con
provvedimenti forti per risollevare le sorti di questo settore vitale della
nostra società, tenendo ben presente che questo settore, la sanità appunto, nel
nostro territorio può vantarsi dei servizi di alcuni dei medici più qualificati
e capaci della regione nonché della nazione. La nostra classe medica, infatti,
ha le capacità e la competenza per svolgere il proprio lavoro nel migliore dei
modi, ma è di fatto ostacolata da un sistema inefficiente che troppo spesso non
li mette nella posizione di operare al meglio.
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