Quanto è accaduto in questi giorni a Roma non può rimanere senza reazioni adeguate. Ne va della qualità del nostro Stato, della credibilità delle Istituzioni, del livello della nostra democrazia. Per altro. chiama in causa direttamente il Governo per la prioritaria responsabilità della Prefettura – Ufficio Territoriale del Governo - nella modalità inaccettabile con la quale si è provveduto a restituire alla proprietà, o a chi per essa, uno stabile nel quale da anni avevano trovato riparo centinaia di persone cui lo stesso Stato Italiano aveva riconosciuto lo status di rifugiato politico.
A tale riconoscimento avrebbe dovuto seguire la presa in carico dei rifugiati da parte delle Istituzioni italiane, trattandosi di persone che - stante le norme vigenti – dovrebbero godere di tutela internazionale ed ovviamente nazionale. Dopo anni durante i quali le Istituzioni, tutte le Istituzioni - dalla Prefettura alla Regione al Comune – che avrebbero avuto l’obbligo di occuparsene hanno totalmente ignorato la situazione che per la loro inerzia si era determinata, il 19 Agosto l’edificio viene sgomberato manu militari. Lo sgombero, effettuato senza preavviso adeguato (nelle forme e nei tempi), è stato disposto senza aver provveduto ad apprestare preventivamente una soluzione alloggiativa appropriata ed averla proposta e discussa con i/le rifugiato/e nei tempi e con le modalità necessarie, perché essi/e potessero organizzarsi – anche mentalmente – per affrontare una situazione abitativa diversa. I rifugiati/e sono stati semplicemente ”sfrattati”, identificati (per appurare che sono tutti/e “regolari”) e messi in strada, da dove sono stati poi nuovamente sgomberati.
Solo il 23 Agosto, dopo cioè quattro giorni dallo sgombero, presso la Prefettura (come si evince da un comunicato della stessa) si è tenuta una riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica volta ad esaminare - con tutti gli attori istituzionali coinvolti- soluzioni da mettere in campo per far fronte alla collocazione delle fragilità (famiglie con minori, disabili e anziani non autosufficienti), ancora presenti nello stabile di via Curtatone, sgomberato lo scorso 19 agosto>. Il comunicato, oltre a confermare che lo sgombero era stato disposto in assenza di qualsiasi soluzione alternativa, in ciò violando precise norme del Diritto Internazionale (Convenzione di Ginevra del 1951 e Carta Sociale Europea), denuncia che un problema di tutela ed accoglienza lo si è affrontato in termini di ordine pubblico.
E come questione di ordine pubblico infatti si è provato a risolverlo; cioè con idranti, manganelli, qualche ferimento e alcuni “fermi di polizia”.
Che si tratti di imperizia o di consapevole scelta andrà appurato. In ogni caso si è in presenza di una palese violazione della Carta dei Diritti dell’uomo.
Qualcuno, anzi più d’uno, dovrà risponderne: la Prefettura per la sua parte, ma anche Regione e Comune che non possono sottrarsi alla responsabilità di provvedere per tempo ad accogliere convenientemente i rifugiati e lasciare che sia un privato, il gestore del fabbricato sgomberato, a proporre una soluzione, parziale, provvisoria e del tutto inadeguata. A doverlo fare sono le istituzioni. E per tutti//e. Non solo per le fragilità (famiglie con minori, disabili e anziani non autosufficienti)>, come recita il comunicato prefettizio. Perché il diritto ad un’abitazione è di tutti e tutte, anche se non si trattasse di rifugiati, come è sancito da specifiche norme.
Ciò che è accaduto è di indicibile gravità e non può non destare grande preoccupazione. Se sono le nostre Istituzioni a violare i Diritti Umani, noi cittadini e cittadine di questa Repubblica non possiamo che essere fortemente preoccupati/e. Per questo invitiamo tutto l’associazionismo, la cosiddetta cittadinanza attiva ad una seria ed approfondita riflessione.
Roma 25 Agosto 2017
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