Avvertenza: i video e
il testo pubblicati nel seguente post sono incompleti. Mancano immagini e citazioni sulla partecipazione di gentaglia a cui -secondo le norme di attuazione della
XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della costituzione, secondo
una delibera approvata all’unanimità del
Comune di Frosinone il 2 marzo 2011 - dovrebbe essere vietato manifestare in
piazza. Tale norma costituzionale e comunale non è stata mai applicata dalle istituzioni nè
locali, nè nazionali. Lo facciamo noi di AUT.
“Le masse non organizzate
o più estranee alla politica sono meno sensibili ai problemi della propria
classe”
Lenin.
Quanto sia sacrosanta questa
affermazione di Lenin lo si è misurato nella manifestazione organizzata dal coordinamento
territoriale per la difesa della salute recentemente costituitosi nella nostra
Provincia. Una manifestazione, per certi
versi, potente e partecipata, per una
sanità ad immagine e somiglianza del dettato costituzionale e contro lo
scempio che, al contrario, si fa del
locale diritto alla salute. Ad animare la così detta “marcia della salute” di mercoledì scorso 16 luglio, gente arrivata
a piedi da Sora e da altri comuni della provincia, ovviamente molti cittadini
di Frosinone.
In aggiunta si sono distinti
vari sindaci a sfoggiare la fascia lavata di fresco (pochi
a dire la verità), deputati , l’On. Luca Frusone del M5S alla guida di un
gruppo di militanti pentastellati, sindacati
variamente posizionati da destra a sinistra esclusa la triplice. Un
discreto schieramento trasversale, ma soprattutto, finalmente, partecipato dai
cittadini dell’intera Provincia.
Nelle analoghe manifestazioni, organizzate
anni addietro contro lo spolpamento della salute Provinciale operata dai vari
presidenti di regioni succedutisi per almeno 4 consiliature, l’ultima risalente
allo sguaiato regno trimalcionesco della Polverini, l’estensione territoriale
era stata sempre limitata. Ogni Comune
protestava per il suo ospedaluccio incurante del disastro che accadeva attorno.
Finalmente, ed era ora, si è capito che il problema della sanità è comune a
tutto il territorio provinciale.
La marcia partita da P.zza Madonna della Neve a Frosinone, proseguita per la Via Monti Lepini in un’ambientazione meteo da “Fischia il
vento e infuria la bufera” - anche se il vento non fischiava e l’afa pure
sferzata dalla pioggia colpiva duro - non faceva presagire nulla di buono per il
management Asl di Frosinone e i suoi mandanti politici. Ma una volta arrivati
davanti alla palazzina dirigenziale della Asl, sotto l’ufficio del direttore
generale D.ssa Isabella Mastrobuono la disorganizzazione delle masse è emersa in
tutta la sua drammaticità.
Una massa
imponente ma debole e divisa. Meno sensibile ai problemi di classe, ma
molto sensibile ai problemi della propria sotto-classe, o piccola lobby che dir si
voglia. Per cui una manifestazione apartitica ha visto la partecipazione di un
partito con tanto di deputato alla testa,
in una manifestazione indetta per
denunciare l’immobilità dei sindaci e delle istituzioni, si è ceduto la parola
a sindaci e istituzioni. Una
manifestazione nata come momento di aspro conflitto con la dirigenza della Asl,
prima si è trasformata in occasione di confronto, per poi sbracare cedendo la parola a
colei (il direttore generale della Asl Mastrobuono) per la quale si chiedevano con forza le
dimissioni. Insomma si andava a
protestare o ci si accingeva a dialogare?
Non era molto chiaro. Una mancanza di chiarezza dovuta proprio al fatto che ormai
un partito in grado di organizzare le masse non esiste più. E le
masse sono in balia di proteste scaturite dalla rabbia e dalla sofferenza,
azioni spesso inutili e disorganizzate dal quale si ottiene il titolo sul
quotidiano locale e nulla più. E’ colpa della politica si grida, ma intanto si
pende dalle labbra del politico. Ad onor del vero il M5S politicamente l’atto
forte in Regione lo aveva compiuto, proponendo l’istituzione di una commissione
d’inchiesta per capire chi aveva determinato il debito della sanità del Lazio,
10 miliardi ed oltre, ma la proposta sensata è stata bocciata dall’assemblea.
Sintomo di coscienza sporca?
Basta fare le verginelle! Il tanto denunciato romano-centrismo è una conseguenza del più classico spoil system. Quale territorio ha contribuito maggiormente
alla elezione di Zingaretti? La città di
Roma e zone limitrofe. Nel basso Lazio, nonostante i Fiorito e i gli scandali,
aveva prevalso lo schieramento opposto. E’ evidente quindi che le attenzioni si siano rivolte a quel pezzo d territorio che più aveva contributo al successo, compreso l'impegno verso la sanità romana.
Ad onor del vero, causa il
pasticcio delle liste romane al sapor di pane e mortadella, l’elezione della precedente
presidente di Regione, Polverini, era
avvenuta grazie ai voti del basso Lazio,
dunque secondo spoil system, ci si
sarebbe aspettato un premio per la Ciociaria .
Valutazione errata. Infatti il taglio degli ospedali è iniziato proprio
dalla terra che più aveva contributo ad eleggere la signora in nero.
Niente di
nuovo dunque perché senza un’avanguardia,
un partito - chiamiamo la cosa con il proprio nome- che organizzi le masse, nulla mai
cambierà. La massa esiste ma fino a che procederà divisa, pur in una unità d’intenti,
la lotta di classe sarà vinta di chi
classe ha saputo costruirsi, cioè il capitalismo finanziario. Ciò che dovrebbe far riflettere e orientare
diversamente il conflitto sono le ultime parole pronunciate dalla Mastrobuono,
quando ha detto che, se solo si fosse
azzardata ad assumere un medico fuori deroga, cioè fuori dal numero concesso
dal piano di rientro, sarebbe immediatamente intervenuta la corte dei conti per chiedere
ragione e sanzionare il fatto, come già e avVenuto. Ma che
paese è quello in cui un direttore di Asl non può assumere un medico perché i
soldi necessari a quello stipendio servono per pagare il debito finanziario?
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