Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 13 luglio 2014

Palestina, tu sei un modello nella tua tragedia e nel tuo eroismo

Bassam Saleh

La Palestina occupata è la testimonianza viva delle ripetute violazioni delle leggi internazionali e dei diritti umani. È il simbolo del fallimento della comunità internazionale e della sua impotenza ad attuare le proprie risoluzioni e promesse.

La questione palestinese non è una questione degli arabi e tantomeno dei musulmani, essa è la questione dell’umanità, impotente nel trovare una soluzione giusta e globale ormai da più di 66 anni, cioè da quando la comunità internazionale ha tollerato lo stupro di quella terra e la cacciata dei suoi nativi. Da quella data il popolo palestinese non conosce pace, e non la conoscerà finché non saranno riconsiderati i suoi inalienabili diritti. Non importa quanto a lungo dovrà aspettare.

Quello che sta vivendo Gaza in questi giorni di crimini contro l’umanità è divenuto, purtroppo, normalità; crimini che colpiscono soprattutto i giovani in tenera età, perché essi costituiscono fonte di preoccupazione costante e permanente per l’occupante usurpatore; crimini commessi nella distruzione sistematica dei beni di prima necessità per la vita, come i terreni agricoli; l’embargo/assedio imposto illegalmente, come l’occupazione stessa, sono punizioni collettive che puntano al genocidio di massa.

Massacri che si ripetono, e che, ogni volta, saranno più violenti e più criminali di prima. I palestinesi a parole minacciano vendetta; con loro gli arabi e la parte più cosciente del mondo occidentale riprendono i discorsi di condanna e solidarietà, a parole. E poi gli sforzi per una tregua riescono a calmare gli animi e a scrollare di dosso la polvere della distruzione, però senza la possibilità di recuperare le perdite, soprattutto quelle umane. E gli scenari si ripetono sotto forma di terrificanti incubi.

Davanti all’indifferenza mondiale e alla stanchezza degli arabi, i palestinesi non si sono stancati di pretendere, e non rinunciano a reclamare, i propri diritti stuprati, sia a Gaza assediata sia nella Cisgiordania circondata e assediata dagli insediamenti e dai coloni, sia nei territori occupati nel 1948, dove gli abitanti originari/nativi vivono come minoranza con pochi diritti, sia nella diaspora, dove la condizione mortale di profughi non cancella l'aspettativa del ritorno.

Dunque la Palestina è un modello di illegalità, anzi, un modello del destino di chi subisce la legge vigente dello stupro, e la non attuazione del diritto all’autodeterminazione. Non importa se questo è il risultato di una occupazione, o del potere che porta a uccidere, distruggere e sfollare popolazioni intere, o di un stupro dei diritti, che tappa le bocche per impedire alla gente di difendere i propri diritti. Comunque rimane una violazione del diritto, e come ogni violazione non avrà altro esito che il fallimento.

La compiacenza, anche una sola volta, con lo stupro della legge, porterà a un meccanico ripetersi di stupri e indulgenze.

Per questo siamo con la Palestina, perché siamo con il diritto, e per ripristinarlo; in secondo luogo, siamo con noi stessi perché i nostri diritti sono stati usurpati, e sarà vano che ci sforziamo di costruire la pace nella regione e raggiungere la sicurezza per i suoi popoli, se non viene riconosciuto il diritto ai proprietari in Palestina, o fuori della Palestina, e ovunque.

Palestina, sei un modello nella tua tragedia e nel tuo eroismo, nella resistenza dei tuoi figli; tu sei la prova per una soluzione tanto sognata, anche se sembra troppo lontana.
Scusaci, Palestina, per la nostra temporanea inadeguatezza e impotenza. Scusaci, ma, stanne certa, il tuo popolo non ti abbandonerà e anche da questa tragedia ritroverà nuova linfa per la lotta fino alla vittoria, finché la tua terra non sarà libera e palestinese.

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