FORUM ITALIANO DEI
MOVIMENTI PER L'ACQUA
RETE
STOP BIOCIDIO LAZIO
COORDINAMENTO
NAZIONALE SITI CONTAMINATI
Primo stop alla
strategia ministeriale di mettere la polvere inquinata sotto il tappeto.
Ora cambiare
radicalmente il decreto "inquinatore protetto" in discussione in
Parlamento.
Il Ministero dell'Ambiente rimedia una sonora bocciatura
davanti al TAR Lazio sull'operazione di declassamento dei Siti nazionali di
bonifica avvenuta nel 2013
Il Ministero, sulla base delle valutazioni dei suoi
dirigenti e funzionari, prendendo spunto da una modifica al Decreto legislativo
152/2006 riguardante i criteri per l'individuazione dei Siti di Interesse
Nazionale per le bonifiche (le aree più inquinate del paese), ne avevano
declassati ben 18 siti su 57, trasformandoli in Siti di Interesse Regionale.
Un'operazione realizzata in sordina, senza alcun coinvolgimento delle comunità
(tranne le regioni a cui il Ministero aveva dato pochi giorni di tempo per
esprimersi) ma dalla portata enorme, visto che i funzionari e i dirigenti del
Ministero considerarono degna di declassamento anche la Terra dei Fuochi (ma
anche La Maddalena in Sardegna)!
La Regione Lazio, il comune di Ceccano e, con intervento
"ad adiuvandum", l'associazione "Rete per la Tutela della Valle
del Sacco ONLUS" hanno proposto un ricorso sul declassamento del sito
"Valle del Sacco" che ora il TAR del Lazio ha accolto pienamente.
Per il Coordinamento nazionale siti contaminati, per il
Forum dei Movimenti per l'Acqua e per la Rete Stop Biocidio Lazio si tratta di
una sentenza importantissima per i risvolti che dovrebbe avere a livello
nazionale. Le motivazioni alla base dell'accoglimento del ricorso sul SIN Valle
del Sacco rappresentano una pesantissima
censura sull'intera operazione portata avanti dal Ministero dell'Ambiente per
sollevarsi dalle proprie responsabilità dopo un decennio di sostanziale
inazione rispetto al risanamento dei SIN e, più in generale, rispetto allo
stato di inquinamento di moltissime aree del paese.
I giudici del TAR, infatti, ritengono che, rispetto
all'applicazione dei nuovi criteri per il riconoscimento (o l'esclusione) delle
aree "il ragionamento del Ministero, ad avviso di questo Collegio, è
erroneo in radice" e che "La norma applicata sembra anzi
ampliare (piuttosto che restringere) le fattispecie dei territori
potenzialmente rientranti nell’ambito dei siti di interesse nazionale...".
Infatti il Ministero aveva inteso che un'area per essere classificata quale SIN
dovesse soddisfare contemporaneamente tutti i criteri del Decreto. Scrivono i
giudici del TAR Lazio "Il testo normativo non autorizza, in effetti, ad
avviso del Collegio, una lettura tale da indurre a considerare, per la
qualificazione di SIN, la presenza di tutte le circostanze cui l’art. 252 comma
2 predetto fa riferimento.....Si tratta, in altre parole, di criteri che
variamente combinati devono (o possono) portare l’Amministrazione a riconoscere
quella grave situazione di compromissione e di rischio ambientali tale da
implicare (a prescindere dalle cause che l’hanno determinata) il superiore
interesse nazionale".
Sulle bonifiche si sta giocando una partita al ribasso
rispetto alle politiche industriali del paese, con una strategia volta ad annacquare
il principio "chi inquina paga" a favore dei grandi gruppi
industriali che non vogliono pagare integralmente il prezzo del risanamento
delle aree che hanno contaminato. In poco più di un anno vi sono stati ben
quattro decreti, tutti volti a nascondere la polvere inquinata sotto il tappeto
(Governo Monti: Decreto di declassamento dei SIN; Governo Letta: Decreto del
"fare" e Decreto "destinazione Italia"; Governo Renzi:
Decreto "competitività" ora in discussione in parlamento). Grazie
alla mobilitazione dei comitati le prime tre norme sono state modificate
limitando i danni ma ora con il Decreto Competitività "inquinatore
protetto" si rischia di nascondere il reale stato di contaminazione del
paese e di procedere a bonifiche sulla carta.
Invitiamo nuovamente i parlamentari a modificare il Decreto
competitività secondo l'appello che abbiamo lanciato nei giorni scorsi. Al
Ministro Galletti chiediamo di riesaminare l'intera operazione di
riclassificazione dei SIN alla luce delle indicazioni del TAR Lazio, includendo
anche i nuovi siti gravemente inquinati che quasi ogni giorno vengono posti
all'attenzione dell'opinione pubblica nonché di procedere alla valutazione
dell'efficacia del lavoro svolto in questi anni dagli uffici ministeriali
preposti.
I 18 SIN DECLASSATI PER DECRETO IL 11 GENNAIO 2013
Abruzzo ("Fiumi Saline Alento"), Campania
("Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano",
"Pianura","Bacino Idrografico del fiume Sarno" ed
"Aree del Litorale Vesuviano", Emilia Romagna
("Sassuolo-Scandiano); Lazio ("Bacino del fiume Sacco" e
"Frosinone"), Liguria ("Pitelli" a La Spezia); Lombardia
("Milano-Bovisa" e "Cerro al Lambro"), Marche ("Basso
Bacino del fiume Chienti"), il Molise ("Guglionesi II"),
Piemonte ("Basse di Stura"), Sardegna ("La Maddalena"),
Toscana ("Le Strillaie"), Veneto ("Mardimago-Ceregnano") e
la Provincia Autonoma di Bolzano ("Bolzano").
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