Il 2 maggio scorso, su invito del deputato europeo uscente e
ricandidato a Bruxelles nelle elezioni del 25 maggio prossimo Francesco De Angelis, ho partecipato alla kermesse di apertura della
campagna elettorale dello stesso euro
deputato ciociaro che si presenterà agli elettori in
ticket con Goffredo Bettini. All’evento,
svoltosi presso il multisala Sisto, era presente tutto lo stato maggiore del Pd
locale consiglieri regionali e Senatori, comprese le truppe degli amministratori locali, eletti, o in corsa anche per le amministrative che si
terranno nella stessa data in 40 comuni della nostra Provincia. A loro erano
aggregati vecchi e nuovi compagni di viaggio come l’alleato socialista
Gianfranco Schietroma e il riappacificato ex sindaco di Frosinone Domenico Marzi.
Da Meta a
Costanzo, neo segretario Provinciale, da Bettini a De Angelis, ad altri
amministratori e candidati alle elezioni locali, gli interventi si sono
susseguiti secondo la linea maestra e le parole d’ordine dettate da Matteo Renzi “Cambiamo verso all’Europa”
e allo slogan che accompagnerà la
campagna elettorale del duo De Angelis-Bettini: “E’ tempo di crescere” . Niente
che non fosse già noto sull’importanza di riaffermare l’adesione all’Unione
europea, contro i populismi grillini e i
movimenti contrari all’Euro filo fascisti ,
e sulla volontà di rivendicare un Europa più orientata verso la crescita,
la coesione sociale secondo i principi scritti a Ventotene.
Ribadita la volontà di liberare dal vincolo
del 3% gli investimenti necessari per la crescita, e addirittura l’impegno a svincolare i Comuni
dal patto di stabilità, argomento oggetto di un’incursione nelle problematiche locali
operata da De Angelis. Starno come cambino le cose da un anno all’altro. Il non
rispetto del patto di stabilità era un argomento
tabù per i democratici, solo qualche
anno fa.
Come detto nulla di particolarmente originale se non alcuni passaggi
del discorso di Goffredo Bettini, artefice con Veltroni dell'ultima versione riformista dell'ex Pci, ex Ds, ex Pds cioà il Pd. Bettini ha spiegato come nel nuovo corso del Pd si
sia operato un riformismo calato dall’alto senza porre attenzione alle
esigenze delle persone in carne ed ossa.
E’ ciò che invece ha fatto Grillo, inoculando però nelle gente populismi distruttivi buoni solo ad aggregare
consenso. Renzi ha impostato il suo nuovo corso, secondo
Bettini, ricominciando a fare politica
in mezzo al popolo, dando vita ad un
riformismo tornato con i piedi per terra.
Per fare in modo che questa attività
possa conseguire il migliore risultato possibile è indispensabile appianare le divisioni
interne, non rinnegando la propria provenienza, comunista piuttosto che liberal-socialista
o democratico cristiana, ma traendo forza dalle diverse esperienze per avanzare
proposte nuove soprattutto unitarie.
A tal proposito Bettini non rinnega la sua
provenienza comunista. Egli si dichiara, non comunista, ma post-comunista. Molto interessante la parte dell’intervento
relativa al rapporto epistolare che Bettini ha intrattenuto con Ingrao. In una
lettera il neo candidato alle elezioni europee chiedeva al vecchio dirigente del PCI, perché era diventato
Comunista. La risposta di Ingrao fu lucida ed interessante. Questi ha
spiegato in una missiva di risposta, che il suo aderire al comunismo non era
per le convinzioni maturate leggendo Marx, o per aiutare i più deboli
nella lotta di classe. Ingrao era diventato comunista per proprio sollievo
personale. Egli non sopportava di vedere gli sguardi delle persone oppresse,
inermi di fronte ai soprusi della classe dominante. Il solo pensiero che
esistesse una parte di società destinata a soccombere e senza speranza nella
possibilità di un qualche riscatto sociale, confinata in una moltitudine di
solitudini, gli procurava un dolore quasi fisico.
Ecco per lenire quel dolore,
offrendo una possibilità di rappresentanza e aiuto a quella gente Ingrao
diventò comunista. Le stesse ragioni, la
stessa repulsa fisica nel vedere gli occhi tristi degli oppressi hanno spinto Bettini a diventare comunista ed
intraprendere la carriera politica che lo ha portato con Veltroni a progettare
l’operazione PD.
Avrei voluto chiedere a
Bettini però, quale pensa saranno gli
sguardi di quei lavoratori che in base al Jobs Act di Renzi si troveranno a
lavorare sapendo che dopo quattro mesi potrebbero essere licenziati senza
alcuna motivazione? Cosa mostreranno gli occhi di quelle persone, le quali, per
vedersi rinnovato un contratto che non obbliga il datore di lavoro ad indicare
la causale per cui adotta la forma contrattuale a termine,
dovranno piegarsi ad accettare orari snervanti
e a sottostare ai peggiori ricatti?
Quale sguardo potrà una lavoratrice che si accorge di essere incinta sapendo che con
la maternità il mancato rinnovo è
praticamente certo? Quali sentimenti mostreranno gli occhi di una generazione
obbligata dalle misure adottate da Renzi a
vivere nell’eterna
precarietà senza la certezza di una continuità reddituale. Se come dice Bettini quegli sguardi gli
provocano un dolore quasi fisico, allora il grado i masochismo nel restare nel
PD guidato da Renzi è ai massimi
livelli, o Bettini è dotato di una invalicabile soglia del dolore? Vai a saperlo.
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