C’era una volta, tanto tempo fa, una terra vastissima, piena
di risorse naturali. Gli abitanti erano in condizione di vivere una vita prospera e felice se solo avessero
potuto godere di quelle ricchezze. Ma ciò non era
possibile. Un territorio così ricco aveva attirato le attenzioni malavitose della criminalità
organizzata. Questa invase l’area, iniziò ad impossessarsi, con la violenza, di
quelle risorse e prese a taglieggiare le imprese indigene, imponendo loro
esose tangenti. Fu così che quella prosperosa terra iniziò a trasformarsi in
una valle di povertà.
La sterminata grandezza di quel generoso territorio però, poneva alla Grande Mafia non pochi problemi. Una Cupola ben
organizzata, composta da diverse famiglie a capo di numerosi mandamenti, e governata da uno stuolo
di colletti bianchi , non riusciva a controllare i propri affari li senza coinvolgere persone che in quella ricca terra vivevano. Furono individuate così
alcune famiglie del luogo, senza scrupoli, disposte a taglieggiare i propri conterranei a
fronte di ingenti contropartite elargite dalla Grande Mafia.
Questo gruppo di famiglie aveva
l’incarico di riscuotere il pizzo e
depredare i propri concittadini a favore
dei malavitosi sfruttatori , avvalendosi, per altro, di armi, che la stessa criminalità organizzata forniva loro, sviluppando un’altra linea di affari profittevole, sia per la Cupola che per i capi mandamento del luogo.
Capitava, però, ogni tanto, che una di
queste tribù si montasse la testa e
decidesse di arricchirsi autonomamente, non tenendo conte delle ferree regole di
chi l’aveva incaricata di controllare il territorio. Arrivava perfino ad usare le armi fornite dalla Cupola, contro
la Cupola stessa. In questi casi la punizione da parte della criminalità organizzata era implacabile. Quel
ricco territorio, vittima di taglieggio e depredazioni, veniva invaso da squadracce punitive, che, con
una efferata violenza, eliminavano la famiglia ribelle, provocando carneficine
anche fra la gente innocente. La Grande Mafia cercava altresì
la collaborazione di qualche altro
gruppo autoctono che potesse aiutarla contro la banda disobbediente. S’innescavano
di conseguenza feroci lotte intestine
fra le famiglie. Queste
si combattevano fra di loro, creando un’ulteriore occasione di profitto per la Cupola grazie all’incremento del commercio di armi.
Ma il reiterato
sfruttamento di questo ricco territorio, un brutto giorno, portò ad un diminuzione drastica delle risorse naturali e ridusse in povertà completa gli abitanti del luogo.
Questi per sfuggire agli stenti, alle violenze delle squadracce della Cupola, e degli scagnozzi
ingaggiati per controllarli, iniziarono a lasciare la propria terra per
approdare in quei posti dove la criminalità si era organizzata.
All’inizio
il fenomeno fu ben tollerato dalla Cupola che usava i nuovi venuti per metterli
in competizione con i poveracci presenti
nei loro mandamenti. Infatti bisogna sapere che quella criminalità
organizzata, formata da un gran numero di famiglie, guidata da asettici, crudeli, colletti bianchi, sfruttava e taglieggiava anche gli abitanti del proprio Paese. E un gruppo di
devastati, venuti da fuori, disposti ad
essere più schiavi di quanto non lo fossero i disperati concittadini del regno, poteva essere utile a ridimensionare
certe pretese di libertà che gli sfruttati del posto, cosiddetto civilizzato ,
ogni tanto reclamavano.
In seguito però quell’esodo verso il Paese della
Cupola cominciava ad essere imbarazzante, non fosse altro perché agitava le
cattiva coscienza delle famiglie mafiose e qualcuno all’interno dell’organizzazione
cominciava a capire che il fenomeno diventava difficile da governare, infatti una persona talmente sfruttata, da non poter spremere ulteriormente, diventava solo un rifiuto da scartare
Fra l’altro nel
Paese di partenza ormai, le famiglie autoctone, incaricate di controllare gli
affari della Cupola, cominciarono a lucrare sulla disperazione dei propri concittadini
intenzionati a scappare. Iniziarono a richiedere somme enorme ai migranti per
aiutarli a fuggire, o meglio, a farli affogare in mare, li sfruttavano, li oltraggiavano e li
picchiavano. Tutto ciò rischiava di complicare il tranquillo prosperare degli
affari criminali.
Così i colletti bianchi decisero di investire in una nuova forma
di difesa. Affidarono alle famiglie
potenti del luogo, oltre al già consolidato compito di controllare il territorio, anche l'incarico di bloccare le
partenze dei disperati, di ricacciarli indietro, torturarli, ucciderli se
necessario. Dotarono queste bande di soldi
e mezzi tesi a blindare le coste di partenza. Ciò per evitare che qualche
umanitaria anima bella, a bordo delle navi della speranza, potesse denunciare ciò che avveniva in quel
tratto di mare. Non solo, adottarono anche provvedimenti interni affinchè
le anime belle di cui sopra avessero difficoltà perfino a mettersi in viaggio.
Oggi la Cupola
prospera sempre più, sfruttando intere popolazioni, sia provenienti dai luoghi che una volta erano
ricchi, sia già presenti nei mandamenti
occidentali, mentre milioni di disperati continuano a morire, di violenze, di
stenti e povertà. Siamo alla fine della fiaba.
Pochi vissero felici e
contenti, molti, infelici e scontenti.
Chi sono i protagonisti di questa storia? Matteo Messina Denaro, Totò Riina,
Salvatore Brusca, Bernardo Provenzano,
Carmine Schiavone? Sbagliato. All’interno
della Cupola individuiamo capi
mandamento rispondenti ai nomi di: Angela Merkel, Emanuel Macron, Paolo
Gentiloni, Marco Minniti e i restanti leader delle nazioni comprese nella UE,
oltre che Donald Trump. Ma ci sono anche
Tyyp Erdogan, Al Sisi, il genrale Haftar, Fayez Al Serraji e tutti i capi banda finanziati dalla Cupola per curare i propri interessi in terre straniere. Ovviamente non dimentichiamo i colletti bianchi, i veri burattinai di tutta la
vicenda, ovvero le multinazionali, e i potentati finanziari.
Si dirà che accostare il fenomeno
imperialista-colonialista, sfociato in predatorio liberismo, alla mafia è
esagerato. E perché? Accumulare
ricchezze infinite procurando genocidi, morte e desolazione, non è una pratica
prettamente mafiosa? Allora quando celebriamo gli eroi della lotta alla mafia,
Falcone, Borsellino, e tutti gli altri, oppure quando organizziamo fiaccolate contro la violenza
mafiosa, ricordiamoci che esiste una Cupola molto più grande . Un organizzazione
criminale che meriterebbe una lotta aspra, senza quartiere, che dovrebbe coinvolgere tutti insieme gli infelici e
scontenti della storia per renderli nella realtà, e non nella favola, finalmente felici e contenti.
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