Il passato spiega il
presente, a questo serve la Storia. Forse è un’affermazione un po’ perentoria.
Probabilmente la Storia non illustra
completamente il presente però aiuta a capire. Allora proviamo a capire.
La resistenza al regime nazifascista inizia
in Francia nel 1940 all’indomani della parziale occupazione tedesca e della
nascita del regime collaborazionista di Vichy
guidato dal maresciallo Pètain. In Jugoslavia i nazionalisti di Mihajilovic
e i comunisti di Tito iniziarono la lotta di resistenza a partire dal
1941. Lo stesso accadde in Grecia dove i movimenti resistenziali contro Italiani tedeschi
combatterono dal 1941. In Polonia la resistenza iniziò fra il 1939 e il
1940. Sempre nel 1940 movimenti resistenziali operarono in Belgio, Olanda, Norvegia e Danimarca. Nella
stessa Germania partigiani e resistenti cominciarono la loro lotta a partire dal 1942 con il gruppo
dei giovani bavaresi della Rosa Bianca sterminati senza pietà da Hitler.
In
Italia invece, al netto dei movimenti antifascisti che agirono in
clandestinità, la resistenza annunciata da i grandi scioperi operai del marzo 1943 a Milano e a Torino,
iniziò, come è noto, l’8 settembre successivo data della firma dell’armistizio ,
dopo che tutto si era già compiuto. Mussolini era stato liquidato dai suoi stessi gerarchi il 25
luglio e le truppe alleate erano già sbarcate in Sicilia.
Questa indolenza e
pigrizia civile, causa del ritardo nel
ribellarsi alla follia nazista e fascista rispetto agli altri paesi europei
Germania compresa, può spiegare molto di
come si è evoluta la coscienza del nostro popolo dal dopoguerra ad oggi. Ci aiuta a capire perché la Costituzione
Italiana non sia stata mai applicata completamente sin dal giorno dopo la sua
promulgazione, ed oggi, dopo aver subito ripetuti
attacchi e tentativi di manomissione in senso autoritario, sembra stia per
soccombere definitivamente.
Il ritardo nel ribellarsi al dittatore, spiega perché
la classe industrial-borghese accattona, sempre la stessa tramandata di padre
in figlio, abbia potuto continuare a
succhiare il sangue dei lavoratori, prima contrattando condizioni fiscali
favorevoli con un potere politico
asservito e poi, dopo l’adozione di un regime di
tassazione progressiva, iniziando la più grossa e capillare evasione fiscale che
mai Paese abbia conosciuto.
L’inizio
della resistenza in così colpevole ritardo, dopo cioè che il dittatore era
praticamente caduto, spiega perché solo nel nostro Paese la massoneria
deviata sia protagonista e soprattutto per quale motivo la mafia domini incontrastata trattando direttamente con lo Stato, con l’avallo
finanche del presidente della Repubblica.
Si spiega anche come perfino sull’opportunità
di disputare o meno una partita di calcio decida
non l’istituzione sportiva o quella nazionale ma Genny ‘a carogna. Per un popolo che si ribella così
tardi alla follia nazifascista è facile favorire l’avvento di un ventennio dominato da una
ciurmaglia immonda guidata da un delinquente
conclamato evasore fiscale fraudolento, possibile puttaniere e concussore
artefice di una devastazione culturale, morale e sociale Senza precedenti .
Molto dunque si
spiega. Possiamo divertirci in questo
esercizio storico anche nell’ambito più ristretto del nostro territorio. “La Ciociaria e in generale tutta la provincia
di Frosinone era una zona di sottosviluppo assimilabile all’Italia meridionale.
La popolazione… era costituita in maggioranza da contadini pastori… tutti analfabeti o quasi,
con i quale era impossibile comunicare. Non ricordo di aver mai fatto una
discussione politica con un contadino del posto e nemmeno che vi fossero…
persone coinvolte nella nostra attività… Politicamente la provincia di
Frosinone aveva tradizioni reazionarie…. Durante la mia attività ricordo di non
aver mai conosciuto compagni del posto. La federazione comunista di Frosinone
non era mai esistita, sparpagliati e isolati i pochi comunisti” Ciò è
quanto riporta nel febbraio del ’44 il partigiano comunista
Bonelli , nome di battaglia “Gino Conti”, al capo zona Enrico Giannetti sulla difficoltà di costruire una coscienza
politica nella provincia di Frosinone e
quindi di organizzare una banda partigiana.
Anche in questo caso dalla storia
possiamo capire le ragioni per cui la nostra città è da sempre in mano alle
solite famiglie di grandi costruttori edili che continuano a seppellire il
territorio con colate di cemento, a fare affari con le loro sordide speculazioni
in combutta con la classe politica locale. Da quella dichiarazione del
partigiano “Gino Conti” si può intuire perché parti della nostra città franano
flagellate dall’incuria e dal degrado, si capisce la ragione per cui Frosinone
è prima nelle classifiche relative all’inquinamento, all’usura.
La storia ci
inchioda al nostro triste destino di cittadini di una nazione che ha capito
troppo tardi i valori della libertà e della democrazia, se pure li ha capiti, e
abitanti di un territorio dalle “TRADIZIONI REAZIONARIE” . E’ dunque tutto perduto? E’ possibile evadere
dalla cappa di questo triste destino? Niente è impossibile. Basta
crederci. Andiamo dunque avanti imperterriti in direzione ostinata e contraria. Un in
bocca a lupo a tutti noi poveri disgraziati che ancora ci crediamo.
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